Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Perplexity AI sfida Google con 780 milioni di interrogazioni mensili, ma la vera incognita è se riuscirà a monetizzare senza cadere nei vecchi schemi pubblicitari.
Perplexity AI ha annunciato 780 milioni di interrogazioni mensili a maggio 2025, puntando a superare Google con ambiziosi piani di crescita e monetizzazione. Mentre la sua rapida espansione e il modello basato sulla ricerca AI attirano l'attenzione, sorgono interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del business model rispetto al dominio consolidato di Google.
Perplexity AI: 780 milioni di interrogazioni al mese. Ma è davvero l’anti-Google?
Perplexity AI, quel motore di ricerca che si vanta di darti risposte dirette invece di una sfilza di link, ha annunciato di aver toccato quota 780 milioni di interrogazioni al mese a maggio 2025, come riportato da Search Engine Land. Un bel salto, non c’è che dire, con una crescita dichiarata del 20% mese su mese.
Il CEO, Aravind Srinivas, non si nasconde e, durante il Tech Summit di Bloomberg, ha sparato alto: si aspettano di arrivare a un miliardo di ricerche a settimana entro metà del 2026. Partiti da circa 3.000 ricerche al giorno nel 2022, ora parlano di 30 milioni quotidiane.
Numeri che fanno gola, certo, ma dietro questa corsa sfrenata, cosa si nasconde veramente?
Siamo sicuri che basti macinare query per impensierire il colosso Google?
E a proposito di chi c’è dietro, il team non è composto dagli ultimi arrivati. Parliamo di gente come lo stesso Srinivas, ex ricercatore di OpenAI, Denis Yarats, che arriva da Facebook AI, e Andy Konwinski, uno dei co-fondatori di Databricks, secondo quanto descritto da TechCrunch.
L’idea di Srinivas è quella di puntare tutto su una ricerca AI che lui definisce “accurata”, un bel modo per dire che non dovrebbe inventarsi le cose come fanno altri, o almeno così speriamo.
Dice che una loro risposta AI vale “quattro o cinque ricerche tradizionali”.
Sarà, ma intanto questa presunta accuratezza ha attirato l’attenzione di colossi come Motorola, e pare ci siano altre aziende produttrici di hardware pronte a mollare gli assistenti standard di Android per passare a Perplexity.
Ma reggerà questa strategia quando si tratterà di fare cassa sul serio?
Strategie aggressive e il sogno di “infinita fidelizzazione”: semplice ambizione o pura utopia?
Perché vedi, non basta avere un bel prodotto se poi non sai come monetizzarlo.
E qui le cose si fanno interessanti.
Stanno lavorando a un browser tutto loro, chiamato Comet, che promette di integrare la ricerca AI direttamente nella navigazione, come spiegato su Search Engine Land.
L’obiettivo?
Quella che Srinivas chiama “infinita fidelizzazione”, un parolone che, tradotto, significa tenerti incollato lì il più possibile.
Oltre a questo, c’è l’abbonamento premium da 20 dollari al mese e, udite udite, stanno testando risposte sponsorizzate per lo shopping, con partner come Whole Foods, e pianificano di integrare l’affiliate commerce. Insomma, la pubblicità, quella vecchia volpe, torna sempre a fare capolino, anche quando si parla di “nuova generazione” di ricerca.
Ma questo modello, che ricorda molto da vicino quello di OpenAI, sarà sostenibile nel lungo periodo, o è solo un modo per tirare a campare in attesa del colpaccio?
La crescita di Perplexity arriva in un momento in cui, diciamocelo, Google non se la passa benissimo: la sua quota di mercato è scesa dal 91% del 2022 all’81% nel primo trimestre 2025, e non dimentichiamoci che Perplexity ha pure testimoniato contro Google nel processo antitrust, accusandola di accordi di distribuzione esclusiva su Android.
Certo, loro puntano in alto, si parla di una ricerca di finanziamenti che li valuterebbe 18 miliardi di dollari.
Non noccioline.
Però, la vera sfida per Perplexity, al di là degli abbonamenti, è trovare un modo per monetizzare che non sia la solita minestra riscaldata. E mentre loro cercano la quadra, i concorrenti non stanno a guardare: Google risponde con i suoi “Smart Summaries” in Gmail e Anthropic si butta sulla generazione di contenuti blog tramite AI.
La sfida è aperta: ma questa corsa all’AI non rischia di lasciarci a piedi?
Con circa 26 milioni di ricerche giornaliere, secondo le stime di Just think AI, Perplexity sta sicuramente smuovendo le acque.
Ma la domanda che mi pongo, e che dovresti porti anche tu, è: questa enfasi sulla velocità, sulla quantità di query, sulle risposte “pronte all’uso” generate dall’AI.
dove ci porterà?
Stiamo davvero andando verso una ricerca più intelligente e utile, o stiamo solo creando un nuovo recinto dorato, magari più piccolo di quello di Google, ma pur sempre un recinto?
Il CEO Srinivas è convinto che la loro sia la strada giusta, parlando di come quattro o cinque ricerche tradizionali siano concentrate in una loro risposta AI.
E forse per certi versi ha ragione.
Ma quando vedo queste aziende che nascono, crescono a dismisura e poi iniziano a parlare di “fidelizzazione infinita” e modelli di revenue che somigliano tanto a quelli vecchi, qualche dubbio mi viene.
La partita è appena iniziata, e sarà interessante vedere se Perplexity riuscirà davvero a tener testa ai giganti e, soprattutto, a farlo mantenendo le promesse di un’informazione più pulita e meno manipolata.
O se, alla fine, si rivelerà solo un altro attore in un gioco dove le regole, purtroppo, le scrivono sempre gli stessi.
Staremo a vedere.
780 milioni di query sono tanti, ma quanti pagano l’abbonamento? Google fattura con la pubblicità, Perplexity come pensa di fare? Vedremo se durerà o se finirà come tanti altri “anti-qualcosa” che poi sono stati comprati.
780 milioni di query? Bene, ma senza un modello di guadagno solido, restano solo numeri. Vedremo se trovano la quadra o se la bolla scoppia.
Vincenzo Costa, penso che la sfida sia proprio lì: trovare un modo per guadagnare senza diventare Google 2.0. Vediamo cosa si inventano!