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Perplexity lancia i Labs: fogli di calcolo, dashboard e app web create dall’IA, ma resta da capire se questa novità sarà davvero utile o solo un’altra promessa tecnologica.
Perplexity, noto motore di ricerca IA, espande la sua offerta con Perplexity Labs. Gli utenti Pro, a 20$/mese, possono ora creare fogli di calcolo, dashboard e report tramite chat IA. L'iniziativa, sostenuta da importanti investitori, solleva interrogativi sulla sua reale utilità e sulla capacità di competere in un mercato IA affollato.
Perplexity ci prova: l’IA che ti sforna pure i fogli di calcolo. Ma serve davvero?
Diciamocelo chiaramente: ogni settimana spunta un nuovo strumento IA che promette di rivoluzionare il nostro modo di lavorare. L’ultima della lista è Perplexity, quella che magari conosci come motore di ricerca “intelligente”, che adesso si butta a capofitto nel mondo della produttività con i suoi Perplexity Labs.
Per la modica cifra di 20 dollari al mese – per i suoi utenti Pro, s’intende – ti offrono la possibilità di creare al volo fogli di calcolo, dashboard interattive, report e addirittura piccole applicazioni web, tutto chiacchierando amabilmente con l’intelligenza artificiale.
Bello, no?
Forse.
TechCrunch ne parla come una grossa espansione oltre la semplice ricerca. Ma la domanda, quella che ci facciamo noi gente pratica, sorge spontanea: è l’ennesima diavoleria buttata nel calderone o c’è davvero qualcosa di succoso sotto tutta questa patina tecnologica?
E cosa ci puoi fare esattamente con ‘sta roba, ti starai chiedendo?
Te lo spiego subito, e vediamo insieme se fa al caso tuo o se, come spesso accade, è più fumo che arrosto ben confezionato.
“Magie” da ufficio o l’ennesima promessa da Silicon Valley?
Allora, questi Perplexity Labs, stando a quello che raccontano sul loro sito di supporto ufficiale, dovrebbero essere capaci di trasformare dati grezzi o le tue ricerche in fogli di calcolo già belli e pronti, con tanto di formule applicate.
Immagina la scena: gli “dai in pasto” un po’ di numeri e lui, come per magia, ti tira fuori grafici scintillanti e analisi di trend, che sia per le tanto chiacchierate criptovalute (argomento sempre caldo, eh?) o per le tue sudate vendite.
E non finisce qui, perché se per caso ti serve un pezzetto di codice per elaborare dati o formattare qualche output, pare che te lo scriva lui, su due piedi. Il tutto, ovviamente, salvato in un angolino dedicato del tuo account, pronto per essere scaricato e magari sfoggiato in riunione.
Suona quasi troppo bello per essere vero, non trovi?
Un po’ come quando i giganti come Google e Microsoft ci riempiono di promesse su mari e monti con i loro Copilot e Workspace potenziati dall’IA, salvo poi farci scoprire che la realtà quotidiana è spesso un tantino più… complicata.
Sarà questa la volta buona o ci ritroveremo a imprecare contro prompt astrusi per ottenere un grafico che, con un po’ di pazienza, facevamo prima a mano?
Ma chi c’è dietro a questa sfrenata corsa all’oro dell’IA da ufficio?
E soprattutto, chi ci sta mettendo i soldi veri?
Perché, come insegna la vecchia scuola, follow the money è sempre un buon consiglio…
Soldi, cervelloni e la grande scommessa: chi paga il conto dell’ambizione?
Dietro le quinte di Perplexity non ci sono proprio gli ultimi arrivati, ma gente che viene da posti blasonati come OpenAI e Facebook AI. Il CEO è Aravind Srinivas, un ex ricercatore di OpenAI, affiancato da altri co-fondatori con un pedigree di tutto rispetto, come ben descritto su BoringBusinessNerd.
E i soldi?
Beh, quelli sembra che non manchino affatto. Si vocifera di investitori del calibro di Jeff Bezos e Nvidia, e addirittura di una potenziale raccolta fondi da un miliardo di dollari che porterebbe la valutazione dell’azienda a cifre da capogiro, tipo 18 miliardi di dollari, secondo quanto riportato da DataGrom.
Capisci bene che con cifre del genere sul tavolo, la pressione per monetizzare e far vedere risultati concreti agli investitori diventa, come dire, bella pesante. Non è un caso, infatti, che lo stesso Srinivas stia spingendo parecchio sulle funzionalità dedicate al mondo corporate. E guarda un po’ la coincidenza, spuntano pure accordi con colossi come Deutsche Telekom per ficcare l’IA di Perplexity dritta dritta negli smartphone.
Ma siamo davvero sicuri che questa corsa sfrenata a diventare il nuovo gigante della produttività sia guidata unicamente dalla sacra fiamma dell’innovazione, o c’è forse lo zampino di chi vuole vedere un ritorno sull’investimento il prima possibile, magari anche a scapito della reale utilità per noi utenti finali?
Insomma, Perplexity vuole fare il grande salto, non c’è dubbio.
Ma la vera domanda è: ce la farà a ritagliarsi uno spazio vitale in un’arena già affollata di titani pronti a darsi battaglia, o finirà per essere solo un altro nome da aggiungere al lungo elenco nel cimitero delle startup troppo ambiziose?
L’ambizione di Perplexity è cristallina: smettere i panni del semplice “motore di risposte” per indossare quelli di uno strumento completo, che ti accompagna dalla ricerca all’azione concreta. Un po’ il percorso che ha fatto OpenAI, trasformandosi da laboratorio di ricerca un po’ carbonaro a vera e propria impresa multi-prodotto.
Però, diciamocelo francamente, la strada è tutta in salita e piena di curve insidiose.
Dovranno dimostrare con i fatti che questi nuovi strumenti sono davvero capaci di gestire compiti complessi in modo affidabile e preciso, che non sono solo un giocattolino luccicante buono per fare due prove e poi tornare mestamente ai vecchi, cari metodi tradizionali.
E poi, c’è il solito, annoso discorso: quanto possiamo davvero fidarci di un’intelligenza artificiale per interpretare dati critici senza correre il rischio di prendere abbagli colossali, incappare in bias subdoli o accontentarci di semplificazioni eccessive che ci portano completamente fuori strada?
Non a caso, BitcoinWorld.co.in solleva dubbi simili sulla reale capacità di questi sistemi di gestire analisi complesse e delicate come quelle sul mercato delle criptovalute. Staremo a vedere, con il solito misto di curiosità e sano scetticismo, se Perplexity Labs sarà davvero una svolta epocale o solo un altro fuoco di paglia nell’immenso e un po’ folle luna park dell’intelligenza artificiale.
E tu?
Affideresti i tuoi preziosi fogli di calcolo alle cure di un’IA?