Google e l’AI Mode: Big G vuole costruire un argine al crollo del traffico

Dopo aver terrorizzato editori e imprenditori con la prospettiva di un traffico a zero, Mountain View testa nuove funzioni per incentivare i click. Ma è un vero cambio di marcia o solo un’abile mossa di facciata?

Ascolta l’editoriale in breve

📌 TAKE AWAYS

  • AI Mode ha ridotto il traffico organico: solo il 4,5% delle ricerche porta a un click esterno.
  • Robby Stein di Google Search ha annunciato test su caroselli, link inline e Web Guide per rilanciare i click.
  • I brand devono strutturare contenuti chiari e autorevoli per essere citati dall’IA.
Google con l’AI Mode ha ridotto drasticamente i click verso i siti, generando allarme tra editori e imprenditori. I dati mostrano solo il 4,5% di traffico esterno.
Robby Stein di Google annuncia test per riportare traffico e visibilità con caroselli, link inline e Web Guide.

Me lo sento chiedere ogni giorno, con la stessa espressione preoccupata sul volto, durante le call o davanti a un caffè. “Ma con questa intelligenza artificiale, il mio sito sparirà da Google? Tutto il lavoro fatto, gli articoli del blog, le schede prodotto… che fine faranno?”. E ti capisco. Ti capisco perfettamente.

Sei un imprenditore. Il tuo tempo è prezioso, diviso tra fornitori, clienti, bilanci e la speranza di staccare almeno un weekend ogni tanto. E adesso, come se non bastasse, ti ritrovi bombardato da sigle come LLM, AIOs, AI Mode, GEO.

Ti sembra di essere tornato a scuola, ma questa volta in palio non c’è un bel voto, c’è la sopravvivenza stessa della tua visibilità online. Vedi questi riquadri colorati che rispondono alle domande al posto dei vecchi, rassicuranti link blu e ti chiedi: “E ora chi cliccherà più sul mio sito?“.

La sensazione è quella di aver costruito per anni una splendida vetrina sulla via principale della città, e da un giorno all’altro il comune ha eretto un gigantesco muro di fronte, su cui proietta le risposte a tutte le domande dei passanti.

Loro ottengono ciò che vogliono, sì, ma non entrano più nel tuo negozio.

Ecco, il mio lavoro è darti gli strumenti per creare una porta in quel muro. O meglio ancora, convincere chi l’ha costruito a inserire delle bellissime finestre che diano proprio sulla tua vetrina.

E la notizia, quella che sta facendo tremare la comunità SEO e che voglio analizzare con te oggi, è che forse, e dico forse, Google ha appena iniziato a distribuire gli scalpelli.

Perché dopo mesi di panico generalizzato, Mountain View ha annunciato qualcosa di inaspettato: sta testando modifiche alla sua AI Mode proprio per aumentare i click verso i siti web.

Sembra un controsenso, vero? Ma andiamo con ordine, perché per capire la portata di questa “retromarcia”, dobbiamo prima capire l’incidente che l’ha quasi resa necessaria.

Il grande spauracchio: cos’è davvero l’AI Mode di Google?

Prima di esaminare la cura, diagnostichiamo la malattia. Fino a ieri, Google era una biblioteca. Tu inserivi una richiesta e il bibliotecario (l’algoritmo) ti indicava una serie di scaffali (i link) dove trovare la risposta. Dovevi alzarti, prendere i libri e leggere. Un lavoro attivo.

L’AI Mode, introdotta in via sperimentale il 5 marzo 2025, diffusa negli USA il 20 maggio e poi a macchia d’olio in 180 paesi, trasforma Google in un assistente personale.

Tu fai una domanda, e lui non ti indica più gli scaffali. Ti legge direttamente il paragrafo che ti serve, sintetizzando le informazioni da più libri contemporaneamente. Comodo per l’utente, un potenziale disastro per chi scrive i libri.

Tecnicamente, quando inserisci una domanda complessa come “Consigliami delle cuffie Bluetooth comode, con design over-ear e batteria a lunga durata”, l’AI Mode non fa una sola ricerca.

