Perplexity lancia Comet (gratuitamente): Il browser AI che sfida Chrome e Safari

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Comet promette di rivoluzionare il web con l’AI, ma la sfida a Chrome e Safari si gioca anche sulla fiducia e sul modello di business.

Perplexity ha lanciato Comet, il suo browser AI, disponibile gratuitamente a livello globale. Dopo mesi di attesa, mira a rivoluzionare l'interazione web come assistente proattivo, sfidando colossi come Chrome e Safari. Punti di forza sono l'AI integrata e la promessa di privacy, pur con funzionalità avanzate riservate a un costoso piano "Max", rivolto a professionisti.

Un browser che pensa al posto tuo?

Dimentica la solita trafila: cerca, clicca, leggi, apri un’altra scheda, confronta. Comet si propone come un assistente proattivo, un “partner di pensiero” che lavora per te.

Al centro di tutto c’è un’intelligenza artificiale integrata capace di svolgere compiti complessi in autonomia. Pensa a dover organizzare un viaggio: invece di saltare da un sito all’altro per voli, hotel e attività, potresti semplicemente dargli l’incarico.

L’assistente può leggere il contenuto delle pagine, confrontare prodotti, riassumere articoli e persino prenotare riunioni o inviare email.

Lui fa il lavoro sporco, tu ti concentri sul risultato.

Tutto fantastico, vero?

Ma prima di disinstallare Chrome, c’è qualche dettaglio da considerare. Perché se la promessa è quella di rivoluzionare le nostre abitudini, la realtà deve fare i conti con prestazioni e fiducia.

La partita non si gioca solo sull’AI, ma sulla fiducia

Una mossa intelligente di Perplexity è stata quella di costruire Comet su Chromium, lo stesso motore open-source di Google Chrome. Questo significa che puoi portare con te i tuoi preferiti e le tue estensioni senza troppi mal di testa.

Tuttavia, i primi test di velocità mostrano che non è ancora scattante come il rivale. Un dettaglio tecnico, forse, ma nell’uso quotidiano fa la differenza.

Il vero campo di battaglia, però, è un altro: la privacy.

Qui Perplexity affonda il colpo, dichiarando di non vendere né condividere le informazioni personali degli utenti. Una frecciatina neanche troppo velata a Google, il cui modello di business si basa proprio sulla profilazione per scopi pubblicitari.

In pratica, da una parte hai un gigante che sa tutto di te per venderti qualcosa, dall’altra un nuovo arrivato che promette di farsi gli affari suoi.

Una bella promessa, senza dubbio.

Ma come si sostiene un’azienda che non vende i tuoi dati?

Qui la faccenda si fa interessante.

Gratis sì, ma fino a un certo punto

Diciamocelo, la parola “gratis” nel mondo tech fa sempre drizzare le antenne. E infatti, sebbene la versione base di Comet sia accessibile a tutti, le funzionalità più avanzate e potenti sono riservate agli abbonati del piano “Max”, che costa la bellezza di 200 dollari al mese. Una cifra che taglia fuori l’utente medio e posiziona il prodotto su una fascia decisamente professionale.

Viene da chiedersi: quanti sono disposti a pagare così tanto per un’esperienza di navigazione potenziata?

Perplexity sta scommettendo su un pubblico di nicchia, professionisti e ricercatori, sperando che il passaparola faccia il resto. Il tempismo, però, potrebbe essere dalla sua parte. Con Google sotto la lente dell’antitrust e il rischio di dover scorporare Chrome, si apre uno spiraglio per chiunque voglia rosicchiare quote di mercato.

Stiamo assistendo al primo, vero tentativo di scardinare un monopolio che dura da anni, o è solo l’ennesimo esperimento destinato a pochi eletti?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “Perplexity lancia Comet (gratuitamente): Il browser AI che sfida Chrome e Safari”

  1. L’integrazione di AI in un browser è un passo logico per migliorare l’efficienza. La vera questione risiede nella sostenibilità del modello gratuito e nella percezione della privacy. Un assistente proattivo può semplificare le attività, ma la dipendenza da esso è un fattore da considerare.

