OpenAI rivoluziona il customer support con l’IA: che fine fanno gli umani?

Anita Innocenti

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L’addio al sistema di ticket e code in favore di un modello guidato dall’IA solleva interrogativi sul futuro del lavoro degli operatori umani e sull’autenticità del rapporto con i clienti.

OpenAI rivoluziona il customer support con un modello interamente basato sull'IA, abbandonando i ticket tradizionali. L'azienda afferma che gli operatori umani non verranno eliminati, ma il loro ruolo sarà "elevato" a "architetti del sistema", incaricati di addestrare l'intelligenza artificiale. Questa mossa non è isolata, riflettendo una tendenza di settore verso l'automazione per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti, ma solleva interrogativi sull'autenticità del rapporto umano.

L’agente di supporto diventa “architetto del sistema”?

Secondo la narrazione ufficiale di OpenAI, il ruolo dell’operatore umano non viene eliminato, ma “elevato”. Non più semplici esecutori intrappolati a chiudere ticket uno dopo l’altro, ma figure strategiche, quasi degli “architetti del sistema”.

Sulla carta, è una promozione sul campo: l’agente ora può segnalare interazioni da trasformare in casi di test, proporre nuovi classificatori per identificare problemi ricorrenti e persino prototipare piccole automazioni. In pratica, diventano i supervisori e gli allenatori dell’IA.

Ma siamo sicuri che sia davvero così?

La linea tra “elevare” un ruolo e caricarlo di nuove e complesse responsabilità senza un adeguato riconoscimento è molto sottile. Il rischio è che l’operatore si trasformi in un factotum digitale, costretto a fare il triplo del lavoro per “insegnare” alla macchina a fare meglio il suo stesso mestiere.

Mentre OpenAI si autocelebra per questa trasformazione interna, la verità è che non sta inventando l’acqua calda, ma sta cavalcando un’onda gigantesca che sta già rimodellando il settore.

Una mossa isolata o la punta dell’iceberg?

La spinta verso un’assistenza clienti automatizzata non nasce nel vuoto. Pensa che oltre il 40% delle richieste dei clienti nelle grandi aziende richiede già oggi risposte complesse e su più livelli, rendendo i modelli AI avanzati una necessità quasi obbligata.

Aziende come Decagon e MavenAGI stanno già fornendo soluzioni simili a marchi enormi, promettendo riduzioni drastiche dei tempi di risoluzione e aumenti di produttività che fanno gola a qualsiasi CFO. D’altronde, le aspettative dei clienti sono diventate insostenibili per un modello puramente umano: la gente si aspetta risposte immediate, e più della metà ti molla dopo una sola esperienza negativa.

La mossa di OpenAI, quindi, più che una rivoluzione sembra una potentissima dimostrazione di forza: “non solo creiamo la tecnologia, ma la usiamo meglio di chiunque altro per risolvere i nostri stessi problemi”.

È una mossa di marketing geniale, che trasforma un centro di costo in uno showroom tecnologico.

La domanda, a questo punto, non è se l’IA prenderà il sopravvento nel customer service, ma come.

E soprattutto, a quale costo per l’autenticità del rapporto umano, quello che spesso fa la differenza tra un cliente scontento e un cliente fedele.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

19 commenti su “OpenAI rivoluziona il customer support con l’IA: che fine fanno gli umani?”

  1. Alessio De Santis

    Parole altisonanti per nascondere la verità. “Architetti del sistema” significa solo più lavoro per noi, meno per loro.

  2. Architetti del sistema, diciamocelo, è solo un modo per mascherare la sostituzione. Presto sarò addestratrice di robot. Chi ci penserà poi a chi il robot non riesce a capirlo?

  3. Architetti del sistema”? Un titolo altisonante per chi addestra la macchina. La vera questione è se l’efficienza giustifica la perdita di un contatto genuino.

    1. Architetti del sistema”, certo. Come se addestrare un’IA per fare il nostro lavoro significasse una promozione. Alla fine, l’umanità che fine farà?

    2. Interessante questa ridefinizione del ruolo umano. Resta da capire se l’efficienza promessa dall’IA compenserà la perdita della sfumatura e dell’empatia che solo una persona può offrire.

  4. Architetti del sistema”? Suona come un bel modo per dire che ci renderanno carne da addestramento per le macchine. Spero solo che la qualità del contatto non vada a farsi benedire.

  5. La transizione verso un customer support basato sull’IA solleva interrogativi sul valore dell’interazione umana. La trasformazione dei ruoli da “operatori” a “architetti” richiederà una genuina riqualificazione. È il progresso inevitabile?

  6. Luciano D’Angelo

    Sarà pure un’evoluzione, ma la figura dell'”architetto” suona come un modo elegante per dire: “Ci pensiamo noi, tu guarda e impara”. Chissà poi cosa resterà di tutto questo.

  7. Enrico Romano

    Elevare gli umani ad addestrare l’IA? Mi sembra che si cerchi di nascondere una sostituzione con belle parole.

  8. Carlo Benedetti

    La narrazione di un ruolo “elevato” per gli operatori umani sembra una reinterpretazione del problema. Se l’IA gestisce le interazioni dirette, il contatto umano si riduce. La questione è se questo tipo di efficienza sia sempre desiderabile per il cliente.

    1. Simone De Rosa

      Efficienza o disumanizzazione? La figura dell'”architetto” mi pare un po’ un modo per mascherare un ridimensionamento. Se l’IA ci toglie il lavoro di base, cosa ci resta da “elevare”? Forse il rischio è di creare un sistema perfetto, ma senza anima.

  9. Riccardo De Luca

    Speravo in qualcosa di più concreto, non solo promesse di ruoli “elevati”. E se poi l’IA non ci capisce più neanche lei?

  10. Un pensiero mi sfugge, caro autore: se l’IA gestisce tutto, cosa resterà a noi, sognatori, per dare un tocco personale a ciò che creiamo?

    1. Mah, questi discorsi sull’IA che rivoluziona tutto mi sembrano sempre un po’ esagerati. “Architetti del sistema”? Ma dai. Almeno non dovremmo più aspettare ore per una risposta automatica. Se poi l’IA fa davvero tutto, immagino che alla fine ci ritroviamo tutti a fare altro.

  11. Sebastiano Caputo

    Capisco le preoccupazioni, ma vedo questo cambiamento come un’opportunità per migliorare l’efficienza, liberando i tecnici per compiti più qualificati. Si tratta di evolvere.

    1. Ancora con ‘architetti del sistema’? Ma pensate davvero che un umano si senta ‘elevato’ a fare da babysitter a un bot? Preferirei gestire un ticket che dover spiegare a un algoritmo come non offendere un cliente. Qual è il vero guadagno, se non il risparmio sui stipendi?

      1. Sebastiano Caputo

        Come tecnico, comprendo le preoccupazioni. L’idea di un ruolo “elevato” può suonare astratta, ma l’addestramento di IA richiede competenze specifiche. Se l’obiettivo è un supporto più rapido e coerente, questa evoluzione potrebbe portare a risultati positivi. Resta da vedere come si tradurrà nella pratica quotidiana.

    2. La trasformazione del supporto clienti verso l’IA solleva dubbi sulla reale umanità del servizio. Come gestiremo l’autenticità delle interazioni future?

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