Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Il nuovo studio di Growth Memo rivela che la maggior parte degli utenti non clicca più sui risultati organici, preferendo le risposte dirette fornite dall’IA di Google, trasformando il web in un “giardino recintato”.
Un nuovo studio di Growth Memo mostra che l'IA di Google intrappola gli utenti: il 77.6% non clicca verso siti esterni. L'intelligenza artificiale trasforma la ricerca in un "giardino recintato", offrendo risposte dirette che riducono l'esplorazione. Questo fenomeno minaccia seriamente il traffico organico e la visibilità dei siti web, richiedendo nuove strategie per i brand.
L’era del click è finita? gli utenti restano “intrappolati” nell’IA di Google
Sembra che Google abbia trovato il modo di tenerti incollato alle sue pagine, e ci sta riuscendo alla grande.
Un nuovo studio indipendente, di quelli che non si vedono spesso, ha messo sotto la lente d’ingrandimento il comportamento degli utenti nella nuova “AI Mode” del motore di ricerca. E i risultati, diciamocelo, sono una vera e propria scossa per chiunque abbia un sito web.
Il dato più clamoroso?
Come descritto da Growth Memo, ben il 77.6% degli utenti non ha effettuato nemmeno un click verso un sito esterno durante le sue ricerche. Hai capito bene: quasi 8 persone su 10 sono entrate e uscite senza mai abbandonare il recinto di Google.
Ma non è solo una questione di non-click. C’è un cambiamento molto più profondo nel modo in cui interagiamo con le informazioni, un’abitudine che si sta radicando in fretta.
Come Google sta costruendo un ‘giardino recintato’ per le tue ricerche
L’analisi mostra che l’istinto primario non è più quello di esplorare, ma di consumare la risposta pronta che l’intelligenza artificiale ci serve su un piatto d’argento.
L’88% delle prime interazioni degli utenti avviene direttamente con il testo generato dall’IA, con una permanenza media che va dai 52 ai 77 secondi per attività. In questo tempo, le persone leggono, si fanno un’idea e, in più della metà dei casi, passano oltre senza sentire il bisogno di approfondire.
Google, di fatto, non ti sta più dando una mappa con diverse destinazioni tra cui scegliere: ti sta offrendo un pacchetto vacanza tutto incluso, dove non senti il bisogno di uscire dal villaggio turistico.
Bello, comodo, veloce.
Ma cosa succede a tutti gli altri?
A tutti quei siti, blog e negozi online che prima vivevano proprio di quei click che oggi sembrano evaporati?
Visibilità al posto del traffico: la nuova moneta in un mondo senza click
Qui la faccenda si fa seria.
Se i click diminuiscono drasticamente, il traffico organico, per anni l’ossigeno di qualsiasi attività online, rischia di diventare un ricordo. La nuova partita si gioca sulla “visibilità”: l’obiettivo non è più portare l’utente sul tuo sito, ma fare in modo che il tuo brand, il tuo prodotto o la tua informazione vengano citati e presentati in modo positivo dall’IA di Google.
Il tuo sito web, da destinazione finale, si trasforma in una semplice “fonte” che l’algoritmo può decidere di citare o, peggio, ignorare. Una dinamica che alimenta i timori di quel 25% di imprenditori già preoccupati per l’impatto dell’IA sul loro traffico, come evidenziato da recenti statistiche di settore.
La domanda che sorge spontanea è: stiamo davvero andando verso un web più efficiente per l’utente o verso un monopolio dell’informazione ancora più granitico, dove a decidere cosa è rilevante è un solo, potentissimo, attore?
La partita è cambiata.
E chi pensa di poter continuare a giocare con le vecchie regole, rischia di trovarsi fuori dal campo prima ancora di capire che il fischio d’inizio è già suonato.
Il dato è allarmante per chi lavora con contenuti online. Se le persone si fermano all’IA, il traffico verso i siti diminuisce drasticamente. Sarà necessario ripensare come attrarre l’attenzione, puntando sulla qualità e sull’unicità dell’offerta.
Antonio, parliamoci chiaro. Se Google ti dà la pappetta pronta, perché dovrebbe mandarti a spasso? Che i tuoi contenuti vengano letti o meno, chi se ne frega. Basta che paghi. D’altronde, chi si illude ancora che ci sia un interesse reale per noi “tecnici”?
Mi lascia un po’ perplessa questa cosa. Se le persone ottengono subito le risposte, forse non sentono più il bisogno di esplorare. Mi chiedo se questo non limiti poi la nostra conoscenza effettiva.
Greta, capisco la tua perplessità. L’IA offre risposte immediate, ma a quale prezzo per la scoperta autonoma? Temo che ci stiamo abituando troppo alla comodità.
Greta Barone, la tua perplessità è giustificata. Se l’IA di Google diventa l’unica fonte, l’esplorazione si ferma. Questa chiusura alla conoscenza è un rischio, un abbraccio soffocante che ci priva della scoperta. Non è conoscenza, è un asservimento intellettuale.
Bene, bene, sembra che il nostro caro Google abbia trovato un modo per farci compagnia… senza farci uscire dalla porta. Se il 77.6% non clicca, significa che ci accontentiamo di briciole?
Un “giardino recintato”, certo. Ci danno un assaggio di risposte, ma la sostanza, quella vera, dove finisce? La nostra visibilità è un ricordo sbiadito.
Patetico. Pensavano di fare chissà che, e invece creano solo una prigione digitale. Che tristezza.
Ma guarda te, Google ti fa la grazia di risponderti subito. Poi non si lamentino se si perde il senso del web. Non è che ci tengo tanto a stare lì a leggere, sai?
Ma che sorpresa. Google fa di tutto per tenerti lì, mica per farti girare. Se ti danno la risposta subito, chi si sbatte a cercare altrove? Mi pare logico, anche se non mi piace. Alla fine, paghiamo con i nostri dati questa comodità apparente.
Giulia, hai colto nel segno. Google ci sta offrendo un aperitivo di risposte, ma la cena vera, quella la perdiamo. Speriamo solo non si dimentichino che il vino lo beviamo noi.
Capisco benissimo quello che dici! È vero, ricevere la risposta subito è comodo, ma mi chiedo se non si perda un po’ il piacere della scoperta.
Cara Beatrice, capisco il tuo punto. D’altronde, chi non ama la comodità? Però, diciamocelo, questo “giardino recintato” non è poi così comodo se sei tu, nel tuo piccolo, a voler far conoscere il tuo lavoro. Io, personalmente, comincio a preoccuparmi un tantino per chi campa di contenuti.
Ma certo, ci credo. L’IA ti dà subito la pappa pronta, chi ha voglia di scavare? La mia critica è che così si perde il valore della scoperta autentica. Dobbiamo riflettere su cosa significhi davvero “informazione” se è confezionata e servita senza sforzo.