AI Mode di Google supera l’1% di adozione tra gli utenti USA: in dieci giorni crescita del 49%!

I dati raccolti da Similarweb, tra il 20 e il 31 maggio 2025, evidenziano una crescita di AI Mode, ma le critiche e le polemiche non si placano, anzi!

Premi play per ascoltare l’articolo in breve

📌 TAKE AWAYS

  • AI Mode ha superato l’1% di utilizzo tra gli utenti desktop USA in soli dieci giorni, segnando una crescita del 49%.
  • AI Mode sfrutta contenuti editoriali per generare risposte senza necessariamente restituire traffico ai siti originali. I link sono spesso secondari o portano ad altre ricerche Google, alimentando un ecosistema sempre più chiuso.
  • L’ottimizzazione classica non basta più. Occorre progettare contenuti pensati per essere “letti”, compresi e citati dall’intelligenza artificiale. Questo richiede una struttura modulare, l’uso di entità riconoscibili, una forte componente semantica e formati multimodali.
AI Mode di Google, lanciato a maggio 2025 negli USA, ha raggiunto l’1,25% di utilizzo in 10 giorni.
La funzione solleva allarmi per il crollo del traffico ai siti web.
L’obiettivo SEO oggi non è solo farsi cliccare, ma essere considerati fonte affidabile dai modelli AI.

C’è un fermento palpabile nell’aria, un cambiamento di paradigma che sta ridefinendo il modo stesso in cui accediamo all’informazione online.

Big G, con l’introduzione di AI Mode, sta tracciando una rotta audace verso quello che definisce “il futuro della Ricerca”.

Immagina per un momento la pagina dei risultati di Google non più come un elenco di porte da aprire (i classici link blu), ma come un salotto accogliente dove un assistente virtuale incredibilmente preparato ti fornisce già risposte articolate, sintesi e persino confronti, attingendo da un universo di conoscenza.

Questo è AI Mode, una funzionalità che, dopo il lancio negli Stati Uniti a maggio, promette di cambiare volto all’esperienza di ricerca a livello globale.

I primi segnali di adozione, seppur iniziali, iniziano a delinearsi: secondo dati recenti di Similarweb, l’utilizzo di AI Mode su desktop è passato dallo 0,84% degli utenti il 20 maggio all’1,25% il 31 maggio, considerando sia i click diretti sulla tab “AI Mode” sia quelli che approdano alla modalità conversazionale dalle AI Overviews.

Aleyda Solis su LinkedIn 4 giugno 2025

Una crescita ancora contenuta, certo, ma indicativa di una tendenza che merita la massima attenzione, come ti anticipavo qui.

Per te che hai costruito la tua presenza online mattone su mattone, affidandoti alla visibilità organica per connetterti con i tuoi clienti e far crescere la tua attività, questa novità potrebbe suonare come un campanello d’allarme. Ed è comprensibile.

L’idea che gli utenti possano ottenere ciò che cercano senza nemmeno cliccare sul tuo sito solleva interrogativi importanti sul futuro del traffico web e dei modelli di business che su di esso si fondano.

Il rischio – specie se non adotti strategie SEO efficaci – esiste eccome, come puoi vedere nell’articolo di Sara Guaglione su Digiday.

Ma prima di cedere a facili pessimismi, è il momento di fare un’analisi lucida.

In questo articolo, ci addentreremo nelle pieghe di AI Mode: ne esploreremo il funzionamento, le ripercussioni già osservate, le discussioni accese che ha scatenato tra esperti ed editori.

Ma soprattutto, cercheremo di capire come, in questo scenario in piena evoluzione, una strategia SEO intelligente e proattiva possa aiutarti a identificare e cogliere le nuove traiettorie di crescita che inevitabilmente si apriranno.

La “scelta” di Google: o dentro o fuori

Uno degli aspetti più dibattuti è la politica “tutto o niente” di Google.

Non puoi semplicemente alzare la mano e dire:

“Ehi, Signor G., grazie ma preferisco che i miei contenuti non vengano usati per questi riassuntini AI”.

Se decidi di escludere i tuoi contenuti da AI Mode, rischi di scomparire anche dalla Ricerca Google tradizionale.

Una mossa che molti, inclusa l’esperta SEO Lily Ray, vicepresidente di Amsive, percepiscono come una forzatura, come ci ha spiegato durante la nostra intervista.

Danielle Coffey, della News/Media Alliance, ha messo il dito nella piaga affermando che questa “non è affatto una scelta”. Ha anche evidenziato come il traffico da Google sia crollato dal 50-80% di cinque anni fa all’attuale 20-30%.

La domanda sorge spontanea: con AI Mode, dove andremo a finire?

