Perplexity AI riscrive le regole del gioco SEO: buona notizia per editori e marketer?

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Perplexity non si accontenta di essere un’alternativa a Google, ma sfida le regole della SEO tradizionale con nuove strategie e un approccio conversazionale alla ricerca.

Perplexity AI ridefinisce la SEO con crescita esponenziale e Discover Pages innovative. Sfida il modello tradizionale, spingendo editori e imprese a ripensare le strategie. La chiave è l'autorevolezza e la qualità contestuale dei contenuti, premiando interazioni profonde e aggiornamenti costanti, ben oltre la semplice ottimizzazione per parole chiave.

Perplexity sta riscrivendo le regole del gioco SEO. E tu, stai guardando?

Sembra che Perplexity AI non si accontenti più di essere solo un’alternativa a Google.

Con una crescita che, secondo le stime, si aggira intorno al 40% mese su mese e una base di oltre 10 milioni di utenti attivi, sta tracciando un solco profondo nel modo in cui cerchiamo e troviamo informazioni online.

Il lancio delle sue “Discover Pages” non è solo un aggiornamento, ma un vero e proprio guanto di sfida lanciato al mondo della SEO tradizionale, costringendo tutti, dalle piccole imprese ai grandi editori, a rimettere in discussione le proprie strategie.

Il punto non è più solo “essere primi su Google”, ma capire come diventare una fonte autorevole per un’intelligenza artificiale che impara e ragiona in modo diverso.

E questa, te lo assicuro, è una partita completamente nuova.

Una rivoluzione che va oltre la semplice ricerca

Dimentica la vecchia abitudine di inserire due o tre parole chiave nella barra di ricerca. Perplexity spinge gli utenti a formulare domande complete, conversazionali, proprio come se stessero parlando con un assistente esperto.

Le Discover Pages, di conseguenza, non sono un semplice elenco di link, ma dei riassunti dinamici e contestualizzati che rispondono in tempo reale alle curiosità delle persone.

La differenza si vede nei dati di utilizzo: mentre una visita media su Google dura meno di due minuti, gli utenti di Perplexity passano sulla piattaforma dagli 11 ai 23 minuti per sessione, dimostrando un coinvolgimento e una profondità di interazione che i motori di ricerca tradizionali possono solo sognare.

Ma dietro questa interfaccia così intuitiva e conversazionale, si nasconde una strategia ben precisa che sta facendo discutere editori e professionisti del settore, soprattutto quando si parla di soldi e di proprietà dei contenuti.

La mossa (furba?) della condivisione dei ricavi

Di fronte alle crescenti critiche rivolte alle intelligenze artificiali, accusate di “saccheggiare” contenuti senza riconoscere nulla ai creatori, Perplexity ha giocato d’anticipo. L’azienda ha lanciato un’iniziativa di condivisione dei ricavi, promettendo di distribuire milioni di dollari agli editori da cui attinge le informazioni. Una mossa che, a prima vista, sembra voler placare le acque e costruire un rapporto più equo.

Ma è davvero un gesto di magnanimità o una mossa strategica per garantirsi l’accesso a contenuti di qualità ed evitare future battaglie legali?

Il dubbio resta.

Nel frattempo, non pensare che tutto quello che hai imparato finora sulla SEO sia da buttare. Un’analisi di BrightEdge ha rivelato che circa il 60% delle fonti citate da Perplexity si trova anche tra i primi dieci risultati organici di Google. Questo significa che la base è ancora solida, ma le regole per vincere la partita sono cambiate. E la differenza sta tutta nel tipo di contenuto che l’intelligenza artificiale decide di premiare.

Cosa premia davvero l’algoritmo di Perplexity?

Se pensi di cavartela infarcendo i tuoi testi di parole chiave, sei fuori strada. L’algoritmo di Perplexity sembra avere un debole per i contenuti che dimostrano una profonda rilevanza contestuale e rispondono in modo esauriente alle domande degli utenti. Non è un caso che la piattaforma mostri una chiara preferenza per le discussioni autentiche e i contenuti generati dagli utenti, specialmente quelli provenienti da community come Reddit.

L’intelligenza artificiale cerca conversazioni reali, non brochure aziendali.

A questo si aggiunge un altro fattore determinante: la freschezza. Gli esperti del settore suggeriscono che mantenere aggiornate le pagine più importanti del proprio sito è diventato fondamentale per essere considerati una fonte attendibile e attuale. In pratica, Perplexity non sta solo cambiando dove cerchiamo le informazioni, ma sta alzando l’asticella della qualità, spingendoci a creare contenuti più utili, aggiornati e, soprattutto, più umani.

La domanda, quindi, non è se questo cambiamento avrà un impatto sul tuo business, ma quando deciderai di prenderne atto.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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