SEO Confidential – La nostra intervista esclusiva a Michael Archambault di Siege Media

Michael ci dice perché, nonostante l’engagement più alto generato dai LLM, oggi non conviene deviare investimenti dalla ricerca organica per inseguire un canale ancora marginale e poco tracciabile

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SEO Confidential torna con un nuovo appuntamento dedicato a uno dei temi più dibattuti del momento: il ruolo della SEO nell’era delle ricerche generate dall’intelligenza artificiale.

A guidarci in questa analisi è Michael Archambault, Senior Content Marketing Specialist di Siege Media.

Con oltre dieci anni di esperienza nella scrittura e nella strategia dei contenuti, ha collaborato con realtà globali come Fujifilm e Samsung Electronics, distinguendosi per la capacità di tradurre dati complessi e aspetti tecnici in materiali chiari e accessibili.

Michael ha spesso intervistato autorevoli analisti e commentatori del settore tech, ma oggi i ruoli si sono capovolti e a esser intervistato sarà proprio lui.

Con lui affronteremo un tema chiave per imprenditori ed editori: il traffico proveniente da ChatGPT e dagli altri LLM può davvero rappresentare un’alternativa alla ricerca organica, o resta un fenomeno da integrare senza illudersi che sostituisca Google?

E, soprattutto, come cambiano le priorità di investimento in un contesto dove i click calano e la visibilità si conquista sempre più attraverso le sintesi generate dalle IA?

Michael ci ha risposto in modo chiaro, senza prestare il fianco ad ambiguità o fraintendimenti di sorta.

Ogni passaggio è stato affrontato con precisione, con l’obiettivo di chiarire i dubbi più comuni degli imprenditori e di chi lavora con i contenuti digitali. Non ci sono giri di parole: i suoi interventi puntano dritti al punto, spiegando con lucidità quali scelte convenga fare oggi e quali errori sia meglio evitare.

Dalle metriche di engagement ai criteri che determinano la citazione dei contenuti nei risultati IA, la sua analisi aiuta a comprendere come adattare le strategie oggi per non trovarsi impreparati domani.

Michael Archambault di Siege Media intervistato dal SEO Roberto Serra

“La priorità è investire nella SEO tradizionale, specialmente se si dispone di budget limitati”, ci ha detto Michael Archambault

Ciao Michael, devo dirti che ho letto con grande piacere il tuo articolo su Siege Media. Nel tuo studio emerge che il traffico da ChatGPT ha un tasso di engagement medio superiore rispetto a quello della ricerca organica.

Per un imprenditore che oggi vede calare il traffico da Google, quanto è realistico puntare su AI search come nuova fonte stabile di utenti, considerando la volatilità che tu stesso evidenzi?

Al momento la ricerca basata sull’intelligenza artificiale non può essere considerata un sostituto stabile della ricerca tradizionale. Va vista come un’opportunità in evoluzione, utile per integrare ma non per fondare un modello di business.

Il traffico che arriva dalle AI Overviews e dagli LLM porta spesso utenti altamente qualificati e può diventare un alleato prezioso per rafforzare una strategia già consolidata. La scelta più solida, al momento, è puntare su un modello ibrido: mantenere la SEO come base stabile e integrare gradualmente le opportunità offerte dall’IA.

Siamo d’accordo sul fatto che la SEO rappresenti la “base stabile” mentre i canali IA generano traffico con utenti ad alta intenzione. Molti imprenditori però temono che la ricerca tradizionale stia arrivando al capolinea. Secondo te, la SEO continuerà a mantenere un ruolo centrale o diventerà solo un tassello accessorio in un ecosistema dominato da LLM e AI Overviews?

La SEO continuerà a svolgere un ruolo centrale, pur adattandosi ai cambiamenti in corso. I principi della SEO, ovvero la creazione di contenuti autorevoli, utili e affidabili, sono alla base dei modelli di intelligenza artificiale per generare risposte.

La SEO non sta diventando un accessorio, ma è piuttosto il fondamento di una solida strategia ibrida che cattura il traffico organico e quello generato dall’intelligenza artificiale.

