OpenAI raggiunge 10 miliardi: traguardo storico o solo l’inizio?

Anita Innocenti

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Numeri da capogiro, trainati dagli abbonamenti e dalle API, ma con un’ombra: quanto pesa l’influenza di Microsoft e di chi finanzia questa scalata?

OpenAI, la società creatrice di ChatGPT, ha annunciato un fatturato annuo ricorrente di 10 miliardi di dollari, con una crescita dell'82% in soli sei mesi. Questo risultato, trainato da abbonamenti Plus e API aziendali, posiziona OpenAI tra i colossi tech, sollevando dibattiti sul suo legame con Microsoft, sulla sostenibilità dei costi operativi e sulle implicazioni etiche della corsa all'intelligenza artificiale.

OpenAI tocca i 10 miliardi: fuochi d’artificio o solo l’antipasto?

OpenAI, la creatura dietro ChatGPT che ormai conoscono pure i sassi, ha annunciato di aver raggiunto la stratosferica cifra di 10 miliardi di dollari di fatturato annuo ricorrente.

Sì, hai capito bene, dieci miliardi.

Un balzo dell’82% rispetto ai 5,5 miliardi di appena sei mesi fa, come riportato su TechCrunch. Sembra che da quando hanno lanciato ChatGPT nel 2022, per loro sia stato un continuo decollo verso la luna, con l’obiettivo di arrivare a 12,7 miliardi nel 2025.

Diciamocelo, sono numeri che fanno girare la testa e che piazzano l’azienda dritta dritta nell’olimpo dei giganti tech.

Ma la domanda sorge spontanea:

Questa corsa sfrenata è davvero tutta farina del sacco di OpenAI o c’è qualcos’altro che bolle in pentola e che magari non ci raccontano con la stessa enfasi?

Dietro le quinte del successo: chi tira davvero i fili (e i profitti)?

Quando si parla di cifre così imponenti, è sempre buona norma andare a vedere cosa c’è scritto in piccolo.

Non credi?

Pare che questi 10 miliardi arrivino principalmente dagli abbonamenti a ChatGPT Plus – che, secondo le stime di Cryptorank.io, potrebbero generare 8 miliardi da soli nel 2025 – e dall’accesso alle loro API da parte di ben 3 milioni di aziende.

Però, attenzione,

perché da questo conteggio sarebbero esclusi gli accordi di licenza con il loro “socio” di maggioranza, Microsoft, e altri contratti una tantum.

E qui, permettimi di sollevare un dubbio:

quanto è genuinamente “Open” questa AI, quando il suo destino sembra così intrecciato con quello di Redmond?

Sam Altman, il CEO che viene dipinto un po’ come il nuovo Steve Jobs, è sicuramente un personaggio carismatico con un passato da imprenditore di successo, come descritto da Business Insider, ma viene da chiedersi se questa sua abilità nel trasformare un laboratorio di ricerca in una macchina da soldi non stia anche servendo un’agenda più grande, quella di chi ha messo sul piatto la maggior parte del capitale.

E noi, in tutto questo, siamo sicuri di essere i beneficiari finali o solo i finanziatori di un gioco molto più grande di noi?

La corsa all’IA è iniziata: pronti a fare da spettatori paganti o c’è spazio per dire la nostra?

L’ascesa di OpenAI sta chiaramente mettendo una pressione pazzesca su tutti gli altri colossi tecnologici, da Google ad Anthropic, costringendoli a rincorrere e a investire cifre altrettanto folli per non restare indietro. E mentre questi titani si sfidano a colpi di miliardi, sorgono spontanee alcune domande che, da imprenditore e utente, dovresti porti.

Ad esempio, quanto è sostenibile un modello che brucia 5 miliardi di dollari all’anno in costi operativi, come si vocifera, senza una trasparenza cristallina sui conti?

E tutta questa enfasi sulle prestazioni e sui profitti non rischia di mettere in secondo piano le questioni etiche e la reale utilità per le persone comuni, quelle che poi pagano l’abbonamento o usano i servizi?

La verità è che stiamo assistendo a una vera e propria corsa all’oro digitale, e il rischio è che, alla fine della fiera, i veri vincitori siano sempre gli stessi noti colossi, mentre a noi restano le briciole o, peggio, l’ennesima tecnologia che promette miracoli ma che, all’atto pratico, serve più a chi la vende che a chi la usa.

Tu cosa ne pensi?

Stiamo davvero costruendo un futuro migliore o solo l’ennesima cattedrale nel deserto costruita sui nostri dati e sui nostri portafogli?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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