OpenAI e ChatGPT riscrivono il commercio online con Instant Checkout

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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ChatGPT si trasforma in un “centro commerciale” virtuale, permettendo acquisti diretti nella chat e aprendo un dibattito sul futuro dell’e-commerce e sul controllo dei dati degli utenti

OpenAI ha lanciato 'Instant Checkout' su ChatGPT, permettendo agli utenti di acquistare prodotti direttamente dalla chat. Questa funzionalità, sviluppata con Stripe, rivoluziona l'e-commerce, trasformando la piattaforma in un canale di vendita diretto. Già attiva negli USA con Etsy e presto con Shopify, promette un'esperienza d'acquisto fluida, sollevando però interrogativi su controllo dei negozianti e l'imparzialità dell'algoritmo.

Come funziona (davvero) questo “instant checkout”?

In teoria, è tutto molto semplice. Chiedi a ChatGPT, per esempio, “trovami un’idea regalo per un appassionato di caffè” e lui, oltre a darti dei suggerimenti, ti mostrerà prodotti specifici con un bel pulsante “compra”.

Clicchi, confermi i dati che ha già (se sei un utente pagante) e l’ordine è fatto.

Fine della storia.

OpenAI ci tiene a sottolineare che i risultati mostrati sono organici, basati sulla pertinenza e non su accordi commerciali, come descritto sul loro annuncio ufficiale.

Organici, certo. Per ora.

Ma quanto tempo passerà prima che anche questo spazio diventi un’arena a pagamento dove chi offre di più ottiene la vetrina migliore?

La promessa è quella di eliminare ogni frizione tra la scoperta e l’acquisto, un percorso che oggi ci costringe a saltare da un sito all’altro.

Un’esperienza fluida, quasi magica.

Ma questa magia ha un costo nascosto?

Se il processo diventa così facile, quasi invisibile, perdiamo la consapevolezza delle nostre scelte d’acquisto, delegando di fatto la decisione a un algoritmo di cui non conosciamo le reali logiche.

Comodo, senza dubbio.

Ma chi ne beneficia davvero alla fine della fiera?

Il controllo resta ai negozianti? Diciamocelo…

Qui la questione si fa spinosa.

OpenAI e Stripe rassicurano tutti: i negozianti mantengono il pieno controllo, restano i responsabili della vendita, della spedizione e del rapporto col cliente. ChatGPT, dicono, agisce solo come un “agente” per conto dell’utente, un intermediario intelligente.

Tutto questo è reso possibile dall’Agentic Commerce Protocol, un sistema che, peraltro, stanno rendendo open-source.

Sembra tutto trasparente, no?

Eppure, c’è un “ma” grande come una casa, come scrive Search Engine Land.

Il protocollo può anche essere aperto, ma la piattaforma dove si svolge il gioco, quella con centinaia di milioni di utenti, è saldamente nelle mani di OpenAI.

I negozianti pagheranno una “piccola commissione” per ogni vendita completata.

Quanto piccola?

Non è dato saperlo con precisione.

E se domani questa commissione dovesse aumentare?

I commercianti si troveranno di fronte a una scelta difficile: pagare o rinunciare a un canale di vendita che, nel frattempo, potrebbe essere diventato indispensabile.

Stiamo forse assistendo alla nascita di un nuovo tipo di dipendenza digitale, dove per vendere online non basterà più avere un sito, ma si dovrà passare obbligatoriamente dal casello di OpenAI?

La vera posta in gioco: la fine dell’e-commerce come lo conosciamo

Non giriamoci intorno: questa non è solo una nuova funzionalità, è una dichiarazione di guerra all’e-commerce tradizionale e, soprattutto, a Google.

Per anni, il percorso del cliente è stato: cerco su Google, clicco su un link, arrivo su un sito, compro. OpenAI sta cercando di tagliare fuori l’intermediario, concentrando tutto all’interno della sua chat.

È la mossa più aggressiva che si sia vista da tempo per ridisegnare le mappe del potere digitale.

Questa evoluzione segna l’alba del “commercio conversazionale”, dove l’esperienza d’acquisto diventa parte integrante di un dialogo.

