La tua pagina di login sta sabotando la tua SEO?

Anita Innocenti

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L’analisi rivela come una pagina spesso trascurata, se non ottimizzata, possa influenzare negativamente il posizionamento e la valutazione complessiva del sito da parte di Google

Una scoperta mette in discussione la SEO: la pagina di login, anche se `noindex`, può sabotare il tuo sito. Google valuta la salute tecnica e l'esperienza utente (UX) di ogni pagina. Un login lento o problematico genera segnali negativi. L'algoritmo richiede ora eccellenza a 360 gradi, non tollerando più la mediocrità neanche nelle pagine di servizio.

Pensi di avere la SEO del tuo sito sotto controllo. Hai curato i contenuti, ottimizzato le immagini, costruito una link building solida. E poi, dal nulla, scopri che il tuo peggior nemico potrebbe essere la pagina più innocua e trascurata del tuo progetto: quella di login.

Sì, hai letto bene. Quella semplice maschera con due campi, “utente” e “password”, potrebbe essere la zavorra che impedisce al tuo sito di decollare. Una vera e propria beffa.

Sembra un controsenso, vero?

Eppure, le cose stanno proprio così.

Il dettaglio che nessuno guardava

Ma come è possibile?

Dopotutto, la pagina di login è quasi sempre in noindex, un segnale esplicito per dire a Google: “Ehi, non ti curar di me, ma guarda e passa”. È una pagina di servizio, non ha contenuti da posizionare. Per anni, ce lo siamo ripetuti come un mantra.

Eppure, qualcosa si sta muovendo nei sotterranei dell’algoritmo come osserva Search Engine Journal. Recenti analisi suggeriscono che Google stia iniziando a guardare oltre i soliti parametri, valutando segnali che prima consideravamo irrilevanti.

La teoria, che sta prendendo sempre più piede tra gli addetti ai lavori, è che Google stia usando queste pagine “nascoste” come una cartina di tornasole per giudicare la salute tecnica e l’affidabilità dell’intero dominio. Non importa se la pagina è esclusa dall’indice; i crawler la visitano comunque, e quello che trovano fa la differenza.

Il punto non è più se Google indicizza la pagina, ma come la valuta una volta che l’ha trovata.

E quello che sta trovando, a quanto pare, spesso non gli piace per niente.

Quando l’esperienza utente diventa un’arma a doppio taglio

Pensa un attimo alla tua pagina di login. È veloce? È sicura e servita in HTTPS? È facile da usare da smartphone? O è un residuato bellico del 2010, lento a caricare e con un design che fa scappare a gambe levate?

Ogni volta che un utente, magari arrivato da una tua email per recuperare una password, atterra su una pagina del genere, cosa fa?

Nove volte su dieci, si spazientisce e chiude.

Questo comportamento genera segnali negativi – tempo di permanenza sulla pagina nullo, frequenza di rimbalzo alle stelle – che Google, nella sua fame insaziabile di dati, interpreta come un sintomo di scarsa qualità.

E qui, diciamocelo, sorge una domanda.

È giusto?

Google si sta forse arrogando il diritto di giudicare il valore di un intero progetto basandosi su una pagina di servizio che, per sua natura, non dovrebbe avere alcun peso SEO? La caccia alle streghe contro i contenuti di bassa qualità, come quella vista con i recenti aggiornamenti, si sta forse estendendo a ogni singolo angolo del nostro lavoro, anche quelli più impensabili?

Sembra che il messaggio di Mountain View sia chiaro: o sei perfetto ovunque, o non sei perfetto da nessuna parte.

E questo cosa comporta per tutte le altre pagine, quelle che dovrebbero davvero portarti clienti?

Oltre il login: la qualità totale come unica difesa

Questa storia della pagina di login, alla fine, non è che la punta dell’iceberg. È il sintomo di un cambiamento molto più profondo nel modo in cui Google valuta i siti web.

Gli ultimi aggiornamenti hanno mostrato una cosa con una chiarezza quasi brutale: la mediocrità non è più tollerata.

Google sta applicando un controllo qualità sempre più aggressivo, de-indicizzando pagine e penalizzando siti che fino a ieri sembravano intoccabili.

