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Contattaci ora →L’acquisizione di quasi la metà di Scale AI solleva dubbi sull’indipendenza dell’azienda e sul controllo dei dati, mentre il fondatore Wang passa a Meta per inseguire la “superintelligenza”.
Meta investe 15 miliardi di dollari per acquisire il 49% di Scale AI, valutata oltre 29 miliardi. Alexandr Wang, fondatore di Scale AI, passa a Meta per guidare la ricerca sulla "superintelligenza". La mossa solleva interrogativi sulla concorrenza, il controllo dei dati e la situazione dei lavoratori del settore.
Meta tira fuori il portafoglio: 15 miliardi per Scale AI, ma a che prezzo?
Allora, mettiti comodo perché la notizia è di quelle che fanno discutere, e parecchio. Meta, sì, proprio quella di Zuckerberg, ha deciso di fare la voce grossa nel campo dell’Intelligenza Artificiale.
Come?
Beh, staccando un assegno da 15 miliardi di dollari per accaparrarsi il 49% di Scale AI. Hai capito bene, quasi la metà di una società che, grazie a questa mossa, ora viene valutata la bellezza di oltre 29 miliardi. Come riportato da Axios, questa operazione non è solo un semplice investimento, ma un segnale forte e chiaro: Meta vuole dominare la corsa all’IA e non ha intenzione di guardare in faccia a nessuno.
Scale AI, per chi non la conoscesse a fondo, è un nome di peso quando si parla di “addestrare” le intelligenze artificiali, fornendo dati etichettati, il carburante essenziale per farle funzionare. Ora, con Meta che ne diventa quasi socio di maggioranza silenzioso, ti viene da chiederti: cosa succederà alla tanto decantata indipendenza di Scale AI e, soprattutto, chi controllerà davvero il flusso di questi dati così preziosi?
La faccenda si fa interessante, non trovi?
E le sorprese non finiscono qui.
Il re è nudo (o quasi): Wang passa a Meta, sognando la “superintelligenza”
E qui arriva il colpo di scena degno di una serie TV.
Alexandr Wang, il giovane e brillante fondatore di Scale AI – un ragazzo che ha tirato su l’azienda quando era appena un diciannovenne al MIT – lascia il timone.
Attenzione però, non sparisce nel nulla: passa direttamente a Meta per guidare una nuova divisione con un obiettivo che suona quasi fantascientifico: raggiungere la “superintelligenza”.
Sì, hai letto bene.
Mentre Jason Droege, già Chief Strategy Officer di Scale, prende il posto di CEO ad interim, come annunciato sul blog ufficiale di Scale AI, Wang si lancia in questa nuova avventura sotto l’ala di Zuckerberg.
Bello, eh?
Un giovane genio che va a costruire il futuro.
Ma, diciamocelo chiaramente, quando una corporation come Meta inizia a parlare di “superintelligenza” e mette le mani su una delle principali fonti di dati per l’IA, qualche domanda sorge spontanea.
Stiamo assistendo a un vero progresso per l’umanità o alla costruzione di un potere ancora più concentrato nelle mani di pochi?
E tutta questa enfasi sulla “superintelligenza” non rischia di farci perdere di vista i problemi molto più concreti e immediati?
Dietro le quinte dell’affare: concorrenza a rischio e lavoratori dimenticati?
Mentre i vertici brindano e i titoli dei giornali celebrano l’ennesima operazione miliardaria, c’è un “però” grande come una casa.
Esperti e osservatori, infatti, non nascondono una certa preoccupazione.
La sociologa Cant, intervistata da TIME, ha messo il dito nella piaga: se Meta decidesse di limitare l’accesso ai servizi di Scale AI per i suoi concorrenti – parliamo di nomi come OpenAI e Google, che sono clienti di Scale – cosa succederebbe?
Si creerebbe una distorsione bella e buona del mercato, con Meta che terrebbe per sé le risorse migliori.
E poi c’è la questione dei lavoratori, quelli che materialmente etichettano i dati, spesso attraverso piattaforme come RemoTasks, per pochi spiccioli l’ora.
Secondo le ricostruzioni, questi lavoratori, la vera manovalanza dell’IA, non vedranno un centesimo dei 15 miliardi messi sul piatto.
Ti sembra giusto?
Mentre si costruiscono imperi e si parla di futuri iper-tecnologici, chi si ricorda di chi sta alla base di questa piramide?
La sensazione è che, ancora una volta, i giganti della tecnologia pensino prima ai loro profitti e al loro potere, lasciando che siano gli altri a pagare il conto, o quantomeno a rimanere esclusi dalla festa.
E con l’Antitrust che già in passato ha messo Meta sotto la lente, siamo sicuri che questa mossa passerà inosservata?
Staremo a vedere, ma una cosa è certa: la partita per il futuro dell’IA si gioca su più tavoli, e non tutti sono illuminati allo stesso modo.
Mossa azzardata. Meta punta forte sull’IA, ma cedere quasi metà di Scale AI non mi convince. Vedremo gli sviluppi, ma qualche dubbio sulla privacy dei dati ce l’ho.
Mah, speriamo che questa acquisizione non porti a un monopolio. La concorrenza è vitale per un’IA sana! Mi preoccupa un po’ il futuro.
Emanuela Valentini, hai ragione. Un monopolio nell’IA sarebbe un disastro. Spero che le autorità antitrust tengano d’occhio la situazione. Troppo potere concentrato in una sola azienda non fa bene a nessuno.
Wang a Meta? Non so, mi pare una scommessa rischiosa per tutti. Vedremo.