Ne fa decine in parallelo (una tecnica chiamata “query fan-out“): “migliori cuffie over-ear”, “cuffie Bluetooth con batteria più lunga”, “recensioni cuffie comode”, e così via.

Poi, il suo cervello, il modello AI Gemini 2.5, prende pezzi di informazione da varie pagine web e li cuce insieme in una risposta unica e coerente.

E i siti da cui ha preso le informazioni?

Relegati a piccole citazioni in fondo, se va bene.

È la consacrazione del “risultato a zero click“. L’utente ottiene la risposta e chiude la pagina.

Nessuna visita al tuo sito, nessuna possibilità di fargli vedere le tue offerte, di iscriverlo alla newsletter, di trasformarlo in un cliente.

Per questo serve un consulente SEO che sappia rendere il tuo sito “affascinante” anche per l’IA, così da non restare invisibile ma diventare una fonte che conta.

I dati più allarmanti: quando le cifre parlano chiaro

Questa non è solo una paura astratta. È una realtà documentata da dati impietosi. Già con le “AI Overviews” (le sintesi IA che appaiono sopra i risultati classici), una ricerca di Ahrefs ha mostrato un calo medio del 34,5% nei click.

Un terzo del tuo traffico potenziale, polverizzato.

Ma con l’AI Mode, la situazione è ancora più drammatica. Un’analisi pionieristica dell’agenzia SEO iPullRank ha rivelato un dato agghiacciante: solo il 4,5% delle sessioni in AI Mode si conclude con un click verso un sito esterno.

Il 95,5% delle volte, l’utente inizia e finisce la sua ricerca all’interno della bolla di Google.

Fonte iPullRank, 30 luglio 2025, articolo di Garrett Sussman
iPullRank + Similarweb

È uno scenario che Sundar Pichai, il CEO di Google in persona, ha confermato in un’intervista con Lex Fridman, definendo l’IA conversazionale come il futuro inevitabile della ricerca.

Eppure, allo stesso tempo, abbiamo assistito a dichiarazioni quasi surreali da parte di altri dirigenti, come Liz Reid, capo della ricerca di Google, che ha affermato che l’IA non sta “uccidendo i click”.

Certo, come no!

Una frase che, letta con i dati di iPullRank alla mano, suona come una barzelletta amara e ha scatenato l’ironia e la rabbia di molti addetti ai lavori.

Fonte iPullRank, 30 luglio 2025, articolo di Garrett Sussman
iPullRank + Similarweb
Fonte iPullRank, 30 luglio 2025, articolo di Garrett Sussman
iPullRank + Similarweb

La buona notizia, se così si può chiamare, è che l’adozione di massa non è ancora avvenuta. Lo stesso studio di iPullRank pubblicato da Garrett Sussman mostra che oltre il 50% degli utenti ha provato l’AI Mode una sola volta per poi non tornare.

Un’analisi di Aleyda Solis nel Regno Unito ha evidenziato un picco di curiosità iniziale seguito da un calo di utilizzo. Forse, dopotutto, agli utenti piace ancora “navigare”.

Aleyda Solis su LinkedIn 12 agosto 2025
Aleyda Solis su LinkedIn 12 agosto 2025
Aleyda Solis + Similarweb

Ed è proprio qui che si inserisce l’ultimo, sorprendente colpo di scena che riguarda direttamente il tuo business.

La svolta inattesa: Robby Stein e la promessa di più click

Il 25 agosto 2025, Robby Stein, un pezzo grosso del team di ricerca di Google, pubblica un thread su X che fa sobbalzare sulla sedia migliaia di SEO e imprenditori.

Annuncia che Google sta testando attivamente delle modifiche per “incoraggiare l’esplorazione successiva” e “mettere in risalto link utili“.

Tradotto dal googlese: “Ci siamo accorti che se nessuno clicca più sui link. Di questo passo il web che alimenta la nostra stessa IA rischia di morire! E con esso, forse, anche il nostro modello di business”.

Le novità su cui stanno lavorando sono tre, e sono fondamentali per te.

