OpenAI e Amazon: un matrimonio da 38 miliardi di dollari

Anita Innocenti

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La strategia multi-cloud di OpenAI, tra sgambetti a Microsoft e la necessità di diversificare i fornitori per non dipendere da un unico colosso.

L'accordo da 38 miliardi tra OpenAI e AWS ridefinisce l'AI, assicurando GPU vitali. Mossa multi-cloud, sgambetto a Microsoft, essa però rivela un'insaziabile fame di compute e costi esorbitanti. Si sollevano dubbi sulla sostenibilità economica dei modelli IA e se la corsa all'AI stia privilegiando la forza economica rispetto alla vera innovazione, posticipando problemi di cassa.

OpenAI e AWS: un matrimonio da 38 miliardi di dollari che cambia le regole del gioco

Quando due giganti come Amazon Web Services e OpenAI si stringono la mano, il mondo tech trattiene il fiato. E questa volta c’è un buon motivo per farlo.

Il 3 novembre 2025 è stata annunciata una partnership strategica pluriennale dal valore di 38 miliardi di dollari, una cifra che quasi eguaglia l’intera valutazione di OpenAI.

Ma cosa significa davvero questo accordo?

In pratica, OpenAI ottiene accesso immediato a centinaia di migliaia di GPU Nvidia messe a disposizione da Amazon, con l’infrastruttura che dovrebbe essere pienamente operativa entro la fine del 2026.

Non si tratta solo di un acquisto di server, ma della mossa di un’azienda affamata di potenza di calcolo che sta cercando di assicurarsi le fondamenta per costruire i suoi prossimi, rivoluzionari modelli di intelligenza artificiale.

Una mossa del genere, con un impatto economico così forte da spingere le azioni di Amazon a nuovi record, non è mai solo una questione tecnica.

La vera domanda, infatti, è un’altra:

perché proprio ora?

E soprattutto, cosa ne pensa Microsoft di tutto questo?

Dietro le quinte: la strategia multi-cloud e lo sgambetto a Microsoft

Diciamocelo, la tempistica non è affatto casuale.

L’accordo è stato siglato appena una settimana dopo la scadenza del diritto di prelazione di Microsoft sulle partnership cloud di OpenAI. In parole povere, fino a quel momento Microsoft aveva una sorta di priorità su qualsiasi accordo del genere.

Una volta scaduto quel vincolo, OpenAI ha avuto campo libero per bussare alla porta del principale rivale di Microsoft, Amazon. Questo sembra un chiaro segnale che OpenAI non ha alcuna intenzione di legarsi a un unico fornitore. Anzi, la strategia è quella di diventare “multi-cloud”, diversificando i propri fornitori di infrastruttura per non dipendere da nessuno.

Certo, questo non significa un divorzio da Microsoft. Sul tavolo c’è ancora un impegno da 250 miliardi di dollari per i servizi Azure. Ma questa nuova alleanza con AWS rimescola le carte in tavola.

È una mossa per non mettere tutte le uova nello stesso paniere?

O forse un modo per avere più potere contrattuale, mettendo i due colossi del cloud in competizione tra loro?

Una strategia di diversificazione che ha senso, certo.

Ma a che prezzo?

Perché dietro queste alleanze miliardarie si nasconde una verità che in pochi hanno il coraggio di ammettere.

La fame insaziabile di compute: i conti che non tornano

Sam Altman, il CEO di OpenAI, non ne fa mistero: l’azienda ha bisogno di una quantità spropositata di potenza di calcolo, parlando di impegni che superano i 1.400 miliardi di dollari. Questi numeri fanno capire che la vera sfida per l’IA non è solo l’algoritmo, ma la capacità materiale di farlo funzionare.

