Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Dietro la promessa di “potenziamento” si cela una trasformazione del ruolo del venditore, spinta dalla necessità di adattarsi a un mercato sempre più digitale e automatizzato.
OpenAI ha lanciato un assistente AI per il suo team di vendita, presentandolo come supporto per i contatti. La mossa, però, solleva interrogativi cruciali: si tratta di reale assistenza o di un primo passo verso la sostituzione del personale? Questa iniziativa evidenzia la profonda trasformazione del mondo sales, sempre più orientato al digitale e all'automazione, con OpenAI che usa la sua tecnologia per rafforzare la propria leadership.
L’assistente perfetto… sulla carta
La versione ufficiale è che questo nuovo strumento serve a estendere le capacità dei venditori, non a rimpiazzarli. Anzi, come riportato da OpenAI stessa sul suo blog, l’assistente è stato addestrato e viene continuamente migliorato proprio grazie ai feedback del team di vendita.
Un quadretto idilliaco di collaborazione tra intelligenza umana e artificiale.
Peccato che la realtà del mondo sales sia un po’ diversa. I team di vendita oggi sono sotto una pressione enorme, con obiettivi sempre più aggressivi e la sensazione costante che l’automazione possa, da un giorno all’altro, rendere obsoleto il loro lavoro.
Questa iniziativa di OpenAI, per quanto presentata come un supporto, potrebbe essere vista anche come un cavallo di Troia.
Stanno forse usando il loro stesso team come un laboratorio per addestrare un’IA che, un domani, non avrà più bisogno di supervisione umana?
La linea tra “assistente” e “sostituto” è molto, molto sottile.
E quando la tecnologia diventa abbastanza brava da gestire da sola le trattative più complesse, cosa impedirà a un’azienda di ridurre il personale?
Una trasformazione guidata dai numeri o dalla necessità?
Il punto è che questa mossa non arriva dal nulla. Il mondo delle vendite B2B è cambiato radicalmente. Oggi, un potenziale cliente completa quasi il 70% del suo percorso di ricerca in totale autonomia, prima ancora di scambiare una parola con un venditore.
È un dato di fatto.
E non è tutto: si prevede che entro il 2025, l’80% delle interazioni tra chi vende e chi compra avverrà su canali digitali. Questi numeri ci dicono una cosa chiara: il ruolo tradizionale del venditore, quello che ti chiama a freddo per presentarti un prodotto, è praticamente morto e sepolto.
Le aziende, quindi, si stanno buttando sull’intelligenza artificiale non tanto per scelta strategica, ma per pura necessità di sopravvivenza. Devono rispondere a clienti sempre più informati, esigenti e abituati ad avere tutto subito.
Ma questa corsa all’automazione solleva un dubbio ancora più grande: stiamo davvero migliorando il processo di vendita, o stiamo semplicemente reagendo in modo affannoso a un cambiamento che noi stessi, come settore, non siamo stati in grado di governare?
Il “dogfooding”: geniale mossa di marketing o inevitabile conseguenza?
C’è un termine, nel mondo della tecnologia, che descrive alla perfezione quello che sta facendo OpenAI: dogfooding.
Significa, in pratica, “mangiare il cibo del tuo cane”, ovvero usare internamente i prodotti che vendi al pubblico.
Da un lato, è una mossa intelligente: quale modo migliore per dimostrare che la tua tecnologia funziona se non usandola per far crescere la tua stessa azienda?
È una testimonianza potentissima.
Dall’altro lato, però, sembra quasi una profezia che si auto-avvera. OpenAI crea una tecnologia che cambia le regole del mercato, costringendo tutti ad adattarsi. Poi, usa la sua stessa tecnologia per dimostrare di essere la migliore ad adattarsi a quelle nuove regole.
È un circolo apparentemente perfetto, che però rischia di consolidare ancora di più la posizione dominante di pochi giganti tecnologici.
E per te, che magari guidi un’azienda più piccola, cosa significa tutto questo?
Che devi per forza inseguire, adottando strumenti sempre più complessi e costosi, o c’è un’altra via per continuare a creare un rapporto umano e di valore con i tuoi clienti?
Ah, un assistente per le vendite! Certo, perché un robot non dorme mai e non chiede aumenti. Complimenti a OpenAI per averci ricordato che l’efficienza è il nuovo dio del business. Ma i clienti, quelli veri, comprano da un algoritmo o da una persona?
Mah, questa faccenda dell’assistente AI mi mette un po’ d’ansia. Se l’obiettivo è aiutarci a vendere meglio, ben venga, ma non vorrei che fosse un modo per… beh, capite. Speriamo che l’umanità rimanga al timone.
Certo, un “assistente” che impara dai venditori per poi, chissà, renderli superflui. Molto “collaborativo”.
Potenziamento” è solo un altro modo per dire “taglio di costi”. Si venderà di più con meno persone, è ovvio. Poi ci diranno che è per il “bene” dell’azienda. La vera domanda è: quando finiremo di essere utili?
L’automazione può migliorare l’efficienza, ma il tocco umano nelle vendite resta vitale.
L’automazione dei processi di vendita è inevitabile, ma il confine tra supporto e sostituzione resta tenue.
Sempre la solita storia di “aiutare” per poi tagliare. Vedremo quanti resteranno a fare cosa.
Ah, l’assistente AI che “estende le capacità” dei venditori. Certo, come no. Diciamo che l’efficienza è solo un altro nome per “meno persone”. Questa è la solita musica, solo con un nuovo strumento.
Sostituzione o supporto? Io vedo solo la solita fretta di fare cassa con un trucco. Ci pensano loro a migliorare l’AI con le nostre sudate esperienze, e poi?
Giuseppina, il tuo scetticismo è giustificato. Questa “rivoluzione” puzza di tagli al personale mascherati da progresso. Addestrata dai venditori per poi forse sostituirli? Mi sembra un ciclo senza fine. Ma alla fine, chi paga davvero il conto?
L’idea che un’AI possa “assistere” nelle vendite suona un po’ pretenziosa. Se la macchina fa il lavoro, il “potenziamento” diventa una scusa per ridurre gli stipendi. Vedremo quanto questo “supporto” sarà poi utile ai precari.
Questa AI potrebbe fare il lavoro di molti venditori. Chissà se il mio lavoro sarà al sicuro tra qualche anno.
Capisco il timore del sostituzione, ma penso sia più realistico vederla come un cambiamento di mansioni. Gli assistenti AI possono gestire il ripetitivo, liberando i venditori per compiti più strategici. Sarà la nostra capacità di adattarci a fare la differenza, non credi?
Solita storia: la tecnologia promette aiuto, ma nasconde l’idea di farci lavorare meno… o di farci sparire. Che poi, se l’AI è così brava, perché serve ancora gente per “contattare”?
Ma figuriamoci “supporto”! Si chiama eliminazione dei costi, punto. Se poi ci sfruttano per addestrarla, tanto meglio per loro, no? Finirà che ci chiedono pure di fare il caffè all’AI.