La nuova IA di Google Gemini metterà fine al traffico fake?

Anita Innocenti

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Tra promesse di trasparenza e miliardi in fumo, l’IA di Google riuscirà a sconfiggere i bot che minacciano gli investimenti pubblicitari o è solo una strategia per consolidare il suo potere?

Google ha annunciato l'uso della sua IA Gemini per combattere il traffico pubblicitario fraudolento, dichiarando un calo del 40%. Nonostante ciò, l'articolo solleva interrogativi sulla tempestività e l'impatto reale di questa soluzione, dato il problema globale da 84 miliardi di dollari. Ci si chiede se sia una cura definitiva o una mossa strategica di Google, evidenziando l'importanza di costruire un brand forte.

La nuova IA di Google: fine del traffico fake o solo una mossa di facciata?

Ti è mai capitato di guardare i report delle tue campagne e pensare: “Tutti questi click, tutte queste impression… e le vendite dove sono?”.

Se la risposta è sì, non sei solo.

Per anni, una parte consistente dei budget pubblicitari è finita dritta nelle tasche dei truffatori, pagando per traffico generato da bot e non da persone reali. Ora, Google arriva e si batte il petto, annunciando di aver scatenato la sua intelligenza artificiale più avanzata, Gemini, per combattere questa piaga.

Il risultato? Un presunto calo del 40% del traffico non valido derivante da pratiche ingannevoli.

La notizia suona bene, ma la domanda sorge spontanea: è davvero la soluzione che aspettavamo o solo un’altra mossa del gigante di Mountain View per rassicurare il mercato?

La tecnologia che Google mette in campo, bisogna ammetterlo, è roba da film di fantascienza.

Stiamo parlando di un’IA multimodale, un termine complesso per dire che questo sistema non si limita a leggere righe di codice. No, Gemini naviga i siti e le app proprio come farebbe un essere umano. Osserva la pagina, capisce dove sono i menu, riconosce gli annunci e cattura schermate per analizzare cosa sta succedendo.

In pratica, è un detective digitale che scova le trappole più subdole: banner nascosti che generano impression anche se nessuno li vede, pulsanti che portano a click involontari e annunci piazzati in modo così fastidioso da costringerti a interagire.

Una volta individuata l’anomalia, un team di persone in carne e ossa verifica il tutto prima di agire.

Sembra perfetto.

Ma dietro a questi annunci trionfali, qual è la reale dimensione del problema che affligge le tue campagne ogni giorno?

Una voragine da 84 miliardi di dollari

Parliamoci chiaro.

Il traffico non valido non è un piccolo fastidio, è una voragine che inghiotte capitali. Stiamo parlando di una perdita globale stimata in 84 miliardi di dollari solo nel 2024, come descritto da Vertoz. E i dati diventano ancora più concreti se guardiamo alle percentuali: secondo le analisi di Pixalate, nel primo trimestre del 2025 il traffico non valido ha raggiunto il 18% sul web e un impressionante 31% sulle app mobili.

Questo significa che quasi un terzo della spesa pubblicitaria su mobile potrebbe finire nel nulla.

Ma il dato più allarmante arriva forse dall’ultimo report di Imperva, che ci dice che quasi la metà di tutto il traffico internet (il 47,4%) non è umano, ma generato da bot. E il 30% di questi bot è lì apposta per fregarti, simulando visite e click.

Di fronte a questi numeri, l’annuncio di Google del -40% suona un po’ diverso, non trovi?

È un passo avanti, certo, ma su un problema di dimensioni colossali che per anni è cresciuto apparentemente indisturbato proprio sulle piattaforme che avrebbero dovuto controllarlo.

Viene da chiedersi perché un’arma così potente come Gemini sia stata sfoderata solo ora e non prima.

Insomma, Google ci presenta una soluzione potente, ma la domanda è: sta curando la malattia o solo nascondendo i sintomi per continuare a far girare il suo enorme business pubblicitario?

Cosa cambia davvero per chi investe in pubblicità?

A prima vista, per te che investi in pubblicità, questa dovrebbe essere un’ottima notizia. Meno traffico “fantasma” significa dati più puliti, report più affidabili e, in teoria, un ritorno sull’investimento più facile da misurare.

Ma non è così semplice.

La mossa di Google, pur essendo un passo nella giusta direzione, aumenta ancora di più la sua posizione di controllore assoluto. Ora, non solo dobbiamo fidarci dei suoi algoritmi per posizionare i nostri annunci, ma dobbiamo anche fidarci della sua intelligenza artificiale per decidere quale traffico è buono e quale no. Tutto avviene all’interno di una scatola nera sempre più impenetrabile.

La verità è che, mentre Google affina le sue armi, la battaglia per l’attenzione reale dei clienti si combatte altrove. La soluzione definitiva al traffico fake non può essere solo tecnologica. La vera difesa è costruire un brand forte, creare contenuti di valore e stabilire una relazione autentica con il tuo pubblico.

Un cliente vero, che ti sceglie perché si fida di te e apprezza quello che fai, è qualcosa che nessun bot potrà mai replicare.

La tecnologia può aiutare a pulire il campo da gioco, ma la partita, quella vera, la vinci tu, con la tua strategia e la tua capacità di essere rilevante per le persone giuste.

E questa, per fortuna, è una cosa che Google non potrà mai controllare.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

3 commenti su “La nuova IA di Google Gemini metterà fine al traffico fake?”

  1. La lotta ai bot è una vera odissea. Gemini cambierà le carte in tavola? Speriamo sia un raggio di luce nella nebbia. Meglio puntare su un brand solido, quello non mente.

    1. Messa così, una riduzione del 40% è un bel numero. Ma se i bot sono furbi quanto chi li crea, la festa dei click finti non è finita. Più che sull’IA, punterei sulla solidità del mio brand. Quello, almeno, non finge di cliccare.

  2. Alessandro Lombardi

    Ah, il solito teatrino dei grandi per farci credere che risolvono problemi che loro stessi alimentano. 40% in meno di truffe? Magari. Più probabile una mossa per fare cassa sulla disperazione altrui, come sempre.

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