Le analisi più recenti confermano la solidità di Google e la crescita degli LLM come canali complementari che ampliano l’acquisizione di clienti e il valore delle visite
📌 TAKE AWAYS
Google resta dominante nella ricerca online, mentre l’IA cresce come canale complementare: ChatGPT registra +94% di visite negli USA e +131% nel Regno Unito, con conversioni superiori a Google.
Le aziende devono presidiare entrambi i canali per massimizzare visibilità e vendite.
Ogni mattina, la stessa storia. Apri LinkedIn, scorri le notizie, e ti senti come Tom Hanks in Cast Away, un naufrago in un mare di titoli urlati senza nessuno che ti spieghi che diavolo stia succedendo.
Da una parte, il profeta di sventura che annuncia: “L’Intelligenza Artificiale distruggerà Google! La SEO è morta!”. Dall’altra, l’analista compassato che ti rassicura: “Niente panico, Google è più forte che mai”.
E tu, nel mezzo, con la tua azienda, il tuo sito web, i tuoi prodotti da vendere, ti senti un po’ come a un folle torneo di tennis in cui non capisci chi stia vincendo, ma sai che la pallina potrebbe colpirti in faccia da un momento all’altro.
Risultato? A seguire questi scambi ti è venuto solo un gran torcicollo!
Dunque, che fare? Investire di più su Google? O buttare tutto il budget su queste nuove ottimizzazioni per ChatGPT, Gemini e compagnia cantante?
Stai perdendo clienti perché non sei “ottimizzato per gli LLM”? O stai per sprecare soldi inseguendo l’ultima moda passeggera?
Lo so bene, alla fine della fiera, a te interessa una cosa sola: che i clienti possano trovarti e sceglierti tra tanti competitor.
Mi sembra di sentirti, ora:
non è che il mio pubblico potenziale sta cercando le risposte, e quindi i miei prodotti, in posti nuovi che nemmeno immagino?
Mettiti comodo. Oggi facciamo chiarezza. Non con le opinioni, ma con i dati.
Analizzeremo due studi recentissimi e apparentemente contraddittori che, insieme, dipingono il quadro fedele di cosa sta realmente accadendo. E alla fine capirai non solo chi sta vincendo, ma qual è il campo da gioco su cui devi assolutamente schierare la tua squadra.
Primo round: l’Impero non crolla, tutt’altro!
Proprio quando stavi per credere al crollo imminente di Mountain View, arriva Rand Fishkin, un nome che nel mondo del marketing digitale pesa come un macigno, a deludere tutti i catastrofisti.
Basandosi su un’analisi massiccia di dati clickstream (cioè i dati reali di navigazione di milioni di utenti) forniti da Datos, una società del colosso Semrush, Fishkin ci racconta una storia di stabilità quasi noiosa (specie per chi stava già preparando il funerale di Big G).
Tieniti forte: il 95% degli americani continua a usare i motori di ricerca tradizionali come Google, Bing e DuckDuckGo ogni mese, come ti scrivevo già qui.
Non solo. L’86% sono “heavy user”, cioè li usano più di 10 volte al mese.
Ma la vera notizia bomba è un’altra: tra il 2023 e il 2025, in piena esplosione dell’IA, la percentuale di utenti assidui dei motori di ricerca tradizionali è persino aumentata leggermente, passando dall’84% all’87%.
Hai capito bene. Mentre tutti annunciavano la fine della Search, la gente andava su Google a chiedere:
“cos’è ‘sta storia della morte della ricerca?”
E l’intelligenza artificiale?
Te lo dico subito: i numeri sono impressionanti.
Oltre il 20% degli americani è già un utente abituale di strumenti come ChatGPT, Claude, Perplexity e Gemini, usandoli almeno 10 volte al mese.
Quasi il 40% li usa almeno una volta. L’adozione è stata fulminea, un’onda anomala che ha travolto il mondo tech.
Ma – e questo è un “ma” grosso come un data center – questa crescita sta rallentando.
Il grafico di Fishkin mostra una curva che, dopo un’impennata verticale, ora si sta piegando, quasi a cercare un suo tetto, una sorta di stabilizzazione.
La corsa sfrenata sembra finire, dunque.
La conclusione di questo primo, potentissimo studio è chiara e controintuitiva: l’IA non sta uccidendo Google. La sta affiancando.
