Per essere scelti dall’IA serve un sito con sezioni ben organizzate, titoli chiari, dati aggiornati e contenuti facilmente estraibili dagli algoritmi
📌 TAKE AWAYS
L’AI Mode trasforma il modo in cui i siti vengono selezionati e mostrati agli utenti.
Premia contenuti chiari, aggiornati e facilmente estraibili dagli algoritmi.
Chi adatta la propria struttura conquista visibilità mentre gli altri scompaiono.
C’è un momento preciso in cui molti imprenditori capiscono che qualcosa non torna: le vendite rallentano, il traffico organico scende, i form di contatto si svuotano.
Non è un bug, non è sfortuna.
È il segnale che i motori di ricerca stanno cambiando pelle, e che le vecchie logiche che hanno sostenuto per anni il tuo business stanno perdendo efficacia.
Mentre tu continui a controllare report e parole chiave, dall’altra parte c’è un sistema di intelligenza artificiale che elabora scenari, aggrega fonti e decide quali brand meritano di essere portati davanti agli utenti.
Questa trasformazione avviene in silenzio, nelle pieghe degli algoritmi.
E proprio lì si gioca la tua nuova competitività.
Non basta più comparire nelle pagine dei risultati: ora bisogna diventare la fonte che l’IA sceglie per costruire una risposta.
È una rivoluzione che spiazza, certo, ma apre anche a un’occasione enorme per chi capisce come orientarsi.
Sarò schietto con te: se il tuo sito non dialoga con le macchine, rischia di sparire.
Se invece impari a farlo, diventa la scelta naturale dell’IA.
In quest’articolo voglio mostrarti come cambia la ricerca con AI Mode, perché alcune aziende vengono preferite ad altre e come preparare i tuoi contenuti per emergere in un panorama dove l’utente non cerca più, ma chiede.
E le risposte le dà un’intelligenza artificiale.
Google smette di cercare per te. Inizia ad agire per te.
Immagina questa scena. Un tuo potenziale cliente non digita più “miglior ristorante ramen a Milano”. Invece, dice al suo telefono: “Trovami un tavolo per due venerdì sera dopo le 20, in un posto che faccia un buon ramen in zona Isola”.
Google non gli mostra più una lista di dieci link blu da cliccare e confrontare. No. Google, attraverso la sua nuova “AI Mode“, agisce come un assistente personale.
Proprio in questi giorni, il 4 novembre 2025 su X, Robby Stein, Vice Presidente del Prodotto di Google Search, ha annunciato l’avvio di una funzione sperimentale che cambia tutto: l’agentic booking.

Al momento è attiva nei Search Labs per gli utenti americani, ma la direzione è tracciata, per cui è meglio farsi trovare pronti.
L’intelligenza artificiale di Google scandaglia più siti contemporaneamente, controlla le disponibilità in tempo reale e presenta all’utente una lista curata di orari prenotabili per ristoranti, eventi o persino appuntamenti dal parrucchiere. Con un tocco, la prenotazione è fatta, spesso senza mai visitare il sito del ristorante, come scrive bene Matt G. Southern su Search Engine Journal.
Cosa comporta questo per il tuo brand?
Che l’intero percorso del cliente va in cortocircuito.
La vetrina non è più la prima pagina di Google, ma la risposta diretta dell’IA.
Se l’intelligenza artificiale non ti sceglie, per quel cliente, semplicemente, non esisti.
La domanda dunque non è più “Come arrivo in prima posizione?”, ma “Come divento la risposta che l’IA sceglie di dare?”.
Come farsi “citare” dalle IA: le regole non scritte dell’autorità
Per fortuna, questa scelta non è casuale.
Non è magia nera.
È architettura.
Johannes Beus, il fondatore di Sistrix, uno degli strumenti di analisi SEO più noti al mondo (se te la sei persa qui trovi una nostra intervista a Beus), ha condotto un’analisi illuminante.
Ha preso le 100 pagine web più citate dall’AI Mode di Google e ha cercato di capire cosa avessero in comune. I risultati sono una vera e propria stele di Rosetta per chiunque voglia essere visibile oggi.
La nuova moneta di scambio non è il “ranking”, ma la “citation”: la piccola icona con il link che l’IA inserisce per attribuire la fonte di un’informazione.
Essere citati significa che il tuo contenuto è diventato parte della risposta ufficiale dell’IA.
È il goal definitivo.
E per raggiungerlo, il tuo sito deve iniziare a parlare la lingua delle macchine in modo impeccabile.