Tra i consigli pratici indichi l’importanza di contenuti originali, dati proprietari, case study ed E-E-A-T. Ma se le IA rispondono sempre più in autonomia e gli utenti cliccano meno, come possono i brand assicurarsi che i loro contenuti vengano effettivamente citati o valorizzati nei risultati IA, invece che assorbiti senza ritorno?

La chiave è creare contenuti che la sintesi IA non sia in grado di ricreare completamente, risorse che aggiungano valore per l’utente. L’IA è brava a rispondere alle domande, ma non può replicare elementi esclusivi come dati proprietari, ricerche originali, case study dettagliati, strumenti interattivi o contenuti scaricabili che offrono un’esperienza aggiuntiva all’utente.

Se fornisci un valore che un’IA o un LLM non sono in grado di sintetizzare in testo semplice, il tuo sito diventerà il prossimo click.

Parli di “strategia ibrida” come chiave per il futuro, ma sappiamo che gli imprenditori guardano prima di tutto a conversioni e vendite, spesso con budget limitati. Se dovessi consigliare una priorità, conviene investire nel rafforzare la SEO tradizionale, che dà stabilità e volumi prevedibili, oppure testare subito contenuti pensati per IA e LLM, puntando su un ritorno potenzialmente più qualificato ma meno tracciabile?

Con un budget limitato, la priorità è investire nella SEO tradizionale. È quella che assicura volumi prevedibili e stabilità, elementi indispensabili per far crescere un’azienda. Solo dopo aver consolidato queste basi ha senso destinare risorse a contenuti progettati per l’IA.

Gli studi più recenti mostrano che oggi il traffico proveniente dagli LLM pesa meno dell’1% e non porta tassi di conversione migliori rispetto alla ricerca organica. Secondo te, quanto conviene agli imprenditori investire tempo e risorse su un canale ancora così marginale, senza rischiare di sottrarle a ciò che oggi genera davvero vendite?

Non ha senso considerare il traffico dagli LLM come un canale autonomo su cui concentrare investimenti dedicati, soprattutto perché oggi non offre tassi di conversione superiori alla ricerca organica. La priorità per un imprenditore, soprattutto se ha risorse limitate, resta rafforzare la SEO tradizionale, che garantisce volumi e stabilità.

Detto questo, i contenuti di qualità prodotti per la SEO non vanno persi: sono gli stessi che alimentano i modelli di intelligenza artificiale e che possono comparire nelle loro risposte. L’approccio corretto non è deviare risorse da ciò che già funziona, ma evolvere la strategia esistente. Una solida base SEO resta il punto fermo, a cui si può affiancare gradualmente la sperimentazione sulle opportunità offerte dall’IA.

Sembra proprio che le IA tendano a privilegiare fonti percepite come neutrali e “comunitarie”, come Wikipedia e Reddit, mentre i siti corporate vengono spesso ignorati. In questo scenario, come possono i brand mantenere autorevolezza e al tempo stesso conquistare visibilità all’interno di queste nuove dinamiche?

Non è detto che questo valga per ogni tipo di query. I brand devono inserirsi nella community, partecipare attivamente alla conversazione e contribuire con valore reale. Servono ricerche originali, competenze dimostrate e contenuti autenticamente utili, non puramente promozionali. Quando gli utenti riconoscono un marchio come autorevole, anche l’intelligenza artificiale tende a trattarlo come tale.

Le interazioni reali degli utenti pesano sempre di più, mentre il valore dei link si riduce (come emerso anche dai documenti citati durante il processo contro Google). Ma agli imprenditori interessa soprattutto trasformare la visibilità in conversioni e vendite. Come si può passare da citazioni e menzioni generate dalle IA a risultati di business concreti?

Le citazioni IA possono attirare utenti altamente qualificati sul sito, ma – come nella SEO tradizionale – i contenuti devono offrire un motivo concreto per compiere il passo successivo e convertirsi. Con l’aumento del traffico generato dall’IA, la priorità resta capire quale sarà la prossima azione dell’utente e come soddisfare al meglio le sue aspettative.

Le AI Overviews vengono spesso viste come una minaccia ai click, ma gli studi mostrano che per decisioni critiche gli utenti continuano a fidarsi dei link autorevoli. Questo significa che il vero fattore competitivo resta la fiducia. In termini pratici, come può un imprenditore rafforzare l’autorevolezza del proprio brand affinché diventi la scelta naturale sia nei riassunti IA sia nei momenti decisivi di acquisto?

