WordPress e i Core Web Vitals: il 43% dei siti non supera l’esame di Google

Anita Innocenti

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Solo il 43% dei siti WordPress supera i test di Google, un dato allarmante che solleva interrogativi sulla reale ottimizzazione e accessibilità del web per tutti.

Solo il 43% dei siti WordPress supera i Core Web Vitals di Google, un dato allarmante rispetto alla concorrenza. Con il nuovo parametro INP da marzo 2024, la sfida aumenta. Il problema non è la piattaforma, ma l'eccessivo uso di plugin e script che rallentano le performance. Ciò solleva interrogativi sull'accessibilità del web per piccoli utenti, con la performance che diventa un lusso per pochi.

WordPress nell’angolo: colpa della piattaforma o dell’abuso che se ne fa?

Andiamo al sodo.

I Core Web Vitals misurano tre aspetti dell’esperienza utente: la velocità di caricamento (LCP), la reattività (il nuovo INP) e la stabilità visiva della pagina (CLS). Per Google, un sito è promosso se ha un LCP sotto i 2.5 secondi, un INP inferiore a 200 millisecondi e un CLS quasi a zero.

Obiettivi che, sulla carta, sembrano ragionevoli.

Il problema di WordPress, però, non è tanto nel suo “motore”, quanto in tutto quello che ci costruisci sopra. A differenza di un sito sviluppato su misura, un progetto WordPress è spesso un assemblaggio di un tema, decine di plugin e svariati script esterni.

Ogni pezzo aggiunto è un potenziale freno a mano tirato.

Come descritto da Sitebox.io, il colpevole numero uno è quasi sempre lo stesso: un eccesso di JavaScript, spesso introdotto da plugin codificati senza troppa attenzione alla performance. Basta un solo plugin “pesante” per mandare a picco i punteggi e rovinare il lavoro di ottimizzazione fatto altrove.

Quindi, è davvero colpa di WordPress?

O è il risultato di un modello che permette a chiunque di aggiungere funzionalità con un clic, senza avere la minima idea delle conseguenze tecniche?

La flessibilità, che è sempre stata la più grande forza di questa piattaforma, si sta trasformando nel suo tallone d’Achille, come nota Search Engine Journal.

La questione si fa ancora più spinosa se pensi a chi, invece, ce la fa. Aziende come The Economic Times e Agrofy, investendo pesantemente in ottimizzazione, hanno visto crollare i tassi di abbandono e schizzare in alto le conversioni. Questo dimostra che i Core Web Vitals non sono solo un numerino per accontentare Google, ma hanno un impatto concreto sul business.

Il punto, però, è un altro.

Se per raggiungere questi risultati servono team di sviluppo e budget importanti, che fine fa il piccolo imprenditore o il blogger che ha scelto WordPress proprio per la sua accessibilità?

Una corsa alla performance che avvantaggia pochi?

Di fronte a questo quadro, le “soluzioni” che emergono sembrano seguire tutte la stessa direzione: spendere di più. Ti viene detto che serve un hosting gestito ad alte prestazioni, che devi acquistare temi premium leggeri e veloci e, magari, aggiungere un costoso plugin di ottimizzazione per risolvere i problemi che altri plugin hanno creato.

Viene da chiedersi se questa spinta di Google verso una “user experience” perfetta non stia, di fatto, creando un mercato miliardario per pochi grandi player del settore hosting e sviluppo. Un mercato in cui chi non può permettersi di pagare rimane inevitabilmente indietro. Dopotutto, persino gli strumenti che Google mette a disposizione per misurare le performance, come PageSpeed Insights, si basano su dati (i cosiddetti “dati sul campo” o CrUX) che i siti con meno traffico spesso non hanno.

Come puoi migliorare se non sai nemmeno con precisione dove stai sbagliando?

Il 43% di WordPress non è solo una statistica sulla velocità dei siti web. È un dato che ci costringe a interrogarci sul futuro del web stesso.

La visione di un web aperto e democratico, dove chiunque con una buona idea potesse creare la propria presenza online, sta forse lasciando il posto a un’autostrada a pagamento, dove solo chi ha il motore più potente può correre veloce?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

10 commenti su “WordPress e i Core Web Vitals: il 43% dei siti non supera l’esame di Google”

  1. Paola Montanari

    Ma dai. Plugin e script, ovvio. La piattaforma è uno strumento, il resto è caos. Google fa bene a pizzicare.

  2. Renato Martino

    La piattaforma è neutra, ma l’abuso di add-on la trasforma in un peso. Le performance non dovrebbero essere un privilegio.

  3. Angela Ferrari

    ‘Sta storia dei Core Web Vitals è seria. Troppi plugin, dai! WordPress è un potenziale, ma c’è chi lo ammazza. Serve pulizia, non pasticci.

    1. Capisco benissimo cosa intendi. È come voler costruire un razzo spaziale ma riempirlo di mattoni: l’intenzione è nobile, ma il risultato… beh, non ti porta sulla luna. La bellezza è nella semplicità, no?

      1. Sabrina Coppola

        Il web, un tempo sentiero lastricato di promesse, si trasforma in un labirinto di codice appesantito. È un peccato vedere come la potenziale agilità di WordPress venga soffocata da un’orgia di funzionalità superflue, rendendo la velocità un privilegio, non un diritto universale.

  4. Silvia Graziani

    Ma sì, la solita musica: troppi plugin e gente che ci ficca roba a caso. WordPress è un buon tool, ma l’abuso lo trasforma in un pachiderma.

    1. Massimo Martino

      Ah, la danza dei bottoni! Un sito è un palcoscenico, non una discarica di plugin. Chi non balla, resta fuori. Semplice.

    1. Alessandro Lombardi

      Ah, i soliti maghi del plugin che trasformano ogni sito in una lumaca digitale. La colpa è della piattaforma, certo, come no. Continuiamo a vendere fumo.

  5. Lorena Santoro

    La performance, si sa, è un’arte. E molti sembrano confonderla con una sagra del plugin. Sorprendente, no?

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