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Contattaci ora →Tra nuovi modelli super potenti, accordi milionari e qualche ombra sull’etica, OpenAI punta a riscrivere il futuro del lavoro e della sicurezza, ma non mancano le voci critiche
OpenAI lancia i modelli AI o3 e GPT-4.1, portando il fatturato a 10 miliardi di dollari. L'accordo da 200 milioni col Pentagono per "warfighting" e il cambio di politica sull'uso militare sollevano dubbi etici. Crescono le richieste di trasparenza sulla gestione della corsa all'AGI.
Le nuove “creature” di OpenAI: o3 e GPT-4.1 entrano in scena
OpenAI ha tirato fuori dal cilindro questi nuovi modelli, chiamati OpenAI o3 e GPT-4.1. Partiamo da o3: presentato come il loro modello più sveglio e capace di ragionare fino ad oggi, come descritto sulla loro pagina ufficiale OpenAI, pare che sappia usare un sacco di strumenti, tipo fare ricerche sul web, analizzare file, scrivere codice Python e perfino generare immagini. Non contenti, a giugno 2025 hanno lanciato anche o3-pro, una versione, dicono loro, ancora più affidabile, pensata per chi ci lavora sul serio, tipo scienziati e programmatori.
E poi c’è GPT-4.1, rilasciato a maggio 2025 e subito amato dagli sviluppatori perché, a quanto pare, sbaglia meno e dice meno frottole rispetto ai suoi predecessori, come riportato nelle loro note di rilascio su Help OpenAI.
L’idea di fondo sembra quella di unificare tutto, far lavorare questi cervelloni artificiali insieme in modo più fluido, quasi come se fossero un unico sistema pronto a eseguire compiti in autonomia.
Bello, vero?
Ma tutta questa potenza, ti chiederai, a cosa serve veramente e, soprattutto, chi ci guadagna di più?
Fatturato alle stelle e la produttività che fa sognare (o tremare i colossi)
E qui la faccenda si fa interessante.
Perché, diciamocelo, OpenAI non sta giocando per la gloria.
Questi nuovi modelli, specialmente con l’attesa per un certo GPT-5 previsto per fine 2025, puntano a rivoluzionare il modo in cui lavoriamo, tanto da far venire qualche sudore freddo a giganti come Microsoft e Google, come analizzato da AINvest. Pensa che già un modello precedente, GPT-4.5 Orion, secondo i loro test, batteva gli umani in compiti scientifici e di programmazione.
I numeri, poi, parlano chiaro: il fatturato annualizzato di OpenAI è schizzato da 5,5 miliardi di dollari a dicembre 2024 a ben 10 miliardi a giugno 2025.
Cifre da far girare la testa, no?
E una parte di questi introiti arriva anche da accordi importanti, come quello da 200 milioni di dollari con il Pentagono, siglato a giugno 2025, per sviluppare intelligenza artificiale per la sicurezza nazionale e, testuali parole, per “warfighting”, cioè per combattere, come ti ho scritto qui.
Ecco, qui forse qualche sopracciglio inizia ad alzarsi.
Perché se da un lato la tecnologia avanza e la produttività sembra a portata di mano, dall’altro questi legami con il mondo militare fanno sorgere qualche domanda, non trovi?
E infatti, non è tutto liscio come l’olio.
Dietro le quinte di OpenAI: tra profitti, etica e qualche “dimenticanza”
Perché, vedi, mentre OpenAI ci racconta la favola dell’innovazione al servizio dell’umanità, emergono dettagli che fanno storcere un po’ il naso. Per esempio, pare che all’inizio del 2024 abbiano cambiato la loro politica sull’uso militare dell’IA, togliendo il divieto, senza fare troppi annunci pubblici o, a quanto pare, consultare a fondo i propri dipendenti, come osserva Wired.
Una mossa che ha spianato la strada ad accordi come quello con il Pentagono e collaborazioni con aziende del settore difesa, come discusso anche all’interno della community di OpenAI. E non tutti, nemmeno dentro l’azienda, sembrano averla presa bene. Queste decisioni, unite alla corsa verso un’intelligenza artificiale generale (AGI) che lo stesso CEO Sam Altman definisce bisognosa di controllo, hanno spinto organizzazioni come il Midas Project e il Tech Oversight Project a lanciare l’iniziativa “The OpenAI Files”.
L’obiettivo?
Chiedere maggiore trasparenza e responsabilità.
Come hanno dichiarato a TechCrunch, “le strutture di governance e l’integrità della leadership che guidano un progetto così importante devono riflettere la grandezza e la serietà della missione”. Insomma, la sensazione è che OpenAI stia correndo velocissimo, forse troppo, inseguendo la crescita e i profitti, ma lasciando per strada qualche pezzo importante del puzzle etico.
La domanda, a questo punto, è d’obbligo:
Stanno davvero costruendo un futuro migliore per tutti, o stanno semplicemente costruendo il loro, personalissimo, impero?
Interessante l’articolo. 10 miliardi di fatturato e accordi col Pentagono… mi sa che la questione etica è secondaria per loro.
Sara, temo tu abbia ragione. Cifre così grandi spesso mettono l’etica in secondo piano. Vedremo.
Un po’ troppi soldi e poca chiarezza, secondo me. Staremo a vedere.
Alessandro, verissimo. La velocità con cui si muovono fa quasi paura. Speriamo che qualcuno mantenga un po’ di controllo.
È una bella sfida tecnologica, ma l’uso che ne faranno mi lascia perplessa.