Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Tra intelligenza artificiale e pigrizia digitale, Microsoft lancia la sfida a Google riscrivendo le regole della navigazione web e mettendo al centro l’utente.
A luglio 2025, Microsoft lancia Copilot Mode per Edge, rivoluzionando il browser con l'intelligenza artificiale. L'obiettivo è anticipare ogni desiderio dell'utente, dal riassumere documenti al suggerire alternative. Guidata da Mustafa Suleyman, questa mossa sfida Google e solleva interrogativi cruciali su comodità e controllo nella navigazione web.
Altro che schede e preferiti: ecco il browser che “pensa” per te
Diciamocelo, l’idea è affascinante.
Invece di saltare da una scheda all’altra come un matto per confrontare due prodotti o riassumere un documento di 50 pagine, Copilot Mode promette di farlo al posto tuo.
Ti basta chiedere.
Vuoi un riassunto di quello che stai leggendo? Fatto. Devi trovare delle alternative vegane in una ricetta online? Te le suggerisce al volo, senza che tu debba fare copia-incolla su un’altra chat.
Come ti ho detto qui può persino prenotare appuntamenti o fare la lista della spesa.
Bello, vero?
Forse troppo.
La domanda sorge spontanea: quanto controllo siamo disposti a cedere per un po’ di comodità in più?
Questa mossa così aggressiva, però, non nasce dal nulla. Dietro le quinte c’è una mente che di intelligenza artificiale ne sa parecchio, e la sua storia la dice lunga sulle vere ambizioni di Microsoft.
L’uomo che sussurrava agli algoritmi
Il nome è Mustafa Suleyman, e se non l’hai mai sentito, è ora di iniziare a farci attenzione. Non parliamo del classico manager in giacca e cravatta uscito da qualche business school d’élite.
Suleyman è il co-fondatore di DeepMind, la stessa azienda che ha creato AlphaGo, l’IA che ha umiliato il campione del mondo di Go. È un uomo che l’IA l’ha vista nascere e l’ha plasmata.
Dopo un’esperienza con la sua startup Inflection AI, focalizzata su un’IA più “emotiva”, Microsoft l’ha messo al comando di tutta la sua divisione di intelligenza artificiale consumer.
Mettere un pioniere del genere, noto per la sua visione sull’IA “etica”, a capo di un prodotto così invasivo è una mossa da manuale.
Qui c’è una sua intervista molto interessante pubblicata da The Verge che consente di comprendere bene il personaggio.
Ma serve a rassicurare l’utente o a rendere la pillola più digeribile?
Con un personaggio del genere al timone, è chiaro che l’obiettivo non è solo migliorare un browser, ma riscrivere le regole del gioco. E questo ci porta dritti al cuore della battaglia che si sta combattendo proprio ora sui nostri schermi.
La guerra dei browser è tornata, ma il premio sei tu
Non giriamoci intorno: questa è una dichiarazione di guerra a Google.
Per anni, Microsoft ha cercato di recuperare terreno con Edge, ma Chrome è sempre rimasto il re incontrastato. Ora, la strategia è cambiata. Invece di competere sulle stesse features, Microsoft prova a cambiare il campo di gioco, puntando tutto su un’assistenza IA che Google, per ora, integra in modo più frammentato.
Il punto, però, è un altro: ne abbiamo davvero bisogno?
Per un utente esperto, prenotare un volo direttamente sul sito della compagnia aerea è spesso più veloce e sicuro che delegare a un’IA che potrebbe fraintendere. Questa tecnologia, come ammesso dalla stessa Microsoft con un lancio sperimentale, mostra i muscoli soprattutto nella ricerca e nell’analisi di più fonti, ma per le azioni di tutti i giorni il rischio è che sia più un impiccio che un aiuto.
La vera partita, quindi, non si gioca sulla tecnologia, ma sulla nostra pigrizia. Microsoft scommette che, per non fare fatica, saremo disposti a consegnarle le chiavi della nostra intera vita digitale.
La trasformazione del browser da strumento a collaboratore attivo è un passo inevitabile, come si legge sul blog ufficiale di Windows.
Ma a quale prezzo?
Siamo sicuri di volere un “maggiordomo” che sa tutto di noi, che lavora per un’azienda il cui obiettivo finale, non dimentichiamolo mai, è vendere i suoi prodotti e servizi?
La domanda non è se Copilot Mode funzionerà, ma per chi funzionerà davvero.
L’anticipare ogni desiderio utente con IA è un’arma a doppio taglio. Quanto della nostra capacità decisionale deleghiamo, però?
Bella mossa, Microsoft. Finalmente qualcuno si accorge che il web è diventato un labirinto. Chissà se poi ci faranno pagare pure l’aria che respiriamo con tanta “comodità”.
La visione di Edge è chiara: ridurre lo sforzo utente. Trasformare il browser in un assistente proattivo è un passo logico nell’evoluzione digitale, ma resta da vedere se questa comodità non diventi una gabbia dorata.
L’integrazione di IA in Edge solleva interrogativi sulla nostra autonomia digitale. Sarà un supporto o una dipendenza?
Suleyman punta alto, è chiaro. Copilot Mode promette efficienza, ma la vera questione è se questo “pensare al posto nostro” non ci renda solo più pigri e meno capaci di valutare da soli.
Mi preoccupa un po’ questa idea. Se il browser “pensa” per me, mi sento un po’ persa, come se perdessi il controllo delle mie scelte online.
Mah, a me sembra solo un altro modo per farci fare meno fatica. Poi alla fine ci lamentiamo se non sappiamo più fare niente.
Ma certo, perché non dare all’IA anche la libertà di scegliere cosa voglio leggere? In fondo, il mio cervello è così sovraccarico che un browser che “pensa” per me è proprio quello che ci vuole per evitare un esaurimento da clic. Comunque, chi si assume la responsabilità se “pensa” male?
Interessante approccio quello di Microsoft, puntando a una sorta di “assistente personale” integrato nel browser. Resta da capire quanto questa comodità non si traduca in una minore consapevolezza di ciò che realmente stiamo facendo online.