Perplexity ridefinisce la ricerca: arriva Comet, il browser AI che “pensa” per te

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.

Contattaci ora →

Comet promette di navigare e “pensare” per noi, automatizzando la ricerca di informazioni, ma solleva interrogativi sul controllo e l’influenza delle fonti

Perplexity lancia Comet, un browser AI che aspira a essere il nuovo punto di accesso a internet. Dotato di "navigazione agentica", elabora e agisce per l'utente, superando la ricerca tradizionale. L'accesso iniziale, riservato agli abbonati Max, evidenzia la sua ambizione di trasformare radicalmente il rapporto utente-web e l'interazione con le informazioni online.

Perplexity alza la posta: non più solo ricerca, ma un browser che “pensa” per te

L’hanno chiamato Comet, e l’ambizione di Perplexity è chiara fin da subito: smettere di essere solo un’alternativa a Google e provare a diventare il punto di accesso a internet. L’idea è quella di un browser potenziato dall’intelligenza artificiale che non si limita a cercare informazioni, ma le elabora e agisce per conto tuo.

Una mossa audace, senza dubbio, che però parte subito con un paletto non da poco: l’accesso iniziale è riservato a chi paga l’abbonamento Max da 200 dollari al mese o a chi si mette in lista d’attesa. Questo dettaglio la dice lunga su chi sia il vero bersaglio, almeno per ora.

Te ne ho già parlato qui, ma questo approfondimento di Search Engine Journal credo che meriti la tua attenzione.

L’obiettivo dichiarato da Aravind Srinivas, il CEO di Perplexity, infatti, è quello di creare un “sistema operativo con cui fare quasi tutto”, puntando a una “fidelizzazione infinita” dell’utente, come scrive TechCrunch.

Una dichiarazione che, tradotta dal linguaggio aziendale, suona quasi come una minaccia alla nostra libertà di scelta online.

Ma al di là dei proclami, cosa fa esattamente questo browser e, soprattutto, come lo fa?

Il cuore di Comet: la navigazione “agentica”

Qui le cose si fanno interessanti. Il concetto chiave è quello di “navigazione agentica”. In pratica, tu chiedi a Comet di fare qualcosa di complesso, come trovarti le migliori cuffie sotto i 300 euro, e lui non si limita a darti una lista di link.

No, il suo assistente AI inizia a navigare attivamente: apre schede, visita siti di recensioni, controlla i negozi online, confronta i dati e alla fine ti presenta un riassunto pronto all’uso. Un recensore di TechRadar ha provato a usarlo per 48 ore e si è detto convinto che questa sia la strada del futuro.

Sembra una gran bella comodità, non c’è che dire.

Questa automazione spinta, però, solleva una domanda non da poco: a quale prezzo stiamo ottenendo questa efficienza?

La vera partita: ridefinire il nostro rapporto con il web

Sarebbe un errore pensare che questa sia solo l’ennesima guerra tra browser. La partita è molto più grande e riguarda il modo in cui interagiremo con le informazioni domani. Perplexity non è sola in questa corsa; Google sta già integrando funzioni simili in Chrome, e altri non staranno a guardare.

Stiamo assistendo a un cambiamento radicale, dove l’utente non cerca più, ma delega. Questo fenomeno, del resto, è già in atto in altri settori. Come fa notare Ben Welsh di Reuters, anche se parlando del mondo del giornalismo, questi modelli linguistici stanno cambiando le regole del gioco, permettendo di fare cose prima impensabili senza competenze tecniche.

La questione, quindi, diventa un’altra: stiamo delegando solo il lavoro noioso o anche la nostra capacità di valutazione critica?

Quando un’intelligenza artificiale fa il lavoro per noi, chi ci garantisce che le sue conclusioni non siano influenzate da qualche partnership commerciale nascosta o da un algoritmo programmato per favorire chi paga di più? La promessa di un assistente perfetto nasconde il rischio di perdere il controllo su come e quali informazioni riceviamo.

Comet è senza dubbio un passo tecnologicamente notevole, ma è un passo nella direzione giusta per tutti?

La risposta, per ora, non è così scontata.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

6 commenti su “Perplexity ridefinisce la ricerca: arriva Comet, il browser AI che “pensa” per te”

  1. Silvia Graziani

    Ma dai, un browser che pensa per me? Mi sembra un po’ una roba da fantascienza, ma ammetto che l’idea di non dover più scrollare all’infinito è tentatrice, anche se un po’ scary.

  2. Gabriele Caruso

    Un altro “pensatore” artificiale. Chissà quali pensieri sceglierà per noi. La fiducia nella macchina è una cosa… speriamo non diventi cieca.

  3. Elisa Marchetti

    Ah, la magia della tecnologia che pensa per noi. Una vera benedizione, immagino. Purché poi non ci chieda un compenso per questa sua benevolenza, e soprattutto che le fonti di questo suo “pensiero” siano degne di fiducia, altrimenti ci ritroviamo tutti a credere a favole digitali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore