OpenAI e Microsoft: ecco svelati i costi di Azure e la dipendenza finanziaria dell’IA di Altman

Anita Innocenti

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Un fiume di denaro e un legame sempre più stretto che solleva interrogativi sulla reale indipendenza di OpenAI e sul ruolo dominante di Microsoft Azure.

Documenti riservati svelano la sconcertante dipendenza finanziaria di OpenAI da Microsoft. A fronte di 1,36 miliardi di dollari in ricavi condivisi, OpenAI ha speso ben 12 miliardi per Azure. Un nuovo accordo impegna la società per altri 250 miliardi in servizi cloud, consolidando un legame che fa sorgere seri interrogativi sull'autonomia di OpenAI e sul controllo effettivo della partnership.

Un accordo che sa di scatole cinesi

A guardare i dettagli, l’intesa tra i due colossi sembra costruita per essere volutamente complessa. In pratica, OpenAI gira a Microsoft circa il 20% dei suoi ricavi totali. Fin qui, tutto quasi normale per un partner che ha investito miliardi.

Il bello, però, è che il giro non finisce qui: Microsoft, a sua volta, restituisce a OpenAI circa il 20% dei ricavi che ottiene da Bing e dal suo servizio Azure OpenAI. Un meccanismo di dare e avere che suona quasi come un gioco di prestigio finanziario, dove i soldi si muovono in cerchio.

Viene da chiedersi quale sia il senso di un’operazione simile, se non quello di creare un legame talmente stretto da rendere difficile capire dove finisce un’azienda e dove inizia l’altra.

Ma se pensi che la complessità sia finita, ti sbagli di grosso.

Perché se da una parte i ricavi vengono condivisi, dall’altra c’è un’uscita di denaro da parte di OpenAI che fa impallidire qualsiasi entrata, come osserva TechCrunch.

L’emorragia di denaro per la potenza di calcolo

Ed eccoci al vero nodo della questione. Mentre si parla di ricavi condivisi, la vera storia sta nei costi. OpenAI, dal 2024, ha speso la bellezza di 12 miliardi di dollari per acquistare potenza di calcolo da Microsoft Azure.

Sì, hai letto bene: 12 miliardi.

Mettendo questi due numeri sulla bilancia, il quadro cambia completamente. Da un lato abbiamo un miliardo e spicci di ricavi condivisi, dall’altro un’emorragia di cassa dodici volte superiore.

La domanda sorge spontanea: ma OpenAI è un’azienda sostenibile o una macchina brucia-soldi tenuta in vita artificialmente dal suo socio più ingombrante?

Di fronte a queste cifre, un portavoce di Microsoft ha risposto in modo vago, dicendo che “i numeri non sono del tutto corretti”, senza però specificare dove stia l’errore. Una non-risposta che, diciamocelo, alimenta solo altri dubbi sulla reale salute finanziaria della creatura di Sam Altman.

È evidente che un equilibrio del genere non poteva durare, e infatti le due aziende hanno deciso di rimescolare le carte con un nuovo accordo. Un accordo che, sulla carta, dovrebbe dare più libertà a entrambi.

Ma sarà davvero così?

Un nuovo patto per legarsi ancora di più

Il nuovo accordo, siglato a fine 2025, sembra un capolavoro di diplomazia aziendale. Microsoft riduce leggermente la sua quota in OpenAI al 27%, mentre entrambe le società ottengono maggiore flessibilità: OpenAI potrà sviluppare hardware per conto suo e Microsoft potrà perseguire l’intelligenza artificiale generale anche con altri partner.

Sembra un passo verso l’indipendenza, un “volemose bene” che accontenta tutti.

Peccato che, nascosto tra le clausole, ci sia il vero colpo di scena: OpenAI si è impegnata ad acquistare altri 250 miliardi di dollari di servizi da Azure.

Ripeto: 250 miliardi.

A questo punto, parlare di “maggiore libertà” suona quasi come una presa in giro.

Che tipo di indipendenza hai quando ti leghi al tuo fornitore principale con un impegno economico di questa portata?

Più che un accordo di partnership, sembra la firma di un contratto a vita.

La mossa consolida il dominio di Microsoft nel mercato del cloud per l’IA e trasforma OpenAI, di fatto, nel più grande e fedele cliente che Satya Nadella potesse mai desiderare.

La vera domanda, alla fine, è una sola: Sam Altman sta davvero costruendo il futuro dell’umanità, o sta semplicemente costruendo il più grande caso di successo nella storia di Microsoft Azure?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

6 commenti su “OpenAI e Microsoft: ecco svelati i costi di Azure e la dipendenza finanziaria dell’IA di Altman”

  1. Veronica Napolitano

    Soliti giochi di potere. Si vendono l’anima per una nuvola. E poi si lamentano dell’indipendenza. Tutta fuffa. Noi, intanto, che ci guadagniamo?

  2. Andrea Ruggiero

    Il fiume di denaro scorre verso Azure. OpenAI, un pesce piccolo in un oceano Microsoft? La dipendenza è chiara. Il controllo, poi, è un’altra storia. Chi paga, detta legge. O no?

    1. Massimo Martino

      Un mare di miliardi, un patto del diavolo? La tecnologia avanza, ma l’anima dov’è? L’uomo crea dei, poi li serve. Ironia della sorte, o destino?

    2. Giuseppina Negri

      E così, il gioco delle scatole cinesi si rivela un banale esborso. Chi detta legge quando il conto è così sbilanciato?

  3. Riccardo Cattaneo

    Ma che bella cosa, questi numeri fanno pensare… 🤔 Certo che 12 miliardi per Azure su 1.36 di ricavi… 💸 C’è chi dice che è solo un buon affare, ma io mi chiedo: chi controlla chi? 🕵️‍♂️

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