Sta diventando uno strumento in più per le persone, un po’ come un tablet non ha sostituito il computer portatile, ma ne ha ampliato le occasioni d’uso.
Se Google resta l’autostrada principale, l’IA è una nuova, affascinante strada panoramica.
Per coglierne le opportunità e non rimanere in panne, è indispensabile rivolgersi a un’agenzia SEO che sappia orientarsi tra mille corsie, svincoli e diramazioni.
Secondo round: un tram chiamato ChatGPT (che si guida da solo)
E proprio quando tiri un sospiro di sollievo, pensando “Ok, allora continuo a fare quello che ho sempre fatto”, arriva un tram iper-tecnologico, a tutta velocità, pronto a scombinare i piani.
Questa volta il nostro analista di riferimento è Kevin Indig, un altro peso massimo dell’analisi digitale, che ha messo le mani sui dati di Similarweb, un’altra piattaforma di intelligence di mercato.
E la sua analisi racconta una storia apparentemente diversa. Una storia di crescita inarrestabile.
I dati, riferiti al periodo luglio 2024 – giugno 2025, sono da capogiro.
Le visite a ChatGPT negli Stati Uniti sono esplose del +94% in un anno, passando da 3,5 a 6,8 miliardi.
Nel Regno Unito, la crescita è stata ancora più folle: +131%.
E Google? Nello stesso periodo, ha registrato un calo.
Minuscolo, quasi irrilevante, ma pur sempre un segno meno: -0,85% negli USA e -0,22% nel Regno Unito.
Quindi, come è possibile?
Fishkin dice che Google è stabile e l’IA rallenta, Indig dice che l’IA vola e Google ristagna?
Hanno ragione entrambi.
Il punto non è quanti cliccano, ma come lo fanno e perché.
L’analisi di Indig va più in profondità, e qui le cose si fanno davvero interessanti per il tuo business. Ha scoperto che il modo in cui interagiamo con queste due tecnologie è radicalmente diverso.
Su Google, facciamo domande brevi, quasi telegrafiche. La media è di 3,4 parole per ricerca. Siamo di fretta, cerchiamo un’informazione secca.
Su ChatGPT, invece, conversiamo. Considera che la lunghezza media di una query è di 80 parole.
Non è più una ricerca, è un dialogo.
Spieghiamo il contesto, articoliamo i nostri dubbi, chiediamo consigli. “Sto cercando delle scarpe da trekking per un viaggio in Perù a settembre, soffro un po’ il freddo ai piedi e non voglio spendere più di 150 euro. Cosa mi consigli?”.
Prova a scrivere una cosa del genere sui motori di ricerca tradizionali…
Su ChatGPT, è la normalità.
Il vero match non è sui click, ma sul contesto
Ecco il punto di svolta. Questa differenza abissale nel comportamento degli utenti crea un effetto a catena che può cambiare le sorti della tua azienda.
Primo: il traffico di riferimento.
Quanti utenti, dopo la ricerca, vengono effettivamente inviati ad altri siti?
Mentre Google è sempre più restio a mandare via gli utenti (pensa alle “risposte a zero click” che ti danno l’informazione direttamente nella pagina dei risultati), ChatGPT si sta rivelando una sorgente di traffico incredibile.
Stando ai numeri forniti da Indig, il traffico referral da ChatGPT verso siti esterni è esploso del +3.496% negli Stati Uniti e del +5.950% nel Regno Unito.
Oggi, il volume di traffico che invia ai siti web è già pari a circa il 27% di quello di Google. Una cifra colossale per un servizio così giovane.
Secondo, e ancora più importante: le conversioni.
Chi compra di più?
L’utente che arriva da Google o quello che arriva da ChatGPT?
I dati di Indig sono una sentenza. Negli Stati Uniti, il tasso di conversione del traffico proveniente da ChatGPT è del 6,9%, contro il 5,4% di Google.
Ti chiedi perché?
La risposta è nel contesto.
L’utente che arriva da ChatGPT è un utente “pre-qualificato”.
Ha già risolto i suoi dubbi informativi nella conversazione con l’IA. Ha già valutato le alternative.
Quando clicca sul link che ChatGPT gli ha fornito (magari proprio quello del tuo sito, citato come fonte autorevole), non sta più esplorando. È pronto a comprare.
