OpenAI e Microsoft: crisi nella partnership AI, una telenovela hi-tech

Anita Innocenti

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Tra rinegoziazioni, acquisizioni e accuse di monopolio, la partnership è a un punto di svolta, con implicazioni enormi per il futuro dell’IA e il controllo delle tecnologie emergenti

La partnership tra OpenAI e Microsoft, valutata 13 miliardi di dollari, sta attraversando una fase di profonda crisi. Emergono disaccordi su quote, proprietà intellettuale e direzione strategica. OpenAI cerca maggiore autonomia per una potenziale IPO, scontrandosi con Microsoft che teme di perdere il controllo. L'acquisizione di Windsurf da parte di OpenAI aggrava le tensioni, con voci su una possibile azione antitrust.

Dietro le quinte di OpenAI e Microsoft: più che una partnership, una telenovela hi-tech

Quella che sembrava la coppia d’oro dell’intelligenza artificiale, OpenAI e Microsoft, sta mostrando crepe sempre più evidenti. Nonostante gli annunci ufficiali di Microsoft di gennaio 2025 che parlavano di “partnership evoluta per guidare la prossima fase dell’AI”, la realtà, come spesso accade quando ci sono di mezzo miliardi e il controllo di tecnologie rivoluzionarie, è ben più complicata.

Pensa un po’,

Si parla di disaccordi profondi su quote di partecipazione, diritti di proprietà intellettuale e, soprattutto, sulla direzione strategica da prendere, come riporta il Wall Street Journal.

OpenAI, la gallina dalle uova d’oro, vorrebbe più autonomia, mentre Microsoft, che ci ha messo sul piatto la bellezza di 13 miliardi di dollari, cerca, comprensibilmente dal suo punto di vista, di non perdere la presa.

Ma quando metti insieme due colossi con ambizioni così grandi, gli attriti sono quasi inevitabili.

Non credi?

E la cosa si fa ancora più intrigante se pensi a cosa sta succedendo dietro le quinte.

La battaglia per il controllo e i prodotti che scottano

Allora, entriamo un po’ più nel dettaglio di questa “relazione complicata”. Pare che OpenAI stia spingendo parecchio per rinegoziare i termini dell’accordo, con l’obiettivo, nemmeno troppo velato, di aprirsi la strada verso una potenziale quotazione in borsa (IPO). Come scrive TechCrunch, questo significherebbe per OpenAI dover allentare i vincoli di condivisione dei ricavi e le clausole di esclusività con Microsoft.

Immaginati la scena: da una parte Sam Altman che vuole spiccare il volo, dall’altra Satya Nadella che, ovviamente, non ha nessuna intenzione di vedere ridimensionato il ritorno sul suo mega-investimento o l’accesso privilegiato alle innovazioni di OpenAI.

E come se non bastasse, c’è pure la questione dei prodotti.

OpenAI, infatti, ha acquisito per 300 milioni di dollari Windsurf, una startup che sviluppa tecnologie per la scrittura di codice, andando a pestare i piedi direttamente a GitHub Copilot di Microsoft. Secondo Ainvest.com, Microsoft starebbe facendo fuoco e fiamme per escludere gli asset di Windsurf dalla partnership.

Insomma, da alleati a… concorrenti sotto lo stesso tetto?

La situazione è talmente tesa che si vocifera persino di una mossa estrema da parte di OpenAI.

L’opzione nucleare dell’antitrust e cosa ci insegna questa storia

E qui la faccenda si fa seria, ma proprio seria. Stando a documenti interni venuti a galla, OpenAI avrebbe addirittura preso in considerazione l’idea di presentare una denuncia antitrust contro Microsoft.

Capisci?

Usare l’antitrust come arma di negoziazione!

Una mossa che, se attuata, potrebbe far saltare per aria una delle collaborazioni più strategiche del mondo AI. Questo ti fa capire il livello di sfiducia che si è raggiunto tra i due “partner”.

Ma al di là dei retroscena finanziari e delle lotte di potere, c’è una lezione importante che emerge da tutta questa vicenda, come sottolineato anche dai ricercatori della Stanford Law: “la governance dell’AI attraverso partnership commerciali piuttosto che attraverso una supervisione pubblica” solleva interrogativi enormi su chi realmente controlla queste tecnologie che stanno cambiando il mondo.

E mentre questi due giganti giocano la loro partita a scacchi, con tanto di possibili implicazioni per la storica partnership che ha visto Microsoft investire massicciamente fin dal 2019, c’è da chiedersi:

cosa succederà adesso?

Riusciranno a trovare un nuovo equilibrio, o assisteremo a un divorzio che potrebbe ridisegnare gli equilibri dell’intero settore dell’intelligenza artificiale generativa?

Una cosa è certa: la tranquillità, da quelle parti, sembra essere solo un lontano ricordo.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

7 commenti su “OpenAI e Microsoft: crisi nella partnership AI, una telenovela hi-tech”

  1. Elisa D’Angelo

    Mah, non mi stupisce più di tanto. Quando ci sono tanti soldi in ballo, le tensioni sono inevitabili. Vedremo come andrà a finire questa storia.

    1. Davide Bianchi

      Interessante retroscena. Mi sembra che OpenAI voglia camminare da sola, ora che ha raggiunto una certa forza. Microsoft ovviamente non vuole mollare la presa, l’investimento è stato enorme. Sarà una battaglia lunga.

  2. Elena Galli:

    Beh, era nell’aria. Con Windsurf di mezzo, Microsoft non poteva restare a guardare. Vedremo chi avrà la meglio, ma il futuro dell’IA è appeso a un filo, letteralmente.

    1. Francesca Galli

      @Elena Galli: Concordo. Windsurf ha scombinato le carte. Prevedo scintille, e non solo per la proprietà intellettuale. La posta in gioco è altissima.

  3. Antonio Villa

    Antonio Villa:
    Che dire, era prevedibile. Difficile mantenere gli equilibri quando si parla di cifre del genere e di una tecnologia così ambita. Vedremo chi avrà la meglio.

    1. Roberto Vitale

      @Antonio Villa: Già, e la sete di controllo è sempre dietro l’angolo. La torta è grossa, tutti ne vogliono un pezzo.

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