  2. Alessandro Lombardi

    Francamente, l’idea di un browser che “pensa” mi sembra l’ennesima trovata per evitare di pensare da soli. Poi vedremo se la privacy sarà davvero garantita, o se sarà solo fumo negli occhi.

  3. Lorena Santoro

    Un altro browser AI, che meraviglia! Chissà se questo “partner di pensiero” si limiterà a suggerire cosa comprare o penserà davvero per noi.

    1. Gabriele Caruso

      È ovvio che un browser AI debba dimostrare più del semplice marketing. Se Perplexity vuole competere, deve fornire risultati tangibili e un’esperienza utente impeccabile, non solo promesse. La vera prova sarà vedere se le funzioni avanzate manterranno la promessa di efficienza.

    2. Cavolo, un browser AI che pensa al posto tuo? Mi preoccupa un po’ l’idea che possa fare troppo, ma se mantiene la privacy e fa davvero risparmiare tempo, beh, potrei provare. Chissà se riuscirà a toglierci davvero un po’ di stress dalla navigazione.

      1. Lorena Santoro

        Ah, quindi ora i browser ci faranno pure il pensiero al posto nostro? Certo, perché passare ore a cercare informazioni era così… 2023. Vedremo se questo “partner” non finirà per diventare il nostro padrone digitale.

        1. Lorena, capisco la tua perplessità! L’idea di un browser che “pensa” mi genera un po’ d’ansia, ma se davvero ci solleva da compiti ripetitivi, forse è un passo avanti utile. Purché ci lasci il controllo, eh!

  4. Scommettere contro i giganti è un gioco per audaci, ma chi non risica non rosica. Perplexity punta sull’assistenza AI, ma la vera prova sarà dimostrare che il loro “pensare al posto tuo” non costa la tua tranquillità digitale.

  5. Chiara De Angelis

    Finalmente un’alternativa seria a quelli di sempre! Spero solo che la privacy non sia solo fumo negli occhi.

    1. La vera sfida per Comet non sarà l’AI, ma creare un modello di business che non sacrifichi la privacy per monetizzare. I professionisti pagheranno, certo, ma il mercato di massa è ancora scettico.

    2. Riccardo Cattaneo

      Un browser che “pensa al posto tuo”… mi fa un po’ pensare. Sarà che preferisco ancora il mio lento vagare tra le pagine, ma l’idea di delegare persino il pensiero, per quanto utile possa sembrare, mi lascia una vena di tristezza. Non so, mi chiedo se non si perda qualcosa in questo modo.

  6. La proposta di un browser AI proattivo è logica. Il successo dipenderà dall’efficacia nel giustificare il costo del piano premium, non solo dalla funzionalità gratuita. La privacy resta un punto critico.

  7. Veronica Valentini

    L’idea di un browser AI che agisce da “partner di pensiero” è davvero affascinante. Mi chiedo però quanto la privacy sarà realmente garantita con una simile integrazione.

  8. L’idea di un browser AI proattivo è intrigante, ma la promessa di privacy e le funzioni avanzate a pagamento sollevano dubbi. La vera sfida non è tanto l’AI, quanto la sostenibilità del modello. Fin dove si spingerà questa “assistenza”?

  9. Alessandro Lombardi

    Ma davvero pensano di competere con i colossi basandosi solo su un’AI che “pensa al posto tuo”? Vedremo se la gente si fiderà di questo.

    1. Scommetto che il modello di business “freemium” farà la vera differenza. Resta da capire la reale efficacia dell’AI nel lungo periodo.

      1. Alessandro Lombardi

        Ennesimo tentativo di soffiarsi il mercato con l’AI. Vedremo se questa volta sarà diversa dal solito bluff.

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