A rendere il tutto più opaco, al momento, è la mancanza di strumenti ufficiali per tracciare quante visite provengano specificamente da AI Mode, come abbiamo visto nel corso della nostra chiacchierata con Elisa Paesante di Sistrix.

In pratica, in Search Console potremmo vedere i report su AI Mode, ma i dati non potranno essere separati dalle altre interfacce di Google.

È come navigare in una nebbia fitta senza radar, cercando di capire quanto sei lontano dalla costa (o da uno scoglio).

Grafico su dati di AI Mode fonte Google, generato con Napkin

Google si costruisce un giardino dorato (con i fiori del tuo orto)

Barry Adams non usa mezzi termini quando descrive AI Mode come una potenziale “apocalisse del traffico” per gli editori, soprattutto per quelli che campano di pubblicità legata ai volumi di visite.

La stoccata più amara, secondo Adams, è che tutta questa meraviglia tecnologica “è costruita sulla produzione dell’industria editoriale”.

Immagina un cuoco stellato che usa i tuoi ingredienti coltivati con amore per creare un piatto magnifico, si prende tutti gli applausi e a te non lascia nemmeno le briciole.

Testate come Business Insider hanno già dovuto annunciare tagli al personale, motivandoli con la necessità di fronteggiare “cali di traffico estremi al di fuori del nostro controllo”.

Lily Ray approfondisce, spiegando come AI Mode sembri pensata per tenere gli utenti intrappolati nell’ecosistema Google.

Quei famosi link che Google promette di includere?

Spesso sono relegati in posizioni secondarie, o, ancora più sottilmente, i link interni al testo generato dall’AI non portano al sito originale, bensì ad altre ricerche su Google.

Un meccanismo che, secondo Ray, “non ispira molta fiducia” riguardo alle reali intenzioni di Google di supportare i creatori di contenuti.

Anzi, Google ha persino vantato una “crescita complessiva delle query in Search”, un dato che potrebbe essere gonfiato proprio da questo “rimbalzare” interno degli utenti.

Mark Kember, intervistato da Press Gazette, ha profetizzato un futuro in cui il web diventerà “un gigantesco motore Wikipedia per l’attenzione dell’AI”.

La stessa Press Gazette, attraverso test diretti, ha notato come l’AI tenda a ridurre il numero di fonti citate e a rendere più arduo per l’utente approfondire un argomento, privilegiando magari chi ha “ripreso” una notizia piuttosto che la fonte originale.

Insomma, un duro colpo per l’originalità e il giornalismo d’inchiesta (come forse ricorderai, te ne avevo parlato già qui).

Similarweb, grafico AI Mode dal 20 al 31 maggio 2025

Le falle dell’intelligenza artificiale aprono spazi preziosi

Certo, l’idea di un’intelligenza artificiale che capisce al volo le nostre esigenze e ci serve risposte su un piatto d’argento è affascinante.

Ma, come spesso accade con le tecnologie nascenti, c’è una bella differenza tra la teoria e la pratica quotidiana.

E qui, la cosa si fa interessante, perché questi “inciampi” dell’AI potrebbero rappresentare fessure in cui la tua strategia, se ben congegnata, può inserirsi con successo.

Prendiamo l’esperienza diretta di Brian X. Chen, autorevole penna del New York Times.

Chen ha messo alla prova AI Mode con compiti apparentemente semplici, di quelli che tu o i tuoi clienti potreste affrontare ogni giorno.

Chen ha chiesto ad AI Mode di aiutarlo a trovare un parco a Oakland con tavoli da picnic per la festa di sua figlia.

Risultato?

L’AI ha generato una lista, ma recandosi sul posto, Chen ha scoperto che i tavoli… non c’erano.

Dopo aver segnalato l’errore, Google ha prodotto un’altra lista, includendo di nuovo uno dei parchi senza tavoli!

Stessa musica per la ricerca di un autolavaggio economico: AI Mode ne ha indicato uno da 25 dollari basandosi su una singola recensione utente, ma all’arrivo il prezzo reale era di 65 dollari.

E quando ha cercato un supermercato per acquistare una particolare pasta di peperoncino esotico, la lista includeva un negozio che, in realtà, non aveva il prodotto.

In tutti questi casi, la ricerca tradizionale su Google.com si è rivelata “di gran lunga” più efficace e precisa.

Questo cosa ci dice?

Che, AI Mode, nonostante attinga all’immenso impero di dati Google (da Search a Maps, passando per Shopping), al momento sembra faticare proprio su quelle ricerche basilari legate al mondo reale, alla geolocalizzazione precisa, alla disponibilità effettiva di prodotti e servizi.

Questa, per te che magari hai un’attività locale, vendi prodotti specifici o offri servizi sul territorio, è una notizia da tenere bene in considerazione!

Significa che la cura maniacale delle tue informazioni online “tradizionali” (scheda Google My Business, accuratezza dei dati sul tuo sito, recensioni autentiche) rimane assolutamente fondamentale.

