Con l’AI Mode che processa query lanciando ricerche multiple in autonomia, il posizionamento perde centralità: la visibilità ora dipende dalla capacità di influenzare direttamente LLM e IA
📌 TAKE AWAYS
- La visibilità online non dipende più dal primo posto, ma dall’essere inclusi nelle risposte delle IA.
- L’AI Mode genera sintesi autonome partendo da più fonti, senza mostrare link né passaggi intermedi.
- Per comparire nelle risposte degli LLM serve un brand riconoscibile, affidabile e ben strutturato.
La SEO, ai tempi di AI Mode, non è più una gara per il primo posto su Google.
Oggi è sempre più importante risultare autorevoli agli occhi di IA e LLM per farsi scegliere dagli agenti IA.
Studio da anni le arti arcane della SEO. Studio gli algoritmi come un monaco amanuense studia i testi sacri. Ho celebrato un primo posto su Google come la vittoria di un derby e ho gestito ogni calo di posizioni come un’emergenza da codice rosso, perché dietro ogni click potevano nascondersi lead e conversioni.
Proprio perché conosco il valore di ogni singola posizione, so riconoscere un gioco quando le sue regole vengono riscritte da zero.
E il gioco è cambiato.
Ma mentre io e altri addetti ai lavori seguivamo da tempo i segnali di questo terremoto imminente, per il resto del mondo il punto di rottura è arrivato. Ed è stato plateale.
Quel campo da calcio su cui hai investito tanto?
È stato ufficialmente trasformato in una piscina per il nuoto sincronizzato.
Non è che son cambiate le regole: è il gioco stesso che è diventato qualcos’altro.
E tu, che hai sudato sette camicie per quel primo posto, per quel traffico che porta clienti e fatturato, oggi, probabilmente, ti senti esattamente così: uno che ha appena scoperto che la sua mappa del tesoro è scritta in una lingua che non capisce più.
Una lingua fatta di “AI Mode”, “AI Overviews”, “agenti”, “LLM”, “query fan-out” e “RAG”.
Una lingua che non parla più di posizionare un sito, ma di farlo ricordare da un’intelligenza artificiale.
Bene, mettiti comodo. Oggi traduco io questo strano idioma per te. E ti spiego perché, se vuoi che il tuo brand continui a esistere online, hai un disperato bisogno di un interprete.
Google AI Mode non è un semplice chatbot: è un agente che lavora in autonomia
Quando Google ha iniziato a parlare di “AI Mode”, la reazione di molti, è stata di scetticismo.
All’inizio si pensava fosse solo un’altra trovata, “un chatbot con un vestito nuovo”.
Un giocattolo per nerd della tecnologia, insomma.
Intanto Liz Reid di Google ci teneva a rassicurarci: “Google non diventerà un chatbot, state tranquilli”, diceva.
Ma poi è diventato sempre più evidente che l’AI Mode non era un semplice restyling, ma l’inizio di una rivoluzione.
Ti faccio un esempio pratico su come funziona la novità made in Mountain View.
Victor Schmitt-Bush di SE Ranking ha provato a metterla alla prova con domande semplici, come “Dov’è il posto migliore per mangiare una cheesecake a New York?”.
La risposta non è stata una lista di link. È stato un processo.
In tempo reale, l’AI Mode ha lanciato 7 ricerche parallele, scansionato 43 siti, interrogato Google Maps e ha cucito insieme una risposta unica e coerente.
Questo è ciò che gli esperti chiamano un sistema “agentico”.
La tua domanda non attiva una ricerca, ma avvia un piccolo agente software che lavora per te.
Mike King, un’autorità nel settore, lo descrive come un “query fan-out”: una singola domanda scatena una cascata di sotto-ricerche, estrazioni di dati e sintesi di contenuti. Pensa a un assistente personale a cui chiedi di organizzarti una serata: non ti porta un elenco di ristoranti, ma ti prenota il tavolo dopo aver controllato le recensioni, la distanza e la disponibilità.
L’AI Mode, quindi, non recupera informazioni: le interpreta e le assembla, come riassume bene anche il SEO Kevin Indig qui.
Peccato che lo faccia in modo opaco, per usare un eufemismo.
Non vedi i passaggi intermedi.
Vedi solo il risultato finale.
