Traffico AI: visitatori fantasma o clienti nascosti secondo Ahrefs

Anita Innocenti

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Traffico AI sotto la lente: numeri discordanti tra engagement e conversioni sollevano interrogativi sull’affidabilità delle metriche e sull’interpretazione dei dati.

Uno studio di Ahrefs analizza il traffico proveniente da piattaforme AI come ChatGPT. I dati mostrano utenti con bassa interazione (meno pagine, alto rimbalzo) ma un tasso di conversione sorprendentemente superiore (23x) rispetto al traffico organico tradizionale. Questo solleva interrogativi sulla vera qualità e potenziale commerciale dei visitatori AI, e sull'interpretazione dei dati forniti dalle piattaforme di analisi.

Meno pagine, più fughe: ma siamo sicuri sia traffico di Serie B?

Allora, mettiamola così: lo studio di Ahrefs, che ha analizzato un bel po’ di siti web tra maggio e giugno 2024, ci dice che chi arriva da una piattaforma AI tende a guardare meno pagine. In media, appena 4 paginette, contro le oltre 5 di chi proviene da una ricerca tradizionale. Non solo, questi visitatori hanno anche un tasso di rimbalzo più alto, il che significa che una percentuale maggiore di loro entra e esce dal tuo sito senza interagire ulteriormente.

Quindi, ti arriva uno, dà un’occhiata veloce e tanti saluti.

A prima vista, sembrerebbe il ritratto del navigatore distratto, quello che fa numero ma non porta a casa nulla, giusto?

Eppure, se ti dicessi che questi “turisti per caso” potrebbero rivelarsi una sorpresa inaspettata per le tue vendite?

Il mistero dei visitatori AI: quando “poco” significa “tanto” per le tue tasche

Ed è qui che la faccenda si fa interessante, quasi un giallo.

Perché, nonostante queste metriche di engagement che farebbero storcere il naso a più di un analista, gli stessi visitatori provenienti da AI, udite udite, convertono che è una meraviglia. Parliamo di un tasso di conversione che, stando a quanto riportato sempre da Ahrefs in un altro approfondimento, è addirittura 23 volte superiore a quello del traffico organico classico.

Sì, hai letto bene: ventitré volte!

Allora, la domanda sorge spontanea: tutto quel discorso sul “visitano poche pagine” e “scappano subito” che fine ha fatto?

Stiamo forse guardando le metriche sbagliate, o c’è dell’altro, come ipotizza Search Engine Journal.

Dietro le quinte del traffico AI: intenzioni nette o narrazioni convenienti?

La spiegazione “ufficiale” che ci viene fornita, ad esempio da Patrick Stox di Ahrefs, è che questi utenti sono dei veri e propri cecchini: sanno già cosa vogliono perché l’AI ha fatto il grosso del lavoro di ricerca per loro. Arrivano sul tuo sito con un’idea precisa, prendono quello che cercano e, se tutto va liscio, convertono.

Una favola, no?

Però, c’è anche chi non la beve tutta, come ad esempio i colleghi di Search Engine Land che, in un loro articolo, sollevano dubbi sulla reale “qualità” di un traffico così poco propenso all’esplorazione.

D’altronde, nonostante queste performance strabilianti in termini di conversione, il traffico AI rappresenta ancora una frazione minima del totale – circa lo 0,1% del traffico web complessivo secondo altre ricerche di Ahrefs – anche se, va detto, più della metà dei siti web (il 63%) già ne riceve una qualche porzione.

E tu, da che parte stai?

Ti fidi ciecamente delle nuove metriche o inizi a pensare che, forse, è il caso di guardare oltre le cifre, per capire davvero chi bussa alla tua porta digitale?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

2 commenti su “Traffico AI: visitatori fantasma o clienti nascosti secondo Ahrefs”

    1. Claudia De Luca

      Daniele, magari l’AI arriva già con un’idea precisa e converte subito. Da capire meglio come intercettare questa “nuova” utenza.

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