Se l’AI “toppa”, come osserva Chen, l’utente frustrato potrebbe tornare alla vecchia, cara ricerca… e trovare te, se sei stato bravo a presidiare quel canale.

Google stessa, per bocca del dirigente Robby Stein, ammette che “siamo agli inizi” e che AI Mode è pensata per “eccellere in una nuova classe di domande più difficili, più specifiche”, per situazioni in cui l’utente ha bisogno di un “botta e risposta” per portare a termine un compito.

Ecco allora che il quadro si fa più sfumato:

AI Mode non è (ancora) infallibile, soprattutto per le necessità più concrete e localizzate, ma può diventare uno strumento potente per fasi di ricerca più elaborate o per la sintesi di grandi quantità di informazioni.

Per te, questo significa che una strategia SEO evoluta deve giocare su più tavoli:

da un lato, garantire la massima accuratezza e visibilità sui canali “classici”, che l’utente potrebbe usare per verificare le “sparate” dell’AI o quando l’AI stessa fallisce.

Dall’altro, strutturare i tuoi contenuti più complessi (guide all’acquisto, comparazioni approfondite) in modo che possano essere non solo una valida alternativa alle sintesi AI, ma idealmente la fonte autorevole e dettagliata da cui l’AI stessa attinge o a cui l’utente si rivolge per approfondire dopo un primo “assaggio” generato artificialmente.

L’ingegneria della rilevanza: la nuova frontiera per chi vuole contare nelle risposte dell’intelligenza artificiale

Mike King, SEO di iPullRank, in un suo pezzo del 27 maggio 2025, sostiene che la SEO classica, basata sull’ottimizzazione per come i contenuti “entrano” nel sistema, non basta più. Ora bisogna capire come i contenuti vengono “manipolati” e “rielaborati” dall’AI generativa.

AI Mode, spiega King, introduce dinamiche rivoluzionarie: modelli di ragionamento che attingono da più fonti, “fan-out queries” (Google fa ricerche multiple nascoste per conto dell’utente), recupero di informazioni a livello di singoli passaggi di testo (non più solo pagine intere), una personalizzazione spinta grazie agli “user embeddings” (ogni utente vede un risultato potenzialmente diverso), e un incremento del comportamento “zero-click”.

In questo scenario, essere citati diventa quasi più importante che essere cliccati, almeno inizialmente.

La buona notizia?

King ci invita a smettere di pensare ossessivamente alle singole parole chiave per abbracciare una visione più olistica, progettando contenuti a livello di “passaggio”, ottimizzati affinché i modelli AI li trovino utili, li citino e li integrino nelle loro risposte.

Non si tratta solo di scrivere bene, ma di strutturare l’informazione in modo che sia “digeribile” e “appetibile” per l’intelligenza artificiale.

Ciò significa, per esempio, creare contenuti multimodali: non solo testo, ma anche video, audio, grafici interattivi.

Più formati offri, più l’AI avrà materiale da cui attingere e, potenzialmente, da citare.

È l’alba della “Relevance Engineering”, un approccio che si fonda su embeddings (quelle rappresentazioni numeriche che catturano il significato profondo del contenuto), sulla semantica e su architetture informative che aiutino l’AI non solo a trovare il tuo contenuto, ma a capirlo, a usarlo e, cosa fondamentale, a darti credito.

Naturalmente, così cambierà il modo di misurare il successo:

non più solo il posizionamento, ma la frequenza delle citazioni nei risultati AI, il sentiment associato, la coerenza del tuo messaggio attraverso le “interpretazioni” dell’AI.

Pensa di creare dei “mattoncini Lego informativi”:

ogni passaggio del tuo testo, ogni grafico, ogni spezzone video dovrebbe essere semanticamente completo, capace di rispondere a una specifica sotto-domanda, ricco di entità riconoscibili dal Knowledge Graph di Google (nomi di brand, prodotti, concetti chiave), fattuale, verificabile e presentato in un formato modulare e facilmente “estraibile” dall’AI.

Se il tuo contenuto è strutturato in questo modo, diventa un candidato ideale per essere incluso nelle sintesi AI.

Preparati all’era dell’AI conversazionale: una questione di strategia, non di paura

Pete Pachal di Media Copilot ha detto:

“Il cambiamento avviene gradualmente, poi tutto in una volta”.

AI Mode potrebbe essere quel “tutto in una volta”.

La tendenza è chiara: Google sta cercando di trasformare la ricerca in una conversazione sempre più interna alla sua piattaforma, nonostante le rassicurazioni di Liz Reid.

Questo, come sottolinea Pachal, comporta il rischio di un “appiattimento della diversità della conoscenza“, dove le voci mainstream potrebbero essere favorite a discapito di quelle più originali o di nicchia.

