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Tra snippet fuorvianti e featured snippet in declino, la SEO si trasforma e l’IA di Google sembra giocare una partita tutta sua, mettendo a dura prova chi crea contenuti di qualità.
L'IA di Google sta creando incertezza nel mondo SEO, riscrivendo meta description e riducendo i featured snippet. Ciò genera dubbi sull'efficacia dell'ottimizzazione. Tuttavia, l'articolo conclude che fornire segnali chiari e curare la propria comunicazione resta cruciale per costruire un brand solido e riconoscibile, aldilà dei capricci dell'intelligenza artificiale.
La lotteria degli snippet: quando l’IA di Google ti rema contro
Sembrava una giornata come tante nel mondo della SEO, ma poi è saltato fuori un caso che, diciamocelo, fa un po’ accapponare la pelle.
Stiamo parlando di quando l’intelligenza artificiale di Google, nel tentativo di essere “utile”, finisce per generare descrizioni per i risultati di ricerca che non solo sono sbagliate, ma addirittura offensive.
È successo di nuovo, come riportato su Search Engine Roundtable, dove un snippet generato automaticamente ha travisato completamente il senso di una pagina, mostrando un testo a dir poco imbarazzante al posto della descrizione originale.
Questo episodio non è un semplice errore tecnico, ma la punta di un iceberg ben più grande.
Pensa al tempo che tu dedichi a scrivere la meta description perfetta, quella frase breve ma densa di significato che dovrebbe convincere un utente a cliccare proprio sul tuo link.
Ecco, la dura verità è che spesso quel lavoro viene gettato al vento.
Un’analisi di Seer Interactive ha messo nero su bianco un dato che lascia poco spazio all’immaginazione: Google modifica o riscrive completamente circa il 70% delle meta description che mostrate nei risultati di ricerca (anche con risultati “interessanti”…).
La giustificazione ufficiale, ovviamente, è sempre la stessa: “migliorare l’esperienza dell’utente”, adattando il testo alla sua specifica ricerca.
Ma siamo sicuri che sia solo questo?
O è piuttosto un’ulteriore mossa per sottrarre controllo a chi i contenuti li crea davvero?
La questione diventa ancora più spinosa quando ti rendi conto che non stai solo combattendo per far rispettare una descrizione, ma per la visibilità stessa.
E se pensi che il problema si limiti a qualche riga di testo sotto al titolo, ti sbagli di grosso.
Il crollo dei featured snippet: meno visibilità, più incertezza
Ricordi i “featured snippet“? Parliamo di quei riquadri in cima alla pagina, la cosiddetta “posizione zero”, che per anni sono stati l’obiettivo più ambito per chiunque facesse SEO. Ottenerne uno significava dominare la SERP, rispondere direttamente alla domanda dell’utente e portarsi a casa una valanga di traffico.
Bè, le cose stanno cambiando, e non in meglio. La loro visibilità è crollata negli ultimi tempi.
In pratica, quel posto d’onore che tanti inseguivano è diventato merce rara, un miraggio per molti. Google sta riducendo drasticamente la loro presenza, preferendo spesso fornire risposte dirette generate dalla sua IA, senza nemmeno citare chiaramente la fonte come prima. Un cambiamento silenzioso, avvenuto senza grandi annunci, che però sposta gli equilibri e aumenta l’incertezza per chi investe in contenuti di qualità.
Prima la regola era: crea il contenuto migliore e potrai ambire alla vetta.
Ora la regola sembra essere: crea il contenuto migliore e spera che Google non decida di ignorarti o, peggio, di usare le tue informazioni senza darti il giusto credito.
A questo punto, con le descrizioni riscritte e i featured snippet in caduta libera, viene spontaneo chiedersi: ma allora, che senso ha ancora passare ore a curare questi dettagli se poi l’ultima parola ce l’ha sempre Google?
Descrizioni e snippet sono ancora importanti? la risposta non è scontata
La tentazione di mollare tutto e lasciare che l’algoritmo faccia il suo corso è forte, lo capisco. Se tanto Google fa di testa sua, perché sprecare energie?
Eppure, la risposta non è così semplice.
Ignorare del tutto le meta description e la struttura dei contenuti sarebbe un errore strategico. Il punto, forse, non è più quello di imporre a Google una descrizione, ma di fornirgli un segnale forte e inequivocabile su quale sia il cuore del nostro contenuto.
Una meta description ben scritta rimane il tuo miglior biglietto da visita, il tuo “suggerimento” più autorevole all’algoritmo. È come dargli la bozza migliore da cui partire, aumentando le probabilità che, anche se la modifica, ne mantenga il senso originale.
Inoltre, come spiegano anche gli esperti di Yoast, non dimentichiamoci che quella descrizione non vive solo nella SERP di Google. Viene utilizzata quando condividi un link sui social network, nelle chat e in tante altre anteprime digitali.
È un pezzo fondamentale della tua comunicazione.
Dunque, non si tratta di una battaglia persa, ma di un cambio di prospettiva. Non scriviamo più solo per un algoritmo, ma per definire con chiarezza la nostra identità e il valore che offriamo.
Curare questi dettagli oggi significa costruire un brand solido, riconoscibile e coerente, a prescindere dai capricci di un’intelligenza artificiale.
È una partita a scacchi, e per vincerla serve più strategia che obbedienza.

La casualità degli snippet? Un bel regalo per chi vende “soluzioni” SEO. La qualità dei contenuti, poi, è un dettaglio irrilevante.
Google cambia le regole. La mia fatica è vanificata. Chi ci guadagna?