Robby Stein su X 25 agosto 2025

Caroselli di link incorporati

Immagina di chiedere all’IA “le migliori spiagge della Sardegna”. Invece di una semplice lista testuale con piccole fonti in calce, vedrai apparire, all’interno della risposta, un carosello visivo con le foto delle spiagge, il nome e un link diretto a un sito di viaggi, a un blog o a un portale turistico.

Stein ammette: “Abbiamo scoperto che le persone preferiscono e sono più propense a cliccare su link incorporati nelle risposte, quando hanno più contesto”.

È una rivoluzione: il link non è più una nota a piè di pagina, ma un elemento integrante e attraente della risposta. Sono già attivi su desktop e arriveranno presto su mobile.

Miglioramento dei link inline

Sono i link inseriti direttamente nel testo, come in un qualsiasi articolo di giornale.

Google sta aggiornando i suoi modelli per capire meglio “dove e quando le persone hanno più probabilità di voler cliccare per approfondire”.

Ciò significa che se l’IA scrive “Cala Goloritzé è famosa per il suo arco naturale”, la parola “Cala Goloritzé” diventerà con più probabilità un link cliccabile verso una fonte autorevole. Un piccolo cambiamento che però restituisce valore al contesto e alla fonte originale.

La Web Guide sbarca nella scheda principale

Questa è forse la novità più significativa.

La “Web Guide” è uno strumento che usa l’IA non per dare una risposta secca, ma per organizzare in modo intelligente i link web più utili per una query complessa.

Una sorta di super-lista di link curata da un’intelligenza artificiale. Finora era un esperimento relegato nella scheda secondaria “Web”.

Google ha annunciato che inizierà a testarla anche nella scheda principale “All”, quella predefinita, quando riterrà che per una certa domanda una lista di risorse sia più utile di una risposta sintetica.

È l’ammissione più esplicita che l’IA non può sostituire tutto, e che a volte, la cosa migliore che Google possa fare è proprio… fare Google: mostrarti i migliori link del web.

Le reazioni del settore: tra applausi sarcastici e dubbi più che leciti

Come è stata accolta la notizia?

Con un misto di sollievo, scetticismo e sarcasmo.

Lily Ray, una delle voci più rispettate nella SEO, ha commentato ironicamente:

“Oh, guarda un po’, sembra che agli utenti di Google piaccia… usare internet”. Un modo per dire: ve l’avevamo detto che le persone vogliono esplorare, non essere imboccate.

Lily Ray su X 26 agosto 2025

Anthony Higman, esperto di marketing digitale, ha sottolineato la palese contraddizione con le precedenti dichiarazioni di Liz Reid, quasi a suggerire una spaccatura interna o un frettoloso cambio di strategia.

E Nate Hake, travel blogger, ha posto le domande che ogni imprenditore si sta facendo: “Perché non ci date la possibilità di escludere il nostro sito dall’addestramento dell’IA? Perché non condividete i dati sui click? State favorendo i vostri partner come Reddit?”.

Queste reazioni sono importanti perché ti fanno capire che la partita è tutt’altro che chiusa. Google sta navigando a vista, cercando un equilibrio impossibile tra fornire un’esperienza utente futuristica e non segare il ramo su cui è seduta: l’infinita mole di contenuti creata da persone come te.

Il nuovo equilibrio tra AI e traffico: il momento di agire è adesso

Bene, a questo punto ti starai chiedendo cosa significhi tutto questo per te…

Prima di tutto, significa che il panico è un cattivo consigliere.

Il traffico organico diminuirà, è quasi inevitabile, ma non sparirà.

Cambierà forma.

Il tuo obiettivo non è più solo essere primi su Google, ma diventare una fonte così autorevole e indispensabile che l’IA di Google non possa fare a meno di citarti e linkarti, come ci ha detto anche Jono Alderson nel corso della nostra bella e produttiva chiacchierata.

Queste nuove mosse di Google non sono un ritorno al passato, ma il preludio a una trasformazione profonda. Per anticipare i tuoi concorrenti e non farti trovare impreparato, devi rivolgerti a un’agenzia SEO che sappia mettere in campo strategie concrete:

  • Diventare la fonte della verità sul tuo brand. L’IA parlerà di te, che tu lo voglia o no. Ecco perché occorre garantire coerenza e accuratezza delle informazioni sul sito, sui social e sul profilo Google Business. L’IA, come un allievo diligente, studia dalle fonti che trova: bisogna assicurarle i “libri giusti”.
  • Costruire un brand, non solo un sito. Le analisi di Ahrefs mostrano un legame diretto tra le menzioni di un marchio online e la sua visibilità nelle risposte IA. È qui che entra in gioco il lavoro delle digital PR, la capacità di posizionare il brand nelle liste “i migliori…”, stimolare recensioni autentiche e creare contenuti memorabili che le persone diffondono spontaneamente.
  • Sfruttare i “preferiti” di Google. Le ricerche confermano che l’IA attinge in modo massiccio da UGC come Reddit, Quora e YouTube. Avere una presenza strategica su questi canali, attraverso contenuti mirati e una voce riconoscibile, oggi significa presidiare i luoghi da cui l’IA costruisce le sue risposte.
  • Strutturare i contenuti per essere digeriti dall’IA. L’approccio BLUF (Bottom Line Up Front) è decisivo: la risposta va data subito, poi argomentata. Così ogni contenuto diventa un’unità atomica di conoscenza, facilmente prelevabile dalle IA che, per natura, cercano scorciatoie per offrire risposte rapide e chiare.

La verità è che Google è in una posizione scomoda. Ha scatenato una bestia potentissima e ora sta cercando di metterle un guinzaglio, per evitare che divori il suo stesso ecosistema. Queste nuove funzioni per incentivare i click sono il primo, timido tentativo di stringere quel guinzaglio.

Non sono Nostradamus, non ti so dire se sarà una vera inversione di rotta o solo un contentino per placare le ire di editori e aziende.

Ma una cosa è certa: si è aperta una crepa nel muro.

E per imprenditori attenti come te, quella crepa è un’opportunità.

Non è più tempo di temere l’IA, è tempo di imparare a sfruttarla. La tua visibilità futura non dipende da quanto ti opporrai al cambiamento, ma da quanto velocemente e intelligentemente saprai cavalcarlo.

Per iniziare già da oggi, scrivi subito alla mia agenzia.


AI Mode – Big G vuole costruire un argine al crollo del traffico: Domande Frequenti

Che cos’è l’AI Mode di Google?

L’AI Mode è una funzione introdotta da Google nel 2025 che utilizza l’intelligenza artificiale per sintetizzare risposte direttamente nella SERP, riducendo la necessità di visitare siti esterni. Questo ha però generato un calo significativo del traffico organico verso i publisher.

Quali dati mostrano l’impatto dell’AI Mode sul traffico?

Un’analisi di iPullRank ha evidenziato che solo il 4,5% delle sessioni in AI Mode porta a un click verso un sito esterno, mentre il restante 95,5% si esaurisce all’interno della ricerca Google. Si tratta di una drastica riduzione rispetto ai click tradizionali.

Cosa ha annunciato Robby Stein riguardo ai click?

Robby Stein di Google Search ha annunciato test su nuove funzioni per stimolare i click: caroselli visivi con link, link inline più evidenti e la Web Guide portata nella scheda principale dei risultati.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

3 commenti su “Google e l’AI Mode: Big G vuole costruire un argine al crollo del traffico”

  1. Ma dai, Google che si preoccupa dei click? Sembra quasi che abbiano capito che i contenuti hanno un valore! Se questa mossa serve a dare un po’ di respiro ai creatori, ben venga. Speriamo che non sia solo fumo negli occhi e che i brand capiscano la lezione: autorevolezza paga sempre.

  2. Paola Montanari

    Ah, la buon’anima di Google che si ricorda di noi poveri mortali. Dopo averci fatto temere per la nostra sopravvivenza digitale, ora ci offre qualche briciola di traffico. Chissà se questa buona volontà durerà più di una campagna elettorale.

  3. Elisa Marchetti

    La riduzione del traffico è un dato allarmante per molti. Le iniziative di Google per reindirizzare gli utenti sui siti esterni sembrano un tentativo di mitigare i danni. Bisogna capire se queste soluzioni saranno sufficienti a garantire la sopravvivenza a lungo termine degli editori online.

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