Si costruisce autorevolezza essendo costantemente la fonte di informazioni migliore e più affidabile nel proprio settore. Quando il proprio marchio è sinonimo di fiducia, si diventa la scelta ideale per quel click così vitale.

Un altro tema critico riguarda l’affidabilità: i dati di Ahrefs dimostrano che ChatGPT porta gli utenti a un errore 404 molto più spesso di Google (per non parlare delle allucinazioni). Un’esperienza del genere mina la fiducia e riduce le possibilità di conversione. Come pensi che i brand possano gestire questo rischio, evitando che l’entusiasmo per l’IA si traduca in frustrazione per i clienti?

Gli errori dell’IA non possono essere controllati. Quello che si può gestire è l’esperienza offerta dal proprio sito: deve essere veloce, accurato e senza difetti. In questo modo il brand può diventare il punto di riferimento affidabile quando l’utente resta deluso o frustrato dall’IA.

Guardando avanti, molti temono che il futuro della visibilità online sia sempre più dominato da pochi grandi brand multinazionali, già percepiti come fonti “autorevoli” dalle IA. Vedi davvero il rischio di un mercato chiuso, dove a prosperare saranno solo i soliti noti, o pensi che ci sia ancora spazio per realtà più piccole e indipendenti?

C’è sicuramente spazio per i piccoli operatori. L’IA tende a privilegiare la competenza, che spesso emerge proprio nelle nicchie. Una piccola impresa davvero specializzata nel suo settore può produrre contenuti approfonditi, autorevoli e utili, capaci di distinguersi sia nei risultati di ricerca tradizionali sia in quelli generati da IA e LLM.

Perché inseguire l’IA senza basi solide è un errore

Dall’intervista con Michael Archambault emerge un messaggio netto: la SEO rimane la base su cui costruire una strategia solida, mentre l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità da osservare con attenzione e integrare in modo graduale.

Insomma: se non hai mai cucinato una pasta al pomodoro, non lanciarti nella cucina molecolare!

Michael ci ha ricordato che la tentazione di inseguire subito le novità può trasformarsi in un errore costoso, soprattutto per chi dispone di budget limitati. Il traffico proveniente dagli LLM, ancora ridotto e instabile, non giustifica spostamenti di risorse significativi.

Al contrario, i contenuti già vincenti in ottica SEO sono proprio quelli che alimentano anche i modelli di IA, a conferma di quanto sia essenziale investire su qualità, originalità e affidabilità.

Oggi non si tratta di scegliere tra SEO e intelligenza artificiale, ma di capire come farle convivere. Da una parte serve continuare a presidiare la ricerca organica, che resta la fonte più stabile di visibilità e conversioni.

Dall’altra è il momento di iniziare a sperimentare come i contenuti possano essere citati e riconosciuti nelle risposte prodotte dai modelli linguistici. In questo equilibrio, ciò che davvero fa la differenza è la capacità di costruire autorevolezza e generare fiducia.

Serve un cambio di mentalità: produrre materiali che un algoritmo non possa ridurre a una sintesi qualsiasi, entrare nelle community con contributi reali, offrire risorse che aggiungano valore concreto.

È qui che si gioca la differenza tra essere citati, essere cliccati o scomparire.

La lezione che portiamo a casa è chiara: non serve rincorrere l’IA come fosse l’unico futuro, né difendere la SEO come se fosse immutabile. Serve costruire un approccio ibrido, fondato su basi solide e capace di adattarsi.

Un approccio che non teme i cambiamenti, ma li interpreta con realismo e pragmatismo.

Ringraziamo Michael per averci offerto una lettura lucida di questo scenario complesso.

È esattamente ciò che cerchiamo con SEO Confidential: strumenti concreti per chi fa impresa, al di là degli slogan e delle mode del momento.

Alla prossima intervista!

