Anthropic lancia Claude per Chrome, ma frena sulla sicurezza: i rischi di prompt injection

Anita Innocenti

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L’estensione di Chrome per Claude promette di automatizzare la navigazione, ma i rischi per la sicurezza sono tali da limitarne l’accesso e far riflettere sull’effettiva convenienza.

Anthropic ha lanciato un'estensione Claude per Chrome, rendendo l'AI un agente operativo nel browser. L'accesso è limitato a causa di gravi vulnerabilità di sicurezza, come il "prompt injection", con l'11,2% di successo negli attacchi. Anthropic opta per la prudenza, ma la sua cautela in un mercato IA in rapida evoluzione solleva interrogativi sulla competizione.

Anthropic lancia Claude per Chrome, ma frena subito: la sicurezza è un campo minato

Anthropic ha appena messo sul piatto la sua nuova creatura: un’estensione per Chrome che trasforma l’assistente AI Claude in un agente operativo.

In parole povere, non si limita più a chiacchierare con te in una finestra separata, ma può navigare, compilare moduli e compiere azioni al posto tuo, direttamente sulle pagine web che visiti. Una mossa che sulla carta sembra voler sparigliare le carte nella competizione sempre più accesa per il dominio dell’intelligenza artificiale nei browser.

Ma c’è un “però” grande come una casa.

Anzi, ce ne sono diversi.

Dietro questa promessa di automazione si nasconde un rischio talmente concreto che la stessa Anthropic ha messo le mani avanti.

E, diciamocelo, ha fatto bene.

Un’estensione per pochi eletti, con avvisi che fanno drizzare le orecchie

Se pensavi di poterla installare subito, mettiti comodo.

L’accesso è limitato a un migliaio di utenti iscritti al piano Max, quello più costoso, e solo tramite lista d’attesa.

Il motivo?

Semplice: il sistema non è sicuro.

Anthropic lo ammette senza troppi giri di parole, avvertendo che l’estensione è vulnerabile a quello che in gergo si chiama “prompt injection”. Tradotto per noi comuni mortali: un sito web malevolo potrebbe nascondere istruzioni ingannevoli capaci di ordinare a Claude di compiere azioni a tua insaputa, come condividere i tuoi dati personali o, peggio, effettuare acquisti.

I test interni, come descritto da The Register, mostrano un tasso di successo degli attacchi dell’11,2% anche dopo aver implementato le prime contromisure.

Ti sembra una percentuale accettabile quando in gioco ci sono le tue informazioni sensibili?

L’esperto di sicurezza Simon Willison ha definito l’idea stessa di questi agenti per browser “fatalmente difettosa”, sostenendo che un tasso di fallimento simile è semplicemente “catastrofico”.

Un’opinione forte, che però fotografa bene la situazione.

E mentre Anthropic procede con i piedi di piombo, quasi scusandosi per i rischi, i suoi concorrenti non stanno certo a guardare.

La guerra per il controllo del browser è già iniziata, e si combatte senza esclusione di colpi.

La corsa all’IA nel browser: chi arriverà primo?

La mossa di Anthropic, per quanto cauta, si inserisce in una partita a scacchi dove ogni pezzo si sta muovendo velocemente. OpenAI sta lavorando a un suo browser, Google sta integrando i suoi agenti IA ovunque e Perplexity ha già lanciato il suo Comet browser, arrivando persino a fare un’offerta sfacciata per acquistare Chrome, nel caso in cui le vicende antitrust dovessero costringere Google a venderlo.

Ognuno vuole la sua fetta della torta, convinto che il futuro della navigazione web passi da qui, come scrive TechCrunch.

In questo contesto, la prudenza di Anthropic suona quasi come una nota stonata. Loro stessi la definiscono una scelta deliberata per non mettere sul mercato un prodotto pericoloso.

Ma in un settore che corre alla velocità della luce, questa onestà intellettuale basterà a tenerli in gioco o li condannerà a inseguire concorrenti più spregiudicati?

La vera domanda, alla fine, non è se questi strumenti diventeranno parte della nostra quotidianità, ma a quale prezzo.

E, soprattutto, chi pagherà il conto se qualcosa, inevitabilmente, andrà storto?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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