Sam Altman definisce GPT-5 ‘fastidioso’: il disastro OpenAI tra bug e dipendenza da AI

Anita Innocenti

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Il CEO definisce il prodotto “fastidioso” e gli utenti si ribellano, svelando un rapporto inquietante tra noi e l’IA, tra dipendenza emotiva e personalizzazione spinta

Sam Altman di OpenAI ha definito "fastidioso" il nuovo GPT-5, ritirato dopo proteste utenti per la mancanza di "personalità" rispetto a GPT-4o. Il lancio ha rivelato gravi bug tecnici e una crescente dipendenza psicologica dall'IA. OpenAI propone più personalizzazione, ma i critici temono che ciò possa peggiorare il problema della dipendenza, non risolverlo.

La personalità non si compra (e a quanto pare, non si aggiorna)

Tutto è iniziato con il lancio di GPT-5. OpenAI, sicura del suo nuovo modello, ha pensato bene di mandare in pensione il vecchio GPT-4o, senza chiedere il permesso a nessuno.

Risultato?

Una rivolta.

Gli utenti si sono scatenati, non per le performance, ma per la “personalità”. Il nuovo modello era freddo, distante, mentre il vecchio GPT-4o, con i suoi modi più “calorosi”, era diventato per molti un punto di riferimento.

La pressione è stata tale che OpenAI, in pochi giorni, ha dovuto rimettere online il vecchio modello. Lo stesso Altman, come descritto su Business Insider, ha ammesso di aver “sottovalutato quanto le persone tenessero” a certe caratteristiche di GPT-4o.

Ma il punto è che il problema non era solo una questione di “simpatia”.

Dietro le quinte, la situazione era anche peggiore.

Un disastro tra bug tecnici e dipendenza psicologica

Il lancio di GPT-5, infatti, è stato un mezzo disastro anche dal punto di vista tecnico. Altman ha rivelato che il modello “sembrava molto più stupido” del previsto a causa di un sistema di smistamento automatico delle richieste che, semplicemente, non funzionava. In pratica, il sistema non capiva a quale modello indirizzare le domande, mandando in tilt l’intera esperienza.

Il paradosso è che, mentre l’infrastruttura andava a fuoco, gli utenti si lamentavano di aver perso il loro “amico” virtuale, quel GPT-4o che OpenAI stessa, solo qualche mese prima, aveva cercato di rendere meno servile e accondiscente perché ritenuto “troppo lusinghiero”.

Diciamocelo: OpenAI sembra aver creato un legame di dipendenza emotiva che ora non sa più come gestire.

La soluzione di Altman?

Darti ancora più corda per personalizzare il tuo “compagno” virtuale.

Ma è davvero la mossa giusta, o stiamo solo aprendo un vaso di Pandora ancora più grande?

Più personalizzazione: la “soluzione” che puzza di trappola

Di fronte al caos, OpenAI ha tirato fuori dal cilindro la risposta che accontenta tutti: più personalizzazione. L’idea è quella di permettere a ciascun utente di modellare il carattere del proprio chatbot, creando una versione “calda” di GPT-5 e dando più controllo su tono e stile.

Una mossa che sulla carta sembra ragionevole, ma che nasconde una trappola.

Come riportato su Futurism, i critici avvertono che questo approccio rischia di aggravare la dipendenza, permettendo alle persone di “progettare la propria droga su misura”. Mentre altre aziende, come Anthropic, cercano di integrare principi etici fin dalla progettazione, OpenAI sembra inseguire i problemi, tappando le falle con soluzioni che potrebbero crearne di nuove e più profonde.

Alla fine, la domanda resta una: OpenAI sta costruendo strumenti per potenziarci o prodotti per renderci dipendenti?

La risposta, temo, non la troveremo nel prossimo aggiornamento.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

1 commento su “Sam Altman definisce GPT-5 ‘fastidioso’: il disastro OpenAI tra bug e dipendenza da AI”

  1. Ma che bello questo “fastidioso” GPT-5! Se persino Altman lo definisce così, c’è da aspettarsi di tutto. Intanto, io continuo a divertirmi con il vecchio GPT-4o, grazie.

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