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

20 commenti su “SEO Confidential – La nostra intervista esclusiva a Michael Archambault di Siege Media”

  1. Renato Graziani

    Concordo pienamente con l’analisi di Michael. Investire sulla ricerca organica è una mossa solida. I LLM sono una novità, ma il traffico organico garantisce risultati misurabili e duraturi. Non ha senso abbandonare la certezza per l’incertezza.

    1. Certo, Michael sembra molto sicuro di sé. È quasi divertente come certi si ostinino a ignorare le novità, preferendo il vecchio sicuro. Poi magari ci si ritrova a guardare gli altri che corrono, con la scusa che il sentiero battuto “rende”.

    2. Veronica Valentini

      Le parole di Michael sono un monito per chiunque abbia un’attività. Continuiamo a fidarci della strada conosciuta, piuttosto che saltare su un carro ancora da definire. La pazienza a volte è l’unica risorsa.

  2. La priorità va alla sostenibilità del traffico organico. I modelli linguistici avanzati offrono engagement, ma la loro efficacia a lungo termine per il business resta da dimostrare con dati certi.

    1. Alessio De Santis

      Greta, comprendo la tua prospettiva. Anche se l’engagement dei LLM è allettante, la mancanza di dati certi mi rende titubante. Concentrarsi sulla ricerca organica mi sembra una scelta più sicura per costruire un valore duraturo. Non è un po’ una scommessa investire pesantemente in un canale ancora così incerto?

      1. L’allocazione di risorse sulla ricerca organica rimane la scelta logicamente più solida. La tracciabilità e la prevedibilità del traffico organico forniscono una base misurabile per la crescita, diversamente dall’attuale incertezza dei LLM. Un approccio metodico prima di significative deviazioni di investimento mi appare prudente.

        1. Alessio De Santis

          Capisco la sua prudenza, Greta. Come tecnico, vedo quanto sia facile farsi attrarre dalle nuove tecnologie. Ma la solidità della ricerca organica, con i suoi dati tangibili, offre una base su cui costruire. Temo che senza questa stabilità, potremmo inciampare, perdendo terreno sul lungo periodo.

    2. Giovanni Battaglia

      Concentrarsi sull’organico ha senso, è una base solida. Vedremo se gli LLM diventeranno affidabili per il business o resteranno un passatempo.

      1. L’analisi di Archambault evidenzia un punto logico: i dati attuali suggeriscono che la ricerca organica offre ritorni prevedibili e misurabili, diversamente dai canali basati su LLM. La prudenza nell’allocazione delle risorse, basata su metriche concrete, appare l’approccio più sensato. La tracciabilità futura rimane un’incognita.

  3. Sebastiano Caputo

    Le macchine imparano, noi dobbiamo adattarci. Focalizzarsi sull’organico è un approccio prudente, ma l’IA non è solo un rumore di fondo. Qual è il vero limite del tracciamento?

  4. Il discorso di Archambault sull’organico mi fa riflettere. Inseguire le novità senza consolidare il presente sembra un azzardo. Valutare bene dove mettere le risorse, questo è il punto.

  5. Archambault ha ragione. L’organico è il pilastro, l’IA un’incognita costosa. Gli imprenditori con un briciolo di sale in zucca non si fanno abbagliare. Quando l’IA porterà risultati tangibili, ne riparleremo.

  6. Silvia Graziani

    Michael parla chiaro: puntare sull’organico è ancora il gioco più saggio. Forse l’IA diventerà un giorno un pilastro, ma per ora, meglio non scommettere tutto su carte non ancora scoperte.

  7. Antonio Romano

    L’incertezza sull’IA mi preoccupa, ma la ricerca organica resta la priorità. Dobbiamo essere pronti a tutto.

  8. Concordo con Archambault. L’organico è la vera roccaforte, l’IA per ora è fumo negli occhi. Non si fanno affari con le promesse.

  9. La posizione di Michael è comprensibile, ma la cautela nei confronti dell’IA mi sembra eccessiva. La ricerca organica è solida, certo, ma ignorare un canale emergente per timore di dispersioni di budget è un approccio un po’ antiquato, non credi?

  10. Veronica Valentini

    Capisco la prospettiva di Michael. Si naviga a vista con l’IA, meglio consolidare le basi solide della ricerca organica. La rassegnazione è il prezzo da pagare per l’incertezza del domani.

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