Ecco perché, oggi più che mai, devi riuscire a far emergere il tuo “segnale” distintivo in questo nuovo ecosistema.

Te lo dico in modo molto schietto:

dimentica la SEO fatta solo di backlink e densità di parole chiave!

Ora urge adottare un approccio molto più strategico e tecnologicamente consapevole. Ma è proprio in questa complessità che si nascondono le opportunità.

Se l’AI Mode di Google mira a fornire risposte migliori e più pertinenti, allora contenuti di altissima qualità, autorevoli, ben strutturati e che rispondono in modo originale e approfondito alle esigenze degli utenti diventeranno ancora più preziosi, come ti dicevo qui.

L’AI non inventa dal nulla; si nutre di ciò che esiste.

Il tuo compito, e quello del tuo consulente SEO, è fare in modo che il tuo “cibo informativo” sia il più nutriente e desiderabile.

Un consulente SEO all’avanguardia non si limiterà più a “ottimizzare pagine”.

Diventerà uno stratega della visibilità nell’era dell’intelligenza artificiale.

Ti aiuterà a trasformare i tuoi contenuti in risorse preziose per i sistemi AI, assicurando che il tuo brand non solo venga trovato dalle IA, ma venga correttamente interpretato e valorizzato.

In conclusione, l’AI Mode di Google è una trasformazione radicale, certo. Ma ogni grande onda, per chi sa come affrontarla, può essere cavalcata.

Invece di temere di essere sommerso, perché non iniziare a pensare a come usare questa nuova corrente a tuo vantaggio?

Se ti rivolgi alla mia agenzia SEO, il tuo brand troverà modi nuovi e più efficaci per raggiungere il tuo pubblico. La sfida è impegnativa, ma le potenzialità per chi saprà adattarsi e innovare sono immense.

Vuoi sapere come fare? Scrivimi qui!


AI Mode cresce negli USA a maggio 2025 (con polemiche annesse): Domande Frequenti

Cos’è AI Mode di Google e perché sta facendo discutere?

AI Mode è una nuova funzionalità di Google che trasforma la classica pagina dei risultati in una risposta generata dall’intelligenza artificiale. Invece di mostrare link, offre direttamente sintesi, spiegazioni e confronti. Questo approccio sta generando forti polemiche perché potrebbe ridurre drasticamente il traffico ai siti web, penalizzando editori e creatori di contenuti.

Qual è il rischio per i siti web e gli editori?

Il rischio principale è la perdita di visibilità: gli utenti ottengono le risposte direttamente da AI Mode e spesso non cliccano più sui siti originali. Inoltre, Google non offre strumenti chiari per tracciare il traffico generato da questa modalità, rendendo difficile valutare l’impatto reale sulle performance SEO.

Come possono i brand reagire all’introduzione di AI Mode?

Per affrontare il cambiamento, è necessario evolvere la propria strategia SEO. Bisogna creare contenuti ben strutturati, autorevoli e ottimizzati per essere riconosciuti e citati dall’intelligenza artificiale. È importante puntare sulla rilevanza semantica e sull’accuratezza dei dati, specie per attività locali o settoriali.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

9 commenti su “AI Mode di Google supera l’1% di adozione tra gli utenti USA: in dieci giorni crescita del 49%!”

  1. Arianna Gallo

    Interessante questa rapida adozione. Sarà necessario capire come adattare i nostri contenuti per rispondere alle esigenze di questa nuova modalità di ricerca. Vedremo l’impatto nel lungo periodo.

  2. Arianna Donati

    Un altro passo verso il monopolio dell’attenzione. Speriamo che i creatori di contenuti si facciano sentire.

    1. Arianna Donati, spero anch’io che si facciano sentire. Altrimenti, addio guadagni per molti. Bisogna capire come adattarsi in fretta.

  3. Wow, che numeri! Sono curiosa di vedere come cambierà il nostro lavoro nei prossimi mesi. Prepariamoci a un bel cambiamento!

    1. Francesca Esposito

      Sara Villa, hai ragione! Sarà interessante vedere l’impatto. Io sono super carica di imparare cose nuove!

  4. Alessandro Sarti

    Interessante questa rapida crescita! Vedremo se questa tendenza si manterrà anche nei prossimi mesi. Sono curioso di capire come si adatteranno i siti web a questo nuovo modo di cercare informazioni.

    1. Alessandro Sarti, concordo. Sarà utile monitorare i dati e capire come adattare i contenuti per intercettare l’AI. Forse un focus su risposte dirette e ben strutturate?

  5. Arianna Leone

    Che notizia! Mi chiedo come influenzerà i siti web che usiamo per studiare. Speriamo che i creatori di contenuti trovino presto un modo per farsi “notare” dall’AI!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore