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Contattaci ora →Mentre Zuckerberg recluta talenti AI a suon di milioni, si aprono interrogativi su etica, disparità interne e il reale beneficio per la collettività.
Mark Zuckerberg di Meta sta conducendo una campagna aggressiva per reclutare i migliori talenti AI, offrendo pacchetti retributivi che superano le otto cifre. L'obiettivo è costruire una "superintelligenza" interna e potenziare il modello Llama, anche attraendo esperti da competitor come Scale AI. Questa strategia solleva interrogativi sulla competizione e l'etica nell'innovazione AI.
Sembra che Mark Zuckerberg, il gran capo di Meta, abbia deciso di giocare a fare il Re Mida con i talenti dell’intelligenza artificiale. Una campagna acquisti che definire aggressiva è dire poco, con l’obiettivo dichiarato di assemblare una sorta di “superintelligenza” interna e rivitalizzare il modello Llama. Ma mentre i dollari volano e le promesse si sprecano, viene spontaneo chiedersi:
A chi giova veramente tutta questa agitazione?
La tattica del “messaggino” milionario di Zuck
Pare che Zuckerberg in persona si sia messo a mandare messaggini ed email, bypassando i canali tradizionali delle risorse umane, come un moderno talent scout che contatta direttamente le sue stelle.
Stando a quanto riporta Bloomberg, si parla di contatti personalizzati, con riferimenti specifici ai lavori pubblicati dai ricercatori e inviti per rapide chiacchierate introduttive di appena 15 minuti.
Chiacchierate che, a quanto pare, possono cambiare la vita, o almeno il conto in banca di questi specialisti.
E con quali mirabolanti promesse cerca di attirarli nel suo regno digitale, che per l’occasione sta persino subendo una riorganizzazione fisica degli spazi a Menlo Park per ospitare i nuovi team vicino al suo ufficio?
Le sirene di Meta cantano melodie fatte di pacchetti retributivi che, si dice, sfiorano e talvolta superano le otto cifre – roba da far impallidire i contratti di certi atleti professionisti, come descritto da The Verge.
Oltre al vil denaro, sul piatto ci sarebbero l’accesso all’imponente infrastruttura di calcolo di Meta – che pianifica di quadruplicare il suo cluster di GPU H100 entro il terzo trimestre del 2025 – e una libertà quasi illimitata nel perseguire progetti AI considerati ad alto rischio.
Un vero e proprio all-in per accaparrarsi i migliori, o forse una strategia per svuotare i laboratori dei concorrenti e concentrare il potere?
E chi sono i “prescelti” di questa costosissima caccia al tesoro umana?
Stipendi da capogiro e la “collezione” di talenti AI
Uno dei colpi più eclatanti di questa campagna acquisti sembra essere l’ingaggio di Alexandr Wang, ex CEO di Scale AI, il cui pacchetto retributivo è stato persino paragonato internamente, con una certa dose di ironia ma non senza fondamento, al valore di “14 Instagram”, un riferimento scherzoso ma eloquente all’acquisizione miliardaria del social fotografico fatta da Meta nel 2012.
E non si tratta di un caso isolato: si vocifera che oltre quaranta ex dipendenti di Scale AI, i cosiddetti “Scaliens”, siano passati a Meta, attirati da bonus di ritenzione che raggiungono le sette cifre.
Viene da chiedersi se questa non sia più una campagna di “spoliazione” della concorrenza che una semplice strategia di crescita interna, soprattutto considerando i 14,3 miliardi di dollari che Meta ha già investito in passato in operazioni simili focalizzate però sull’acquisizione di tecnologie, non primariamente di capitale umano come ora.
Ma mentre Meta fa la spesa grossa, mettendo sul tavolo cifre da capogiro, come reagisce il resto del mondo tecnologico?
E, soprattutto, cosa ne pensano all’interno dell’azienda stessa di questa pioggia di milioni sui nuovi arrivati?
Tra applausi forzati, malumori interni e qualche serio interrogativo etico
Le reazioni, come spesso accade quando si muovono cifre e ambizioni di questa portata, sono un misto di stupore e, diciamocelo, una certa preoccupazione. I ricercatori di Google, ad esempio, sembrano essere rimasti piuttosto sorpresi dall’approccio diretto e quasi spregiudicato di Zuckerberg. All’interno di Meta, però, non tutti brindano all’arrivo dei nuovi colleghi strapagati: c’è chi storce il naso per la possibile ridistribuzione delle risorse interne e per l’eccessiva attenzione catalizzata da questi “acquisti” stellari.
E non mancano, fortunatamente, le voci critiche, come quelle dei gruppi che si occupano di etica dell’AI, i quali mettono in guardia dai rischi di uno sviluppo incontrollato di queste cosiddette “superintelligenze”, soprattutto quando concentrate nelle mani di poche, potentissime aziende private.
Questa corsa sfrenata al talento e alla potenza di calcolo, dove ci porterà realmente?
Mentre Meta si prepara dunque a rilanciare il suo modello Llama con questo nuovo esercito di cervelli freschi di ingaggio, è facile prevedere un’ulteriore, drastica intensificazione della competizione con colossi del calibro di OpenAI e Google.
La domanda che sorge spontanea, però, va ben oltre la semplice gara tecnologica tra aziende affamate di profitti: questa massiccia, quasi ossessiva, concentrazione di talento e risorse nelle mani di un ristretto club di multinazionali è davvero il percorso migliore per un progresso che dovrebbe, almeno in teoria, beneficiare l’intera collettività?
O stiamo semplicemente assistendo alla creazione di feudi digitali sempre più potenti e arroganti, dove l’innovazione rischia di diventare un’arma competitiva esclusiva più che un bene comune accessibile a tutti?
Di certo, il mercato del lavoro nel settore AI in Silicon Valley è in pieno subbuglio, ma resta ancora tutto da vedere se il risultato finale di questa costosa partita sarà un vero balzo in avanti per l’umanità o soltanto l’ennesima bolla speculativa pronta a sgonfiarsi, lasciando dietro di sé più interrogativi scomodi che risposte concrete e utili.
Mah, speriamo che tutta questa fretta di Zuckerberg porti a qualcosa di buono per tutti, non solo per Meta e i suoi azionisti. I dubbi sull’etica restano.
Beh, con tutti quei soldi in ballo, è difficile non pensare che l’etica passi in secondo piano. Speriamo almeno che non finisca come altre promesse tech…
Vincenzo Romano:
Tanta spesa, poca resa? Ricorda un po’ la corsa all’oro. Speriamo solo che questa “superintelligenza” non si trasformi in un super-problema per noi comuni mortali.
Questi investimenti mi fanno pensare: avremo progressi reali o solo nuovi modi per farci comprare cose? Il dubbio è forte.
Soldi a palate… speriamo non finisca come il metaverso.