E questa capacità ha un costo enorme. Secondo alcune analisi, OpenAI avrebbe perso 12 miliardi di dollari in un solo trimestre, una cifra che dà la dimensione della voragine finanziaria che questi modelli creano. Visti così, i 38 miliardi dell’accordo con AWS non sembrano più un investimento per il futuro, ma una necessità vitale per restare a galla.

Quindi, questi accordi sono la soluzione o semplicemente un modo per posticipare il problema di un modello di business che brucia cassa a una velocità spaventosa?

La corsa all’intelligenza artificiale si sta trasformando in una corsa agli armamenti computazionali, dove chi ha più soldi e più server detta le regole, lasciando forse indietro l’innovazione vera per una pura dimostrazione di forza economica.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “OpenAI e Amazon: un matrimonio da 38 miliardi di dollari”

  1. 38 miliardi per un matrimonio miliardario? Temo che stiamo solo comprando un biglietto per una corsa sfrenata, con il rischio di rimanere a piedi prima di raggiungere la vetta. Sarà la sostenibilità a fare da arbitro?

  2. Greta Silvestri

    Wow, 38 miliardi! Che follia. Sembra una corsa al compute, ma l’AI vera dov’è? Chissà se questi soldi li fanno davvero finire in qualcosa di *geniale* o solo in bollette alte.

    1. Giorgio Martinelli

      Ma ‘sti 38 miliardi, roba da matti! Spero solo che non sia una bolletta esorbitante per pura speculazione, perché ‘sta corsa al compute mi spaventa parecchio.

    2. Trentotto miliardi. Mica bruscolini. La cloud è il nuovo oro. Chi ha la potenza di calcolo comanda. Il resto è rumore. Chissà se questo affare salverà il loro culo o li affonderà.

  3. Un’astronave da 38 miliardi per il cloud. Ma il carburante per l’innovazione? Temo che sia solo un costo a stelle e strisce. 💸

    1. 38 miliardi? Mica bruscolini. Amazon compra potere di calcolo, OpenAI potere di calcolo. Una corsa all’oro rosso, anzi, al silicio. L’AI, un pozzo senza fondo di liquidità.

    2. Veronica Valentini

      Trentotto miliardi per un matrimonio che sa di necessità. Il compute è il nuovo petrolio, ma la vera innovazione è un’altra corsa.

      1. Trentotto miliardi per alimentare questa frenesia computazionale? Mi pare una follia. Stiamo solo ingrassando i colossi mentre l’IA rischia di diventare un lusso per pochi paperoni. La vera intelligenza è davvero alla mercé del portafoglio?

  4. Questa mossa da 38 miliardi fa girare la testa! 🤯 Ma la vera AI è solo per chi ha tasche profonde? 🤔 Spero non sia solo una gara di soldi. 💰

    1. Maurizio Greco

      38 miliardi, un pedigree di silicio che oscilla tra l’astronomico e l’insensato.

      La corsa al silicio, come un leone affamato, divora capitali e lascia dietro di sé solo dubbi.

      Il compute, certo. Ma l’essenza dell’intelligenza, quella si compra con miliardi?

      Eva, la vera AI, temo, è già in debito con le tasche di chi la finanzia.

    1. Walter Benedetti

      Trentotto miliardi. Una cifra che fa tremare. Il compute è l’oro nero dell’AI. Ma la vera scintilla, quella che illumina, non si compra. Si crea. O si perde.

  5. Walter Benedetti

    Un affare da 38 miliardi. Il compute diventa il nuovo petrolio. Ma la vera innovazione non si compra. Speriamo non sia solo una bolla di costosissimi bit.

    1. Chiara De Angelis

      38 miliardi. 💸 Il compute, certo. Ma la vera innovazione? 🤔 Si compra col denaro o si crea? Mi sa che la cassa piange prima della vera svolta. #AI #Business

    2. Greta Silvestri

      ‘Sta roba da 38 mld? Cioè, tutta ‘sta grana per compute. Ma la vera AI non è questione di cash, no? O ci siamo persi qualcosa di grosso?

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