Disputa sul marchio “Io” mette in pausa il progetto hardware di OpenAI e Jony Ive

Anita Innocenti

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Una disputa legale sul nome “io” mette in pausa l’operazione miliardaria tra OpenAI e Jony Ive, sollevando interrogativi sulla due diligence e le strategie di branding nell’agguerrito mondo dell’AI

La partnership miliardaria tra OpenAI e Jony Ive per un progetto hardware nome in codice "io" ha incontrato un ostacolo. Una disputa legale sul marchio con la startup iyO ha portato a un'ordinanza del tribunale. OpenAI è stata costretta a rimuovere pubblicamente ogni riferimento, mettendo l'accordo in una fase di incertezza.

Il nocciolo della questione: una “io” di troppo?

A mettere i bastoni tra le ruote, si fa per dire, è una società chiamata iyO.

Magari a te questo nome non dice molto, ma si tratta di una startup, a quanto pare nata da una costola del laboratorio di progetti sperimentali di Google, che vende un dispositivo audio basato sull’intelligenza artificiale, una sorta di auricolare evoluto.

Ebbene, iyO accusa OpenAI di avergli, diciamo così, ‘preso in prestito’ il nome “io”, sostenendo che questo violi il loro marchio registrato, come riporta Android Authority.

OpenAI, dal canto suo, non ci sta: pur avendo obbedito all’ingiunzione del tribunale – e non poteva fare altrimenti – ha dichiarato di non essere d’accordo con la denuncia e di stare valutando le prossime mosse.

Ancora più diretto il portavoce di Jony Ive, che ha liquidato la faccenda come una “denuncia totalmente infondata” contro cui combatteranno con le unghie e con i denti.

Ma se è così infondata, perché tutta questa fretta nel rimuovere ogni traccia, facendo sparire post sul blog e video promozionali che avevano già fatto il giro del web?

Un affare da miliardi messo in pausa (forse?)

Parliamoci chiaro: qui non si tratta di noccioline.

L’acquisizione della startup di Ive da parte di OpenAI era stata annunciata come un’operazione da 6,5 miliardi di dollari, tutta in azioni, basata su una valutazione di OpenAI che, tieniti forte, si aggirerebbe intorno ai 300 miliardi di dollari. L’idea era quella di fondere il team di “io” con OpenAI per sviluppare hardware AI “centrato sull’uomo”, con l’obiettivo nemmeno troppo velato di lanciare il guanto di sfida a colossi come Apple e Google proprio sul loro terreno, quello dei dispositivi per il grande pubblico.

Si tratterebbe della più grande acquisizione nella storia di OpenAI, roba da far impallidire accordi precedenti.

E poi, ti inciampi su un marchio?

Non sorprende che, alla notizia della rimozione dei contenuti, il web si sia subito scatenato, ipotizzando addirittura un fallimento dell’accordo. D’altronde, quando si parla di cifre del genere e di nomi così altisonanti, ogni piccolo intoppo può sembrare un terremoto.

Semplice scivolone o c’è dell’altro sotto?

Dietro le quinte della guerra dei marchi AI

Al di là della singola vicenda, questa storia ci dice molto sulla battaglia in corso nel settore dell’hardware AI.

Con l’intelligenza artificiale che diventa sempre più pervasiva, ogni azienda cerca di piantare la propria bandierina, e il marchio, si sa, è fondamentale per farsi riconoscere.

La mossa di iyO, per quanto possa sembrare quella di Davide contro Golia, segnala quanto sia diventato agguerrito il confronto, anche sul piano legale.

Certo, viene da chiedersi: possibile che con fior di avvocati e consulenti strapagati, nessuno in OpenAI o nel team di Ive si sia accorto dell’esistenza di iyO e del suo marchio prima di annunciare “io” al mondo intero?

Un rebrand forzato, a questo punto, sarebbe una bella gatta da pelare e una figura non proprio brillante per due nomi di questo calibro.

Nonostante le rassicurazioni sulla continuazione della partnership, questo episodio solleva interrogativi sulla cura con cui queste grandi manovre vengono preparate.

Resta da vedere se questa disputa sarà solo un piccolo dosso sulla strada di OpenAI o un segnale che, nel frettoloso mondo dell’AI, anche i giganti, forse accecati dalla corsa all’innovazione, possono fare passi falsi piuttosto imbarazzanti.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

1 commento su “Disputa sul marchio “Io” mette in pausa il progetto hardware di OpenAI e Jony Ive”

  1. Tommaso Marchetti

    Che figuraccia! Con tutti i soldi che hanno, non si sono accorti di ‘iyO’? La due diligence è un optional a quanto pare. Speriamo risolvano presto.

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