Non si tratta più, quindi, di ottimizzare il singolo articolo o di curare solo le pagine che portano traffico. Si tratta di costruire un’esperienza impeccabile, a 360 gradi.

Dalla home page alla pagina dei contatti, passando per l’informativa sulla privacy e, sì, anche per quella maledetta pagina di login.

Ogni anello debole della catena può spezzarla intera.

L’era delle scorciatoie e delle ottimizzazioni “tanto basta” è finita, sepolta sotto il peso di un algoritmo che pretende l’eccellenza.

O alzi l’asticella su tutto, o rischi di vedere il lavoro di anni svanire in un soffio.

La scelta, come sempre, è solo tua.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “La tua pagina di login sta sabotando la tua SEO?”

  1. È un promemoria utile che l’esperienza utente si estende oltre i contenuti principali. La mia esperienza mi porta a pensare che trascurare anche i dettagli tecnici, apparentemente minori, possa avere ripercussioni a cascata. Rivedere la mia prospettiva su questo.

    1. Capisco il punto. Diamo per scontata la page di login, ma se rallenta o dà errori, è un segnale negativo per Google. È solo logico che ogni parte del sito conti per la valutazione tecnica. Mi fa pensare a quanto spesso trascuriamo ciò che non è in vetrina.

  2. Raffaele Graziani

    Certamente. La pagina di login non è un’eccezione, ma parte integrante della valutazione tecnica. Ignorarla è da dilettanti.

  3. Capisco benissimo il vostro smarrimento, è facile sottovalutare certe aree. Però, se Google guarda tutto, non è forse saggio dare un’occhiata anche lì? Meglio prevenire che trovarsi poi a dover sistemare.

  4. Greta Silvestri

    Ma dai, pensavo che il login fosse un dettaglio irrilevante! Se Google valuta tutto, anche le parti meno visibili, allora siamo messi male. Questa cosa mi fa pensare che forse la mia “cura” per il sito è stata piuttosto superficiale.

  5. Davvero inatteso scoprire che anche un elemento come la pagina di login, spesso trascurato, possa avere un impatto così marcato. Mi chiedo se si dovrebbe considerare questo aspetto fin dalle primissime fasi di un progetto web.

    1. Beatrice Benedetti

      Proprio questo senso di cura per ogni dettaglio, anche il più umile, mi rattrista. Si naviga in un mare di complessità, e la perfezione sembra sempre un miraggio lontano. Chissà se il vero successo è un’illusione.

  6. Alessandro Lombardi

    Certo che l’algoritmo ci mette un po’ di tutto. Quindi anche il login deve essere un gioiellino, mica uno sgabuzzino.

    1. Mi sento esposta da queste rivelazioni, confesso che la mia pagina di login era un pensiero secondario. Pensavo di aver fatto tutto per bene.

    2. Davvero un’ottima osservazione! Non avevo mai pensato all’impatto tecnico di una pagina di login su tutto il sito. Mi chiedo se questo valga anche per le piattaforme più semplici.

  7. Riccardo Cattaneo

    Non avevo considerato l’impatto tecnico della pagina di login. La valutazione di Google è davvero più olistica di quanto si pensi.

    1. Riccardo De Luca

      Ma dai, chi pensava che una pagina di login potesse influenzare così tanto? L’algoritmo di Google ormai non si accontenta di poco. Bisogna essere perfetti ovunque, persino nei dettagli.

    2. Giuseppina Negri

      La valutazione tecnica di Google è implacabile. La mia analisi preliminare suggerisce che anche le pagine di servizio richiedano una pianificazione meticolosa.

  8. Un punto di vista che scuote le certezze. L’universo digitale è un organismo vivo, ogni sua fibra conta. Ma quanto profondo è il suo respiro?

  9. Gabriele Caruso

    Mi ritrovo pienamente nelle tue parole. L’attenzione ai dettagli, anche quelli apparentemente secondari come una pagina di login, è ciò che distingue un progetto di successo. Come imprenditori, dobbiamo sempre considerare l’esperienza utente nella sua interezza, non credi?

    1. Carlo Benedetti

      Non ci credo! Anche la pagina di login? Tutta questa cura per i contenuti e poi un dettaglio così… mi fa venire i brividi pensare a cosa altro potrei trascurare.

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