OpenAI mette (finalmente) una pezza al tic più fastidioso di ChatGPT: il trattino lungo

Anita Innocenti

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L’ossessione di ChatGPT per questo segno di punteggiatura ha dato vita a un meme, diventando il simbolo dell’IA e dei suoi limiti

OpenAI celebra la "risoluzione" del problema del trattino lungo di ChatGPT, un tic che ha irritato gli utenti per due anni. Sam Altman sostiene che basti una semplice istruzione personalizzata. Tuttavia, molti esperti e primi feedback mettono in dubbio l'efficacia, suggerendo che sia una toppa superficiale, non una soluzione profonda ai pattern di addestramento dell'IA, alimentando scetticismo.

OpenAI mette una pezza (forse) al suo tic più fastidioso

Dopo quasi due anni di lamentele, suppliche e meme, OpenAI ha annunciato di aver finalmente risolto uno dei problemi più iconici e irritanti di ChatGPT: l’abuso del trattino lungo, la cosiddetta em dash.

A dare la notizia è stato Sam Altman in persona, che con un post ha celebrato quella che ha definito una “piccola ma felice vittoria”.

Stando alle sue parole, ora basterebbe dire al chatbot di non usare quel tipo di punteggiatura nelle “custom instructions” per vederlo magicamente obbedire. Un annuncio che suona quasi troppo semplice, dopo che per mesi la stessa azienda aveva ammesso di non riuscire a venire a capo del problema.

Ma per capire perché un semplice segno di punteggiatura sia diventato un caso quasi diplomatico nel mondo dell’IA, bisogna fare un passo indietro.

Un passo che ci porta dritti al cuore del problema di questi strumenti: la loro prevedibilità.

Il trattino che smascherava l’intelligenza artificiale

Se hai usato ChatGPT per scrivere un’email, un articolo o un post sui social, probabilmente te ne sei accorto. Quel trattino lungo—usato per inserire un inciso o una pausa enfatica—era diventato il suo marchio di fabbrica. Una firma involontaria, così insistente da trasformarsi nel segnale più evidente per smascherare un testo generato dall’IA.

Potevi chiederglielo in tutte le salse, con le buone o con le cattive: “non usare trattini lunghi”, “evita le em dash”. Niente da fare. Il chatbot continuava a infarcire i testi con quel segno, quasi fosse una dipendenza.

Una noia che, come descritto da TechCrunch, ha perseguitato gli utenti per quasi due anni, costringendo chiunque volesse un testo dall’aspetto “umano” a un meticoloso lavoro di pulizia manuale. La cosa ha raggiunto livelli tali da diventare un meme, un simbolo della rigidità di un’intelligenza artificiale che, nonostante le sue capacità sbalorditive, inciampava su un dettaglio apparentemente banale.

Ok, il trattino è (quasi) sparito.

Ma basta questo per fidarsi di nuovo delle promesse di personalizzazione di OpenAI e, soprattutto, cosa ci dice questa vicenda sul reale controllo che le grandi aziende tech hanno sui loro stessi prodotti?

Un piccolo passo per un trattino, ma per l’IA?

Diciamocelo, la mossa di OpenAI sembra più una toppa messa su una falla fin troppo visibile che una vera e propria evoluzione. Il fatto che ci siano voluti quasi due anni per correggere un “tic” stilistico solleva qualche domanda scomoda.

Se un’azienda da miliardi di dollari ha faticato così tanto per controllare la punteggiatura del suo modello di punta, quanto è davvero affidabile la sua promessa di poter personalizzare tono, stile e personalità dell’IA in modo profondo?

La soluzione, legata alle istruzioni personalizzate, suggerisce che il problema non è stato risolto alla radice, ma semplicemente aggirato.

E infatti, a poche ore dall’annuncio trionfale di Altman, diversi utenti hanno già segnalato che il problema persiste, o che la soluzione funziona a intermittenza.

Il sospetto è che si tratti di un cerotto su una ferita più profonda: l’incapacità di questi modelli di sfuggire ai pattern più radicati nei loro dati di addestramento.

Finché non verrà affrontato questo tema, correggere un trattino oggi servirà a poco, perché domani salterà fuori un nuovo intercalare, una nuova frase fatta, un nuovo “marchio di fabbrica” che continuerà a ricordarci che, dietro lo schermo, non c’è nessuno che pensa davvero.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

7 commenti su “OpenAI mette (finalmente) una pezza al tic più fastidioso di ChatGPT: il trattino lungo”

  1. Finalmente risolvono il trattino! 🙄 Ma è un vero miglioramento o solo un trucco? Il mio radar di paranoica è attivo! 🧐

    1. Questa “soluzione” mi puzza. Un cerotto su una ferita che necessita di punti di sutura. Chissà quali altri scheletri nell’armadio questa tecnologia nasconde.

  2. Ma certo! Finalmente una vittoria per l’umanità! Ora ChatGPT scriverà come un vero umano, senza più quel fastidioso “trattino lungo”! Fantastico, no?

  3. Sabrina Coppola

    Questa “soluzione” mi ricorda i tentativi di addomesticare un drago con un cerotto. Chissà se imparerà a non sputare fuoco solo perché gli abbiamo tolto un dente…

    1. Un tic in meno, un enigma in più. Questa IA impara a memoria o a ragionare? La vera sfida è capire cosa c’è sotto il cofano, non solo aggiustare le virgole digitali!

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