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Microsoft Advertising si rinnova con report personalizzati e focus su Performance Max: sarà davvero un vantaggio per gli inserzionisti o un’ulteriore spinta verso l’automazione?
Microsoft Advertising introduce un custom report builder per maggiore flessibilità. Spinge le campagne Performance Max (+39% conv. negli USA) con nuove funzionalità e cambia le dinamiche d'asta. Le vecchie Smart Campaigns migrano verso PMax, segnando una chiara virata verso l'automazione spinta dall'IA e sollevando dubbi sul reale controllo degli inserzionisti.
Microsoft Advertising si rifà il look: report finalmente “tuoi” o la solita solfa?
Allora, mettiti comodo che ti racconto l’ultima da casa Microsoft Advertising.
Pare che abbiano deciso di dare una bella rinfrescata al sistema di reporting, introducendo quello che chiamano un custom report builder. In pratica, dovresti poter finalmente mettere le mani in pasta e crearti dei report su misura, scegliendo tu le metriche che ti servono davvero, filtrando i dati come ti pare – per dispositivo, per tipo di pubblico, quello che vuoi – e addirittura programmare l’invio.
Sembra quasi che abbiano ascoltato le lamentele su quei report un po’ troppo rigidi, preconfezionati, che spesso dicono tutto e niente. Come riportato su Search Engine Land, ci sarà anche una libreria di template, per chi magari non ha voglia di partire proprio da zero.
La domanda, però, sorge spontanea:
Questa nuova flessibilità sarà reale e ci darà davvero più controllo sui nostri dati, o è solo un modo per farci credere di averlo?
Ma se i report, si spera, diventeranno più chiari e utili, cosa ci andranno a raccontare sulle Performance Max, il vero gioiellino – o almeno così ce lo presentano – su cui Microsoft sta puntando forte?
Stanno cambiando le carte in tavola anche lì, e non è detto che sia tutto oro quello che luccica.
Performance Max: più conversioni per tutti o più controllo per Microsoft?
E qui veniamo al dunque, alle Performance Max, o PMax che dir si voglia.
Microsoft sta spingendo parecchio su queste campagne, che promettono di farci ottenere risultati strabilianti grazie all’intelligenza artificiale. Stando a quanto dichiarato da Search Engine Land, le PMax avrebbero generato negli Stati Uniti, tra febbraio e aprile 2025, un tasso di conversione superiore del 39% rispetto alle vecchie campagne Shopping Standard.
Un numerone, non c’è che dire, che fa gola a chiunque investa in pubblicità.
Per rendere il tutto ancora più appetitoso, hanno introdotto novità come la possibilità di copiare e incollare gruppi di asset (finalmente!), regole automatizzate e script per ottimizzare budget e offerte, e persino diagnostiche per le conversioni, che dovrebbero avvisarti in tempo reale se c’è qualche problema con i tag UET. Hanno anche messo mano alle dinamiche d’asta: ora PMax e Standard Shopping dovrebbero competere basandosi sull’Ad Rank, un po’ come fa Google, invece di dare priorità automatica a PMax.
Sulla carta, sembra tutto bellissimo, più controllo, più risultati.
Ma viene da chiedersi: questo +39% è una media che nasconde realtà molto diverse?
E questa “maggiore flessibilità” sull’asta è davvero un passo verso una gestione più consapevole o solo una mossa per farci digerire meglio un sistema che, alla fine, resta una scatola nera gestita dall’IA?
Perché, vedi, mentre Microsoft ci sventola davanti questi numeri e queste nuove funzionalità, c’è un altro cambiamento in atto, forse meno pubblicizzato ma altrettanto significativo, che riguarda le vecchie campagne Smart.
E questo potrebbe cambiare parecchio il modo in cui gestisci le tue inserzioni, che tu lo voglia o no.
Automazione spinta e promesse di controllo: gli inserzionisti ci cascano ancora?
La strategia di Microsoft è chiara: puntare tutto sull’intelligenza artificiale. E infatti, come descritto sul blog ufficiale di Microsoft Advertising a maggio, le Smart Campaigns sono state gradualmente aggiornate, o meglio, traghettate verso le Performance Max. Un modo neanche troppo velato per spingere tutti verso il loro sistema prediletto.
Dicono che è per il nostro bene, per farci ottenere di più, ma la sensazione è quella di una libertà di scelta che si restringe sempre di più. Certo, arrivano anche integrazioni che sulla carta sembrano comode, come quella con Shopify estesa a più mercati o la possibilità di importare annunci carosello da Google e Meta.
Ma sono veri aiuti o solo sistemi per legarci ancora più stretti alla loro piattaforma, rendendo più difficile, un domani, cambiare aria?
Le reazioni degli inserzionisti, come spesso accade, sono contrastanti: c’è chi apprezza i nuovi strumenti di diagnostica perché portano un po’ di trasparenza in più, ma c’è anche chi storce il naso di fronte a questa spinta verso un’automazione che, per quanto “intelligente”, toglie sempre più il timone dalle mani di chi investe.
Insomma, Microsoft ci promette più controllo da un lato, ma dall’altro ci spinge sempre più verso sistemi automatici.
Un bel paradosso, non trovi?
E tu, da che parte stai?
Ti fidi di queste promesse o inizi a sentire puzza di bruciato?