Che a volte non è neanche così utile, come nota il SEO Wil Reynolds di Seer Interactive:
Lo studio condotto da Schmitt-Bush di SE Ranking, lo conferma con dati impietosi: su 50 query di test, l’AI Mode ha risposto al 100% delle domande, mentre le tradizionali AI Overviews (le risposte generate dall’IA che già vedi in cima ai risultati) solo al 56%. Inoltre, la sovrapposizione esatta delle fonti tra i due sistemi era appena del 10,6%.
Cosa significa questo per te e per il tuo sito?
Significa che l’AI Mode sta costruendo le sue risposte attingendo a un universo di fonti diverso e con una logica nuova. Ottimizzare il tuo sito per i risultati di ricerca classici potrebbe non servire a nulla per apparire qui.
La SEO non riguarda più solo il posizionamento di una pagina, ma l’inserimento di frammenti della tua conoscenza all’interno di una sintesi creata da un’IA.
Non competi più per un singolo posto in classifica:
competi per influenzare la comprensione delle IA.
E per farlo devi affidarti a un’agenzia SEO che sappia parlare la lingua delle IA.
Dietro il sipario: cosa ci dice Google (e cosa non ci dice)
Se le analisi degli esperti non bastassero, ascoltiamo chi questa rivoluzione la sta costruendo. Durante il podcast “AI Inside” di Jason Howell, Nick Fox, il capo di Google Search, è stato cristallino.
L’obiettivo, ha detto, è “reinventare prodotti iconici come Search e Maps grazie all’IA”.
Nick Fox ha rivelato un dato che dovrebbe farti drizzare le orecchie:
le AI Overviews stanno già toccando 1,5 miliardi di utenti al mese.
Non è un esperimento di laboratorio, è la nuova normalità. E questa nuova normalità sta cambiando il comportamento degli utenti. Fox parla di un “learning effect” (effetto apprendimento): le persone, vedendo che Google può fare di più, stanno imparando a porre domande più complesse.
Non cercano più “ristorante cinese Cagliari”, ma “ristorante cinese a Cagliari adatto per una cena romantica, non troppo caro, con buone recensioni per i ravioli al vapore”.
Chi risponderà a questa domanda?
Non un singolo sito, ma una sintesi dell’IA.
È qui che si nasconde la minaccia silenziosa, quella di cui si parla meno perché meno “sexy” dell’AI Mode.
Come mi ha confermato in un’intervista Johannes Beus, CEO del tool Sistrix:
La minaccia immediata al traffico è sicuramente rappresentata dalle AI Overviews esistenti. Stanno già riducendo il traffico, ma il loro scopo principale è quello di abituare gli utenti a un futuro in cui otterranno risposte senza cliccare sui siti web.
Johannes Beus
Detto in soldoni, le AI Overviews sono solo l’antipasto.
L’AI Mode sarà il piatto principale.
E il tuo traffico, se non ti adatti, rischia di essere il conto da pagare.
L’IA come terapista: cosa vogliono davvero le persone
Mentre noi tecnici ci arrovelliamo su query e agenti, le persone comuni stanno usando l’intelligenza artificiale in modi che nessuno aveva previsto.
Lo studio di Marc Zao-Sanders, pubblicato sulla prestigiosa Harvard Business Review, è illuminante. Analizzando centinaia di forum online come Reddit, ha scoperto che l’uso più comune della Gen AI non è tecnico, ma emotivo.
Al primo posto non c’è “scrivere codice” o “analizzare dati”
C’è “Terapia/Compagnia”.
Le persone usano i chatbot per superare traumi, elaborare il lutto o semplicemente sentirsi meno sole. Al secondo e terzo posto troviamo “Organizzare la mia vita” e “Trovare uno scopo”.
Perché questo dovrebbe interessarti?
Perché rivela un cambiamento fondamentale nella relazione tra uomo e macchina. Gli utenti stanno sviluppando un livello di fiducia profondo, quasi intimo, con l’IA. La vedono come un consigliere, un confidente.
Pensaci un attimo: se le persone si fidano di un’IA per le loro ansie più profonde, puoi scommettere che si fideranno anche quando chiederanno:
“Qual è il miglior software di contabilità per la mia piccola impresa?” o “Quali sono le scarpe da trekking più affidabili sotto i 150 euro?”.
Il tuo brand non deve più solo vendere un prodotto.
Deve diventare una fonte così autorevole, affidabile e umana da essere “degno” di essere citato da questo nuovo oracolo digitale.
La tua visibilità non dipende più da un algoritmo che calcola link, ma da un’IA che valuta la fiducia.
Per rendere questo possibile devi assolutamente rivolgerti a un consulente SEO che lavori affinché il tuo brand diventi la risposta di IA e LLM, non esiste un altro modo!
