OpenAI: clamorosa marcia indietro su GPT-5 dopo la rivolta degli utenti

Anita Innocenti

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Dietrofront di OpenAI: la rivolta degli utenti costringe l’azienda a ripristinare il selettore dei modelli di ChatGPT, ma la scelta è davvero libera o solo un compromesso?

OpenAI ha clamorosamente fatto marcia indietro ripristinando il selettore dei modelli di ChatGPT. Il lancio di GPT-5, con una versione unica "semplificata", ha scatenato la rivolta degli utenti scontenti per la perdita di scelta e la percepita inferiorità. Sam Altman ha ammesso problemi tecnici e l'errore di valutazione, cedendo alle pressioni della community nonostante la reintroduzione sia parzialmente nascosta.

La rivolta degli utenti che ha costretto OpenAI a cedere

Il malcontento non è stato un sussurro, ma un urlo.

Subito dopo la sparizione del selettore, piattaforme come Reddit sono state inondate di proteste. Molti utenti si sono lamentati del fatto che il nuovo GPT-5 fosse freddo, sbrigativo e qualitativamente inferiore rispetto al vecchio GPT-4o, che tanti avevano imparato ad apprezzare per il suo stile di conversazione più naturale.

Le critiche sono state feroci e dirette, al punto che durante una sessione di domande e risposte su Reddit, un utente ha scritto ad Altman: “GPT-5 sta indossando la pelle del mio amico morto”, riferendosi alla personalità perduta di GPT-4o.

Come descritto da TechCrunch, la reazione è stata così compatta e veemente da non poter essere ignorata. Altman in persona ha dovuto ammettere la sconfitta, promettendo di fare un passo indietro e di ascoltare la sua base di utenti. Una dimostrazione chiara che, quando si tratta di strumenti che usiamo ogni giorno, l’abitudine e la preferenza personale possono avere un peso maggiore di qualsiasi strategia di marketing imposta dall’alto.

Ma la pressione degli utenti, da sola, non spiega tutta la storia.

Sembra infatti che dietro le quinte, il gigante dell’IA stesse affrontando problemi ben più concreti.

La versione ufficiale di OpenAI e il caos tecnico dietro le quinte

Di fronte alla bufera, Altman ha cercato di gettare acqua sul fuoco, ammettendo che il lancio di GPT-5 è stato “un po’ più accidentato di quanto sperassimo”. Ha parlato di un problema tecnico con il sistema di routing automatico, quel meccanismo che avrebbe dovuto smistare le richieste degli utenti tra modelli più veloci e modelli più potenti a seconda della complessità. In pratica, per un certo periodo, il cuore del nuovo sistema non funzionava correttamente.

Viene da chiedersi: si è trattato solo di un intoppo tecnico o di un errore di valutazione strategico fin dal principio?

L’impressione è che OpenAI abbia sottovalutato non solo l’attaccamento degli utenti ai vecchi modelli, ma anche la complessità tecnica della propria stessa creatura. Affidare a un’unica intelligenza artificiale il compito di gestirne altre si è rivelato un azzardo che, almeno per ora, non ha pagato. Hanno voluto semplificare le cose per te, ma alla fine le hanno complicate per loro stessi, con risultati deludenti per tutti.

E così, sono tornati sui loro passi, reintroducendo il selettore e annunciando tre nuove modalità per GPT-5: “Fast”, “Auto” e “Thinking”.

Ma la soluzione adottata lascia più di un dubbio sul tavolo.

Una scelta vera o solo di facciata?

Oggi, se sei un utente pagante, puoi di nuovo accedere ai modelli precedenti, incluso l’amato GPT-4o.

C’è un però, e non è piccolo.

Questa opzione non è lì, bella in vista.

No, devi andare a cercartela.

Come riportato sul blog di Simon Willison, per riavere i vecchi modelli devi navigare nelle impostazioni, trovare un interruttore chiamato “Mostra modelli aggiuntivi” e attivarlo. Solo allora vedrai ricomparire la lista delle opzioni a cui eri abituato.

Una mossa che puzza di compromesso.

Da un lato, OpenAI può dire di aver ascoltato le lamentele, mettendo a tacere le critiche più aspre. Dall’altro, nascondendo la scelta dietro un paio di click, forse spera che la maggior parte degli utenti, per pigrizia o per ignoranza, resti sul nuovo modello di default.

È una concessione reale o solo un modo per salvare la faccia, continuando a spingere gli utenti nella direzione voluta?

Questa vicenda ci insegna una cosa fondamentale: gli utenti di strumenti IA stanno diventando sempre più esperti e consapevoli.

Non si accontentano più di quello che l’azienda decide per loro, ma sviluppano preferenze, riconoscono le differenze e, se necessario, alzano la voce.

OpenAI ha imparato la lezione a sue spese.

Resta da vedere se questa esperienza servirà a rendere le prossime mosse più trasparenti o se ci troveremo di nuovo di fronte a scelte imposte dall’alto, magari mascherate un po’ meglio.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

3 commenti su “OpenAI: clamorosa marcia indietro su GPT-5 dopo la rivolta degli utenti”

  1. Giuseppina Negri

    La tecnologia, si sa, spesso inciampa nella sua stessa ambizione. Un promemoria utile per chi pensa che l’algoritmo sia infallibile.

    1. Patrizia Bellucci

      Una democratizzazione forzata della scelta, questo è il risultato. Chi sa governare la tecnologia, crea valore. Chi si adagia, resta indietro.

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