Il punto, però, è un altro.

Affidare le nostre decisioni di acquisto a un’unica intelligenza artificiale apre scenari preoccupanti.

Chi ci garantisce che i suggerimenti di ChatGPT saranno sempre imparziali?

Cosa succederà quando l’IA inizierà a “consigliare” prodotti non perché sono i migliori per te, ma perché generano una commissione più alta per OpenAI?

Stiamo entrando in un’era in cui il nostro “agente” personale potrebbe avere un conflitto di interessi grosso come un macigno. La comodità è una sirena che canta una melodia dolcissima, ma il rischio è di finire schiantati contro gli scogli di un monopolio mascherato da innovazione.

Avanti tutta, quindi, ma con gli occhi bene aperti.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “OpenAI e ChatGPT riscrivono il commercio online con Instant Checkout”

  1. Andrea Ruggiero

    Un passaggio che apre scenari inediti per il retail. Mi domando se questa comodità non possa portare a una perdita di consapevolezza negli acquisti, trasformando il tutto in una sorta di “shopping compulsivo” digitale.

    1. Emanuele Barbieri

      Ah, certo, comprare un caffè con un bot. Non vedo l’ora che mi suggerisca anche il prezzo del gas. Chissà se si accorgerà che la mia carta di credito è già in rosso.

  2. Questa integrazione mi pare assai comoda per acquisti di impulso, ma il rischio di un potere eccessivo concentrato nelle mani di pochi attori mi preoccupa. Come garantire la pluralità delle offerte?

  3. Pagare senza muovere un dito. Dicono “rivoluzione”, io vedo solo un’altra scorciatoia per chi già compra troppo. Dove va a finire il processo di scelta?

  4. Che svolta! Immaginare il commercio così integrato nelle conversazioni quotidiane è affascinante. Mi chiedo quanto cambierà il modo in cui scopriamo e scegliamo ciò che ci serve.

    1. Certo, un altro modo per farci spennare senza nemmeno dover scegliere un sito. Davvero, chi se ne frega del controllo sui miei dati, basta che il bot mi dica cosa comprare. Patetico.

    2. Certo, fluidità d’accordo, ma chi mette il guinzaglio a questo cane? Tra un consiglio e un link “compra”, mi aspetto che questo algoritmo decida cosa mi serve prima di me.

      1. Questa possibilità di acquisto diretto nella chat apre scenari inediti per il retail. Mi chiedo se questo renderà il processo di acquisto più intuitivo o, al contrario, più impulsivo.

  5. Ma dai, un’altra cosa che ci fa comprare senza pensare? Mi pare che la gente sia già abbastanza suggestionabile. Non vorrei che poi ci ritrovassimo pieni di roba inutile solo perché “l’intelligenza” ce l’ha suggerita.

    1. Emanuele Barbieri

      Ah, quindi ora dobbiamo preoccuparci di farci vendere cose da un chatbot mentre chiediamo la ricetta della carbonara. Fantastico. Mi chiedo solo quanti fessi ci cascheranno pensando di aver avuto un’idea geniale.

  6. Questa integrazione tra chat e acquisto è una mossa audace. Elimina passaggi, certo, ma temo che la velocità possa offuscare la valutazione critica dei prodotti. Pensare a cosa compriamo senza pensarci troppo, mi preoccupa per la qualità delle decisioni.

  7. Gabriele Caruso

    La fluidità dell’acquisto diretto è notevole. Resta da verificare l’impatto sull’autonomia decisionale del consumatore e sul controllo dei piccoli esercenti.

  8. Ma quindi posso comprare cose direttamente parlando con un computer? Mi sembra strano, ho sempre pensato che comprare online fosse una cosa, e parlare con un’intelligenza artificiale un’altra. Non so se mi fido a dare i miei dati così.

  9. Giovanni Graziani

    Interessante questa corsa all’istantaneità. Ma chi detiene davvero le chiavi di questo nuovo “centro commerciale”?

  10. Massimo Martino

    Ma dai, un “centro commerciale” virtuale? Sembra più un modo per rendere gli utenti ancora più pigri. Vedremo se questa fluidità comprerà la sfiducia nella privacy.

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