Tra opacità e cannibalizzazione: la parola agli strateghi della SEO
E quindi, che si fa? Come ci si adatta a un mondo dove le regole sono opache e il traffico non è più garantito?
Johannes Beus, nella mia recente intervista è stato quasi brutale nella sua onestà.
“L’era del traffico organico massiccio sta volgendo al termine”, mi ha detto.
I livelli registrati nel 2024 rappresenteranno probabilmente un picco storico che non sarà superato.
Johannes Beus
Secondo lui, gli editori e i creatori di contenuti si sono scavati la fossa da soli. Per anni, con una SEO sempre più aggressiva, hanno fornito a Google il manuale perfetto per capire, replicare e, infine, sostituire i loro contenuti. L’IA ha semplicemente imparato la lezione.
E l’opacità dei dati?
Il fatto che Google Search Console non distingua tra traffico da AI Overviews e AI Mode non è mica un bug, stai sicuro!
Si tratta di una scelta strategica per impedire ai SEO di monitorare, studiare e influenzare le risposte di LLM e IA.
Joshua Squires, SEO di Amsive, offre una prospettiva pragmatica su come sopravvivere.
“Gli strumenti di terze parti diventeranno le nuove SERP”, mi ha detto durante la nostra chiacchierata.
Dovremo affidarci a loro per misurare la nostra visibilità nell’universo IA. Ma la vera svolta è culturale. Il successo non sarà più una questione di trucchi tecnici.
Squires insiste sul fatto che l’aumento della notorietà del marchio, l’affinità e l’interesse generati da un marketing a 360 gradi saranno determinanti.
Non è l’acquisto di annunci a pagamento che aiuta, ma l’aumento della consapevolezza del marchio.
Joshua Squires
Sarò schietto: su questo sono molto d’accordo con Josh.
Mi pare innegabile che Big G ormai punti tutto sulle ads, visto il tramonto della ricerca tradizionale. Per cui è ovvio che a Mountain View non convenga rivelare troppi dati riguardanti AIO e AI Mode.
Sarò malizioso io… che dici?
Considerato questo cambiamento che non esito a definire epocale, la SEO si sta trasformando, è lampante.
Non è più un’attività isolata e tecnica, ma deve integrarsi stabilmente in ogni strategia di marketing. Il tuo obiettivo non è più accumulare click, ma costruire un brand così forte e autorevole che l’intelligenza artificiale non possa fare a meno di citarti. Devi diventare tu stesso la fonte primaria.
Il mondo che conoscevamo, quello dei dieci link blu, sta scomparendo. Siamo entrati in una nuova era in cui il tuo sito non viene più solo indicizzato e posizionato, ma viene analizzato, compreso e, se sei bravo, ricordato.
È un mondo più complesso, sicuramente diverso e, per molti, più spiazzante.
Ma è l’unico mondo che abbiamo.
Se non aggiorni la tua strategia, verrai dimenticato.
Ma se la aggiorni davvero, diventerai tu la risposta che conta.
Per capire come fare, contatta qui la mia agenzia SEO.
La SEO, con l’avvento di AI Mode, non è più una gara di posizionamento: Domande Frequenti
Cos’è l’AI Mode di Google e come funziona?
L’AI Mode di Google è un agente intelligente che risponde alle domande degli utenti lanciando ricerche multiple in autonomia, analizzando decine di fonti e costruendo risposte sintetiche e personalizzate. Non si limita a restituire una lista di link, ma elabora una risposta su misura interrogando diverse fonti, servizi come Google Maps e creando una sintesi utile, senza mostrare i passaggi intermedi.
In che modo l’AI Mode sta cambiando la SEO?
L’AI Mode rende la SEO tradizionale meno centrale, perché le risposte non derivano più solo dal posizionamento nei risultati organici. Conta di più influenzare il modo in cui l’IA comprende e sintetizza le informazioni. Ottimizzare un sito significa ora renderlo una fonte attendibile e memorabile per gli LLM, non solo ben posizionata nei risultati classici.
Perché è importante costruire un brand forte nell’era dell’intelligenza artificiale?
Nell’era dell’IA, le persone si affidano agli assistenti virtuali non solo per compiti tecnici, ma anche per consigli personali ed emotivi. Per questo motivo, un brand forte, umano e affidabile ha maggiori probabilità di essere scelto come fonte nelle risposte generate dagli LLM. La SEO moderna richiede una strategia integrata di marketing che rafforzi la notorietà del brand.