Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Mentre i nostri pensieri più intimi vengono scandagliati, il confine tra sicurezza e sorveglianza si assottiglia sempre di più, sollevando interrogativi inquietanti sulla privacy nell’era digitale.
OpenAI ha ammesso di scansionare le conversazioni su ChatGPT. L'azienda monitora i contenuti per identificare minacce di violenza o atti illeciti, segnalandoli alle forze dell'ordine. Pur rispettando la privacy per l'autolesionismo, la pratica ha sollevato un dibattito. La notizia erode la fiducia degli utenti, trasformando l'IA in un potenziale strumento di sorveglianza e mettendo in discussione la confidenzialità.
La privacy? solo a parole
Diciamocelo, la mossa di OpenAI lascia perplessi.
In un recente comunicato, l’azienda ha dichiarato che scansiona attivamente le conversazioni degli utenti su ChatGPT per identificare contenuti potenzialmente dannosi.
Da un lato, la rassicurazione: i casi di autolesionismo non vengono segnalati alle autorità “per rispettare la privacy delle persone”, come descritto da Futurism.com.
Dall’altro, la doccia fredda: se il sistema rileva minacce di violenza verso terzi, sviluppo di armi o altri atti illeciti, la conversazione viene passata a un team di revisori umani. E se questi lo ritengono necessario, la segnalazione alle forze dell’ordine parte senza pensarci due volte.
Ma aspetta un attimo: come si può parlare di “rispetto della privacy” quando, di fatto, si ammette di monitorare attivamente le conversazioni di milioni di persone?
La contraddizione è evidente e solleva un dubbio enorme sulla reale natura di questi strumenti.
Il confine tra sicurezza e sorveglianza è sempre più sottile
La giustificazione ufficiale è, ovviamente, la sicurezza. Prevenire atti di violenza è un obiettivo nobile, nessuno lo mette in discussione.
Ma il metodo scelto da OpenAI apre un vaso di Pandora. Molte persone usano ChatGPT come una sorta di diario o confidente digitale, un luogo dove esplorare pensieri anche scomodi in un ambiente che percepiscono come privato e sicuro.
Questa percezione, ora, è andata in frantumi.
L’idea che ogni parola possa essere analizzata, giudicata e potenzialmente usata contro di te trasforma un assistente utile in un potenziale informatore.
La domanda sorge spontanea: si tratta di un’autentica preoccupazione per la sicurezza pubblica o di un modo, per OpenAI, di pararsi le spalle da eventuali responsabilità legali?
La linea che separa la moderazione responsabile dalla sorveglianza di massa non è mai stata così labile.
Cosa significa questo per te, concretamente?
Significa che la presunta confidenzialità delle tue chat con un’IA è, nella migliore delle ipotesi, un’illusione. Quella che credevi una stanza privata in cui poter parlare liberamente, si scopre essere una piazza affollata con microfoni nascosti.
Ogni idea di business, ogni riflessione personale, ogni riga di codice che scrivi e condividi con il chatbot viene setacciata da algoritmi e, potenzialmente, da occhi umani. Questo cambia completamente le regole del gioco e impone una riflessione seria sul livello di fiducia che siamo disposti a concedere a queste piattaforme.
La fiducia, una volta persa, è difficile da riconquistare.
E viene da chiedersi se, in questo nuovo mondo digitale, il concetto stesso di conversazione privata non sia destinato a diventare un lusso per pochi.