Con l’AI le PR sono diventate il piatto principale: sveglia, il gioco della visibilità è cambiato!

Anita Innocenti

Le PR non sono più un optional, ma la chiave per farsi “vedere” dall’AI, pena l’invisibilità nel mondo digitale.

L'avvento dell'intelligenza artificiale generativa ha rivoluzionato la visibilità online. Le Public Relations non sono più un semplice contorno, ma diventano essenziali per garantire che le aziende siano "viste" e raccontate correttamente dall'AI. Questo impatta concetti come l'E-E-A-T e introduce il GEO (Generative Engine Optimization), ridefinendo il futuro del SEO e sollevando dubbi sull'equità.

Ma davvero pensi che le PR siano ancora solo un contorno? Sveglia, con l’AI sono diventate il piatto principale!

Ti sei accorto di come sta cambiando tutto, vero? Un tempo c’era Google, le sue regolette, e tu lì a cercare di scalarne la classifica. Oggi, invece, l’intelligenza artificiale generativa, quella roba tipo ChatGPT per intenderci, sta riscrivendo le regole del gioco della visibilità online.

E se pensi che le care vecchie Public Relations siano rimaste quelle dei comunicati stampa patinati e degli eventi mondani, beh, preparati a una doccia fredda. Le PR, amico mio, sono diventate una faccenda tremendamente seria, quasi chirurgica, per assicurarti che la tua azienda non solo esista agli occhi dell’AI, ma che venga anche raccontata nel modo giusto.

Diciamocelo chiaramente: se l’AI non ti “vede” bene, rischi di diventare invisibile, un fantasma digitale.

Ma come fanno queste intelligenze artificiali a decidere chi merita i riflettori e chi no? Mica tirano a sorte, anche se a volte il dubbio viene. In realtà, si abbuffano di informazioni che trovano online: articoli, menzioni, recensioni, discussioni sui social.

E qui entrano in gioco le PR, quelle fatte con la testa.

Non si tratta più solo di “far parlare di sé”, ma di costruire una narrazione coerente e autorevole perché l’AI tende a fornire una singola risposta “autorevole”.

Quindi, se il tuo messaggio è confuso o, peggio, se online si dice tutto e il contrario di tutto sul tuo conto, l’AI potrebbe semplicemente decidere di ignorarti o, scenario ancora più inquietante, di presentarti in una luce completamente distorta. E tu, che magari hai speso un patrimonio in marketing, ti ritrovi con un pugno di mosche.

Ti pare giusto?

Non finisce qui, perché c’è un altro aspetto che puzza un po’…

L’E-E-A-T non è una parolaccia, ma il passaporto (forse truccato?) per piacere all’AI

Hai presente l’E-E-A-T di Google (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità)?

Bene, sembra che questi criteri siano diventati ancora più vitali nell’era dell’AI.

Le PR servono proprio a costruire questi “segnali di fiducia”: ottenere copertura da testate rispettabili, curare la qualità dei contenuti che pubblichi (sì, anche i comunicati stampa,devono essere “AI-friendly”) e, in generale, far sì che il tuo brand sia percepito come una fonte credibile.

Suona bene, vero?

Peccato che ci sia un “ma” grande come una casa.

Chi stabilisce cosa è davvero “autorevole”?

Le grandi aziende, con budget milionari per le PR, non avranno forse vita più facile a “convincere” l’AI della loro importanza rispetto alla piccola impresa artigiana che magari fa prodotti straordinari ma non ha la stessa potenza di fuoco mediatica? Stiamo andando verso un futuro in cui la visibilità AI sarà solo per chi può permettersela, trasformando questi algoritmi in una sorta di club esclusivo?

È una domanda che dovremmo iniziare a farci seriamente, perché il rischio di un’informazione sempre più omologata e controllata da pochi è dietro l’angolo.

E se pensi che il vecchio SEO sia morto e sepolto, ti sbagli di grosso, si è solo messo un vestito nuovo e molto più complicato.

Dal caro vecchio SEO al misterioso GEO: stai al passo o sei fuori?

Una volta bastava infarcire le pagine di parole chiave e sperare nella clemenza di Google. Oggi la “rilevanza” è il nuovo mantra, e per gestirla è nato il concetto di GEO (Generative Engine Optimization). In pratica, si tratta di ottimizzare la tua presenza online affinché le AI generative ti capiscano e ti presentino nel modo migliore.

Questo significa curare ogni singolo punto di contatto digitale, dalle informazioni sul tuo sito alle discussioni su Reddit, fino ai podcast in cui vieni menzionato, perché tutto contribuisce a formare l’immagine che l’AI avrà di te.

Ma chi ha le risorse e le competenze per orchestrare una strategia così complessa e onnicomprensiva?

E siamo sicuri che questa “ottimizzazione per AI” non porti a un appiattimento dei contenuti, tutti creati per piacere più all’algoritmo che alle persone reali?

Il timore è che se l’AI non ti trova (o ti trova male), semplicemente non esisti.

E la cosa preoccupante è che la trasparenza su come queste AI decidono cosa è rilevante e cosa no è praticamente zero. Quindi, la prossima volta che ti chiedi perché un tuo competitor con meno storia e qualità sembra spuntare ovunque nelle risposte dell’AI, forse la risposta non è solo nella sua bravura, ma in un sistema che, diciamocelo, qualche dubbio sulla sua equità lo solleva.

Tu che ne pensi, siamo davvero pronti a delegare così tanto potere a scatole nere algoritmiche?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

2 commenti su “Con l’AI le PR sono diventate il piatto principale: sveglia, il gioco della visibilità è cambiato!”

  1. hai proprio ragione! Anch’io sento questa pressione. Ricordo quando scommettevano tutto sui social, ora pare che le PR abbiano il comando. Tu come ti muovi?

  2. Francesca Ferri

    hai colto nel segno! È pazzesco come le PR siano diventate essenziali. Una volta pensavo che bastasse postare una bella foto in costume per farsi notare. Ora mi ritrovo a pensare a strategie SEO che sembrano più complesse di un film di Nolan! Ma come si fa a restare al passo? 😅

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