Il suo percorso d’acquisto è stato compresso da giorni di ricerche frammentate su Google a una singola, ricca conversazione. È un cliente più consapevole, più caldo, più propenso a tirare fuori la carta di credito.
Benvenuto nel Nuovo Mondo: due continenti, un unico viaggio per i tuoi clienti
Allora, cosa significa tutto questo per te? Significa che il campo da gioco non è più un unico stadio dominato da Google. È diventato un mondo con due continenti.
Google è il Vecchio Continente: enorme, consolidato, con autostrade trafficatissime che tutti conoscono. Esserci è fondamentale, è la base della tua visibilità. Ignorarlo sarebbe un suicidio commerciale.
L’Intelligenza Artificiale è il Nuovo Mondo: in rapidissima espansione, con nuove regole, nuove rotte e un potenziale inesplorato. Gli abitanti di questo continente sono esploratori, conversano in modo più approfondito e, quando decidono di salpare verso un sito, lo fanno con le idee molto chiare.
I due continenti non si stanno facendo la guerra. Stanno ridefinendo le rotte commerciali.
Un utente può iniziare il suo viaggio sul Vecchio Continente (Google) per una ricerca veloce, poi spostarsi nel Nuovo Mondo (ChatGPT) per approfondire e farsi consigliare, per poi concludere l’acquisto su un’isola (il tuo sito) raggiunta grazie a una mappa fornita dall’IA.
La tua sfida, oggi, non è scegliere su quale continente puntare, ma costruire ponti e rotte navali per farti trovare in entrambi. Devi continuare a ottimizzare il tuo sito per le ricerche secche e veloci di Google, ma devi anche iniziare a capire come diventare una fonte autorevole che ChatGPT cita nelle sue risposte conversazionali.
Devi pensare in termini di parole chiave, ma anche in termini di concetti, problemi e soluzioni che i tuoi clienti esprimono in frasi di 80 parole.
Ciò richiede una strategia più sofisticata, un approccio che integri la SEO tradizionale con le nuove dinamiche dell’ottimizzazione per i modelli linguistici.
La domanda, quindi, non è più se devi esserci, ma come.
E per questo, fidati, non basta un tutorial su YouTube. C’è un nuovo mondo da conquistare, e per farlo ti serve un consulente SEO che conosca già le mappe.
Se vuoi che anche gli LLM conoscano, citino e consiglino il tuo brand, rivolgiti alla mia agenzia.
L’IA accelera ma Google resta dominante: Domande Frequenti
L’intelligenza artificiale sta sostituendo Google?
I dati mostrano che Google resta dominante: il 95% degli americani lo utilizza ogni mese e gli heavy user sono persino aumentati dal 2023 al 2025. L’IA non sostituisce Google, ma lo affianca come canale complementare.
Qual è la crescita di ChatGPT rispetto a Google?
Tra luglio 2024 e giugno 2025 le visite a ChatGPT sono cresciute del +94% negli Stati Uniti e del +131% nel Regno Unito, mentre Google nello stesso periodo ha registrato un lieve calo. Inoltre, ChatGPT genera tassi di conversione più alti grazie a interazioni più lunghe e contestuali.
Come dovrebbero muoversi le aziende tra Google e IA?
Le aziende non devono scegliere un canale a scapito dell’altro: è necessario presidiare sia Google, con ricerche rapide e ottimizzazioni SEO tradizionali, sia gli LLM come ChatGPT, diventando fonti autorevoli che possano essere citate nelle risposte conversazionali.
Google è il re, ma l’IA è il nuovo eroe. Bisogna cavalcare entrambi per non restare indietro.
Google non si muove, ma ChatGPT corre. Una crescita così rapida per l’IA è un segnale forte. Meglio non ignorarlo, si rischia di restare fermi mentre il mondo va avanti.
Certo, l’IA è un buon alleato per Google, non un nemico. Chi ha capito questo, ha già un bel vantaggio. Bisogna solo essere pronti a capire come usarla.
La vera partita è non farsi trovare impreparati. Google resta il pane quotidiano, ma l’IA apre nuove vie per chi sa dove guardare.
Google domina, ma l’IA è il futuro. Ottimo equilibrio.
Google tiene il campo, l’IA è un’ottima aggiunta. Bene così.
Google dominante, certo. Ma con ‘ste AI, chi controlla davvero i dati? Paranoia o realtà? Da tenere d’occhio.
Google regna, l’IA assiste, chi non capisce è perso.