OpenAI fa shopping sul tuo sito: come gestire la nuova ondata di crawler

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Mentre OpenAI espande i suoi crawler per lo shopping natalizio, i siti web si trovano a un bivio: bilanciare visibilità e performance per non scomparire dalle risposte dell’IA o sovraccaricare i server.

OpenAI ha lanciato una massiccia espansione della sua infrastruttura di crawling con nuovi blocchi IP, proprio a ridosso delle festività. L'obiettivo è alimentare ChatGPT Search per lo shopping online, sfidando i motori tradizionali. Questa mossa strategica costringe i siti a un bivio: rischiare il sovraccarico del server o diventare invisibili alla nuova ondata di intelligenza artificiale.

Mentre tu sei lì che cerchi di organizzare le campagne per le festività e speri che il server regga l’urto degli utenti umani, qualcun altro si sta muovendo nell’ombra con una potenza di fuoco impressionante.

Parlo di OpenAI.

Sembra che Sam Altman e soci abbiano deciso che questo Natale non vogliono solo partecipare alla festa, ma vogliono essere loro a servire le portate principali.

Ti sei accorto di un aumento anomalo del traffico che non converte?

Non sei impazzito.

OpenAI sta scalando la sua infrastruttura di crawling in modo massiccio, proprio ora, a ridosso del picco stagionale. Non stiamo parlando di un aggiornamento di routine, ma di una vera e propria espansione territoriale.

Diciamocelo chiaramente: non è un caso se tutto questo accade adesso.

Ma andiamo con ordine, perché c’è un dettaglio tecnico che devi assolutamente conoscere se non vuoi trovarti con il sito in ginocchio o, peggio, invisibile agli occhi delle nuove IA.

Un’invasione silenziosa di nuovi blocchi IP

La notizia non è arrivata da un comunicato stampa luccicante, ma dall’analisi nuda e cruda dei log. Ryan Siddle, ricercatore presso Merj, ha lanciato l’allarme notando qualcosa di molto specifico: OpenAI ha iniziato ad aggiungere una quantità industriale di nuovi range di indirizzi IP dedicati esclusivamente ai suoi bot e crawler.

Non si tratta di un semplice riutilizzo di vecchie risorse. Siddle ha identificato l’aggiunta di numerosi blocchi /28 proprio a ridosso del Ringraziamento e del Black Friday. Per capirci: è come se avessero aperto nuove autostrade digitali perché quelle vecchie erano ormai intasate dal loro stesso traffico.

Siddle è stato molto chiaro su questo punto: “Abbiamo visto un aumento significativo negli ultimi 1-2 mesi”.

Tradotto?

Si stanno preparando alla guerra dei dati.

Stanno scandagliando il web con una frequenza e una capillarità che non avevamo mai visto prima, probabilmente per alimentare le risposte in tempo reale di ChatGPT Search durante gli acquisti natalizi. E qui la faccenda si fa interessante, perché se pensi che stiano facendo tutto questo solo per darti risposte migliori, sei fuori strada.

La fame di dati e il sorpasso sui motori tradizionali

Perché tutto questo sforzo proprio ora?

Semplice.

Il 2025 è l’anno in cui l’IA prova a scippare a Google lo scettro dello shopping online. Le previsioni parlano chiaro: si stima che lo shopping assistito dall’IA crescerà del 520% in questa stagione.

Capisci di che numeri stiamo parlando?

OpenAI non sta solo “leggendo” il web; sta cercando di ingerirlo in tempo reale per non perdere nemmeno un’offerta, un cambio di prezzo o una disponibilità di magazzino.

Se il tuo sito non è pronto a farsi leggere da questi nuovi IP, per ChatGPT (e per i milioni di utenti che lo usano) tu non esisti.

È brutale, ma è la realtà.

Non è un caso che piattaforme come Walmart o Etsy abbiano già stretto accordi per permettere acquisti diretti tramite chat. Chi non è in questa cerchia privilegiata deve affidarsi alla “bontà” (si fa per dire) dei crawler.

Ma c’è un rovescio della medaglia: tutto questo traffico costa.

Costa a loro, certo, ma costa soprattutto a te in termini di risorse del server. E mentre tu paghi la banda per far entrare i bot, c’è chi ha deciso di chiudere i ponti levatoi.

Difesa o visibilità? Il dilemma tecnico

Qui arriviamo al punto dolente.

Di fronte a questa ondata, la reazione istintiva potrebbe essere quella di spalancare le porte per la paura di perdere visibilità. Tuttavia, giganti come Amazon hanno fatto la scelta opposta, bloccando attivamente i bot legati a OpenAI. Jeff Bezos non ha nessuna intenzione di regalare i suoi preziosi dati comportamentali alla concorrenza.

Tu, che probabilmente non sei Amazon, ti trovi in mezzo a questo fuoco incrociato.

Il consiglio tecnico che emerge dagli esperti è pragmatico: devi aggiornare le tue regole WAF (Web Application Firewall). Quei nuovi blocchi IP identificati da Siddle devono essere riconosciuti e gestiti, non ignorati. Se usi una CDN, verifica che i sistemi di rilevamento bot siano aggiornati per distinguere questa nuova ondata di traffico “legittimo” da potenziali attacchi DDoS che ne mimano il comportamento.

La partita si gioca tutta qui: se blocchi troppo, scompari dalle risposte dell’IA nel momento più caldo dell’anno. Se lasci tutto aperto senza controllo, rischi di rallentare il sito per i clienti veri umani.

Controlla i log, verifica quei range IP e decidi da che parte stare.

Perché l’unica certezza è che loro non chiederanno permesso prima di entrare.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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