Pensa come una banca dati, non come uno scrittore
L’analisi di Beus è spietata: le pagine più citate non sono muri di testo.
Sono database di risposte.
Il contenuto è suddiviso in blocchi logici, chiarissimi, che un’IA può estrarre e riutilizzare senza sforzo interpretativo. Pensa a un articolo “I 10 modi per migliorare il sonno”.
Le pagine vincenti non scrivono un saggio, ma usano 10 sottotitoli (tecnicamente, i tag <h2>) distinti, uno per ogni consiglio.
Le guide di supporto di Microsoft non sono un unico testo, ma sono segmentate per “Computer”, “Android”, “iOS”, permettendo all’AI di pescare solo la soluzione pertinente.
I siti di comparazione come Check24 (un gigante tedesco) non descrivono tariffe, ma le presentano in tabelle pulite e ordinate, che per un’IA sono come leggere un foglio di calcolo.
Te la dico semplice: il tuo contenuto deve essere una raccolta di mattoncini Lego, non un blocco di marmo.
Dichiara chi sei e perché dovrebbero fidarsi di te
L’intelligenza artificiale è programmata per essere cauta, specialmente su argomenti delicati come salute o finanza. Deve poter verificare l’autorevolezza e l’attualità di una fonte in un millisecondo.
Le pagine più citate lo fanno su due livelli.
Per gli umani, mostrano frasi come “Revisionato dal Dott. Mario Rossi” o un chiarissimo “Ultimo aggiornamento: 5 novembre 2025”.
Per le macchine, usano i dati strutturati (in particolare lo schema JSON-LD), una sorta di carta d’identità digitale nascosta nel codice.
(Ne abbiamo parlato qui con Gennaro Cuofano, ti consiglio di darci un’occhiata).
Lì dichiarano esplicitamente chi è l’autore (“author”: “Nome Brand”) e, soprattutto, la data di ultima modifica (“dateModified”).
Beus ha notato che un articolo del 2022 aggiornato a ieri ha quasi sempre la meglio su un articolo nuovo di zecca ma mai toccato.
In pratica devi urlare all’IA: “Sono un’autorità e le mie informazioni sono fresche!”.
Costruisci per i robot, prima che per gli umani
Infine, c’è la struttura tecnica. Le migliori pagine hanno una sorta di “indice” all’inizio (<a href=”#capitolo1″>), che permette all’IA di capire subito l’architettura dell’articolo e di saltare direttamente alla sezione che le interessa.
Ogni voce di questo indice corrisponde perfettamente a un sottotitolo nel testo (<h2 id=”capitolo1″>).
È come dare a un robot una mappa dettagliata del tuo contenuto, dicendogli esattamente dove trovare ogni singola informazione.
Ma non basta dare indicazioni vaghe, devi proprio prenderle per mano e accompagnarle nel luogo prescelto senza dare nulla per scontato.
Eh sì, perché questa leggibilità per le macchine è il prerequisito per essere presi in considerazione, non esiste altro modo.
Il grande scontro: Google si chiude a riccio, ChatGPT esplora
Ora potresti pensare: “Perfetto, trasformo il mio sito in un database ordinato e il gioco è fatto”.
Beh, è un inizio, ma la realtà è più complessa.
Perché non esiste una sola IA.
E su molte cose i due giganti, Google e OpenAI, la casa madre di ChatGPT, stanno prendendo direzioni opposte.
Un’analisi di Semrush del 28 ottobre 2025, per esempio, getta una luce quasi comica su questa “divergenza di opinioni”.

Negli ultimi mesi, mentre Google AI Mode ha ridotto le sue fonti del 4%, concentrandosi su un gruppo sempre più ristretto di brand super-autorevoli, ChatGPT ha fatto l’esatto contrario.
In che senso?
Te lo dico subito.
Ha spalancato le porte, aumentando le sue fonti di un incredibile 80% solo nel mese di ottobre.
In parole povere, Google sta diventando un club esclusivo, ChatGPT un mercato aperto.


E poi c’è il caso di Reddit, il social network basato sulle discussioni degli utenti.
In ChatGPT, le citazioni a Reddit sono crollate dell’82%.

Evidentemente, OpenAI sta cercando fonti più “istituzionali”.
Ok, ma per quanto riguarda AI Mode?
Le citazioni a Reddit sono esplose, con un aumento del 75%!

È diventata la seconda fonte più utilizzata dopo Amazon.
In soldoni, Google ha capito che, per molte domande pratiche (“qual è il miglior aspirapolvere sotto i 200 euro?”), le opinioni reali delle persone su Reddit sono più utili di una recensione patinata.
Cosa ti dice tutto questo?
Che non puoi avere una strategia generica.
Devi chiederti: il mio cliente ideale usa di più Google o ChatGPT?
Se vendi software B2B, forse i tuoi clienti sono su ChatGPT.
Se gestisci un’attività locale, sono quasi certamente su Google.
Ogni piattaforma ha i suoi “gusti” e premia strutture di contenuto diverse.
Ignorarlo è come cercare di vendere i cubetti di ghiaccio agli eschimesi (che poi, vabbè, con una buona campagna marketing tutto è possibile, ma questa è un’altra storia…).
Il tuo prossimo cliente non ti “cerca”. Ti “chiede”.
Siamo arrivati al punto.
Oggi, la visibilità si gioca sulla capacità di diventare una fonte di verità così chiara, strutturata e autorevole da essere “scelta” da un’intelligenza artificiale per costruire una risposta.
Questo non è un momento per farsi prendere dal panico, ma per agire con intelligenza.
È il momento di guardare al tuo sito web non più come a una brochure digitale, ma come a una libreria di risposte precise.
Ogni pagina, ogni articolo, ogni scheda prodotto dev’essere LLMificabile, come ci ha detto Andrea Volpini, ovvero deve essere pensata per rispondere a una domanda specifica in modo così impeccabile che un robot possa capirla, fidarsene e riproporla.
La transizione è già in atto.
Se fai finta di nulla, sparisci dai radar, semplice.
Affrontarla ora, affidandoti a un consulente SEO esperto, significa costruire un vantaggio competitivo che i tuoi concorrenti, ancora impegnati a contare i link, impiegheranno anni a colmare.
Tieni a mente che il tuo prossimo cliente non sta più “cercando”.
Sta “chiedendo”.
È ora di assicurarsi che la tua sia l’unica risposta che conta.
Vuoi sapere come fare? Rivolgiti alla mia agenzia.
Se il tuo sito non parla alle macchine, per AI Mode non esisti: domande frequenti
Perché il tuo sito rischia di sparire con l’arrivo dell’AI Mode?
AI Mode seleziona automaticamente le fonti più affidabili e strutturate per costruire risposte dirette agli utenti. Se un sito non è ottimizzato per essere letto dalle macchine, con contenuti chiari, aggiornati e facilmente estraibili, l’algoritmo semplicemente non lo considera, rendendolo invisibile.
Come fa l’IA a decidere quali contenuti citare nelle sue risposte?
Le IA danno la priorità ai contenuti organizzati in blocchi logici, arricchiti con dati strutturati e aggiornamenti frequenti. L’analisi condotta su AI Mode mostra che le pagine più citate sono quelle suddivise in sezioni chiare, con autore dichiarato, ultima modifica indicata e markup JSON-LD ben implementato.
Qual è la differenza tra il comportamento di Google AI Mode e ChatGPT?
Google AI Mode sta riducendo il numero di fonti per concentrarsi su brand autorevoli e su contenuti supportati da opinioni degli utenti, come quelle su Reddit. ChatGPT, al contrario, amplia le fonti e adotta un approccio più aperto. Per questo occorre adattare la strategia in base alla piattaforma usata dal proprio pubblico.

Sì, certo, altro trucchetto per spremere denaro dal fatto che i bot ci leggono meglio degli umani. Ormai contano più i bit che le idee.
Capisco la necessità di parlare alle macchine. Ma se diventiamo solo dati, cosa ne sarà delle emozioni umane? Speriamo ci sia spazio per entrambe.
Le macchine che decidono chi “esiste”? 🤔 Un po’ inquietante, non trovate? Io preferisco che a decidere sia un occhio umano. 👁️ Speriamo non perdiamo il contatto con la realtà.
Ma che bel sogno che ci propongono! ☁️ Se il sito parla alle macchine, esisterà anche per noi umani? 🤔
Sinceramente? 🤖 L’AI che decide chi “esiste” online mi fa un po’ paura. 😨 Sembra un futuro distopico dove siamo robot per robot. Non perdiamo la nostra umanità in questo? 🤔
AI Mode? 🙄 Sempre la solita roba. Pagherei per capire chi ci crede davvero. 🤷♂️ Sono solo soldi buttati.
Questa “AI Mode” sembra un altro giro di giostra per far soldi. Se le macchine ci scelgono, tanto meglio. Ma temo sia solo un nuovo specchietto per le allodole. Chi gestisce il circo poi decide chi compra i biglietti.