Nvidia e la ‘dittatura’ dell’hardware: chi controlla le infrastrutture vince sempre (ma per quanto?)

Anita Innocenti

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Nvidia domina il mercato dell’IA con un fatturato record, ma la dipendenza da un unico fornitore potrebbe soffocare l’innovazione e creare una bolla speculativa.

Mentre il mondo rincorre l'intelligenza artificiale, Nvidia incassa cifre record vendendo l'hardware essenziale. Con un monopolio di fatto sul 92% del mercato, l'azienda crea un costoso collo di bottiglia per l'innovazione. Questa corsa agli armamenti, spinta dalla paura, solleva dubbi sulla sostenibilità di un mercato che arricchisce quasi esclusivamente chi costruisce l'infrastruttura.

Nvidia e la “dittatura” dell’hardware: chi vende le pale vince sempre (ma per quanto?)

Hai presente quando si dice che durante la corsa all’oro l’unico a diventare ricco per davvero è quello che vende le pale per scavare?

Ecco, la situazione attuale dell’intelligenza artificiale è esattamente questa, e il venditore di pale ha un nome preciso: Nvidia.

I numeri appena usciti non lasciano spazio a interpretazioni fantasiose: stiamo parlando di un fatturato record di 57 miliardi di dollari nel terzo trimestre fiscale del 2025, con una previsione che punta dritta ai 65 miliardi per il prossimo, come riportato su TechCrunch.

Siamo seri, queste non sono cifre normali.

Sono la dimostrazione plastica che, mentre tutti si affannano a capire come usare l’IA senza farsi male, c’è chi ha in mano le chiavi del cancello e sta incassando un pedaggio salatissimo.

Ma attenzione, perché dietro questi trionfalismi da bilancio si nasconde un dettaglio che dovrebbe farti riflettere sulla salute reale di tutto il mercato tecnologico.

Il monopolio de facto e le briciole per gli altri

Se guardi la fetta della torta, ti accorgi che Nvidia non sta semplicemente vincendo: sta dominando in modo quasi imbarazzante. Con una quota di mercato del 92% nel segmento delle GPU per data center, siamo di fronte a un monopolio tecnico che lascia pochissimo spazio di manovra, come emerge dal pezzo di The Register.

E gli altri?

Gli altri raccolgono quello che cade dal tavolo. Certo, c’è AMD che sta provando a farsi largo con i suoi chip Instinct MI350 e ha generato 5 miliardi di dollari dal segmento IA, una cifra che in un altro contesto sarebbe enorme, ma che qui sembra quasi un errore di arrotondamento rispetto al gigante verde.

Intel ci prova con Gaudi 3 promettendo efficienza, e Qualcomm sventola test dove i suoi chip consumano meno, ma la verità è che le aziende continuano a comprare Nvidia.

Perché?

Perché quando sei un CIO e devi giustificare investimenti miliardari, nessuno ti licenzia per aver comprato lo standard di mercato, anche se costa un occhio della testa. Eppure, questa dipendenza totale da un unico fornitore sta creando un collo di bottiglia che potrebbe strozzare l’innovazione stessa, spingendo il mercato verso una direzione che forse non avevamo calcolato.

Una bolla da 300 miliardi o la nuova realtà?

Qui il discorso si fa interessante e, permettimi, anche un po’ preoccupante. Le proiezioni ci dicono che il mercato dell’hardware per l’IA arriverà a sfiorare i 300 miliardi di dollari entro il 2034, partendo dai circa 60 miliardi attuali, come analizzato da GM Insights.

È una crescita mostruosa.

Ma la domanda che devi farti, e che molti evitano, è: chi sta pagando per tutto questo ferro?

Le aziende stanno comprando capacità di calcolo come se non ci fosse un domani, spesso spinte dalla paura di rimanere indietro (la famosa FOMO) più che da un reale ritorno sull’investimento immediato.

Siamo di fronte a una corsa agli armamenti dove l’obiettivo è accumulare potenza di fuoco, non necessariamente usarla con intelligenza.

Se questa infrastruttura non dovesse produrre i profitti sperati dalle applicazioni software che ci girano sopra, potremmo trovarci con i magazzini pieni di chip costosissimi e bilanci in rosso profondo.

Oltre i giganti: c’è vita su Marte?

Non tutto però è perduto nelle mani dei soliti noti. Se guardiamo bene tra le pieghe del mercato, come evidenziato nella lista CRN 2025, ci sono realtà più snelle come Cerebras o Groq che stanno provando a cambiare le regole del gioco con architetture completamente diverse, puntando sulla velocità di inferenza o su chip grandi quanto un wafer intero.

È il classico scontro tra Davide e Golia, solo che Golia ha un’armatura d’acciaio e un conto in banca illimitato. La lezione che portiamo a casa oggi è chiara: l’IA è rivoluzionaria, sì, ma per ora è soprattutto un gigantesco trasferimento di ricchezza dalle casse delle aziende che “sperano” di usare l’IA, verso le casse di chi costruisce l’hardware per farla funzionare.

E tu, da che parte stai guardando questo spettacolo?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

3 commenti su “Nvidia e la ‘dittatura’ dell’hardware: chi controlla le infrastrutture vince sempre (ma per quanto?)”

  1. Il monopolio hardware è stancante. 🙄 Vendere le pale è furbo. Io gestisco un e-commerce; preferirei meno colli di bottiglia. Questa bolla mi puzza. 🤨 Per quanto regge questa dittatura tecnologica?

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