Meta, Google e Microsoft scommettono 200 miliardi sull’IA: la bolla sta per scoppiare?

Anita Innocenti

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Mentre Meta e Google investono cifre astronomiche nell’IA, i mercati finanziari reagiscono in modo contrastante, sollevando dubbi sulla sostenibilità di questa corsa all’oro tecnologica.

Meta, Google e Microsoft hanno riversato oltre 200 miliardi nell'IA, scatenando una corsa che divide i mercati. Google mostra successi, ma Meta crolla per spese insostenibili. L'interrogativo è se questi investimenti colossali siano giustificati o se, invece, stiamo assistendo alla creazione di una bolla dell'IA pronta a esplodere, un castello di carte costosissimo.

La corsa agli armamenti sull’IA non conosce limiti

Diciamocelo, i numeri annunciati questa settimana sono fuori da ogni logica.

Non si tratta di semplici aggiustamenti di budget, ma di una vera e propria dichiarazione di guerra combattuta a colpi di data center e chip di ultima generazione. Come scritto da Wired, i tre giganti hanno alzato l’asticella a un livello mai visto prima, con l’obiettivo dichiarato di non lasciare nemmeno le briciole ai concorrenti.

Meta ha messo sul piatto una previsione di spesa tra i 70 e i 72 miliardi di dollari per il 2025, ma il bello deve ancora venire. Il suo Direttore Finanziario, Susan Li, ha già avvisato che la spesa del 2026 sarà “notevolmente più grande”, un’affermazione che ha fatto sudare freddo più di un analista.

Google non è stata a guardare e ha rilanciato, portando la sua previsione di spesa per il 2025 a una cifra mostruosa: tra i 91 e i 93 miliardi di dollari.

Microsoft, dal canto suo, ha già speso quasi 35 miliardi in un solo trimestre, il 74% in più rispetto all’anno scorso.

Stanno costruendo le fondamenta per l’intelligenza artificiale del futuro, ma su un terreno che sembra sempre più instabile.

E mentre le spese volano, i mercati finanziari hanno reagito in modi completamente diversi, quasi schizofrenici, rivelando una profonda spaccatura su chi stia davvero giocando bene le sue carte.

Mercati divisi e conti che non tornano: la dura realtà dietro i proclami

Se pensi che a spese così folli corrispondano applausi unanimi, ti sbagli di grosso.

Google è l’unica ad aver convinto davvero, con le sue azioni che sono salite del 6,6% dopo l’annuncio. E il motivo è chiaro: i suoi risultati sono tangibili. Il servizio di intelligenza artificiale Gemini ha raggiunto 650 milioni di utenti attivi mensili e il business del Cloud è in piena espansione. In pratica, Google sta mostrando che i soldi spesi iniziano a produrre qualcosa di concreto.

Per Meta, invece, la musica è completamente diversa. Nonostante ricavi migliori del previsto, il titolo è crollato fino al 9%.

Perché?

Perché i costi stanno crescendo molto più velocemente dei guadagni. Meta prevede di spendere fino a 118 miliardi nel 2025, una cifra spropositata rispetto ai ricavi. A questo si aggiunge il buco nero di Reality Labs, la divisione per la realtà virtuale, che continua a bruciare più di 4 miliardi a trimestre.

Mark Zuckerberg parla di “investire in anticipo” per vincere la gara, ma a molti sembra che stia semplicemente svuotando le casse senza una chiara prospettiva di ritorno.

Questa spaccatura apre una crepa ancora più profonda e solleva un dubbio che serpeggia in tutto il settore:

e se questa incredibile montagna di soldi non tornasse mai indietro?

La bolla dell’IA è pronta a scoppiare?

La vera domanda, quella che nessuno nelle grandi aziende vuole farsi, è se esista davvero un mercato in grado di giustificare investimenti così colossali, come è emerso dall’intervista con Andrea Signorelli.

Roger Montgomery, un analista finanziario che sa il fatto suo, ha messo il dito nella piaga: potrebbero non esserci abbastanza clienti disposti a pagare abbastanza per ripagare questa infrastruttura faraonica.

E se ci pensi, il suo dubbio è più che legittimo.

Al momento, nonostante i proclami sull’IA, il cuore del business di Meta e Google resta la pubblicità. L’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, serve soprattutto a rendere più efficaci le loro piattaforme pubblicitarie, che continuano a generare la quasi totalità dei profitti.

La scommessa, quindi, è che in futuro l’IA diventi un prodotto a sé stante, ma la strada è tutt’altro che spianata.

Siamo di fronte a una corsa sfrenata dove chi si ferma è perduto, ma dove chi corre troppo veloce rischia di schiantarsi.

Il 2026 ci dirà chi tra questi colossi aveva una visione strategica e chi, semplicemente, stava giocando d’azzardo con i soldi degli azionisti.

Staremo a vedere.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

3 commenti su “Meta, Google e Microsoft scommettono 200 miliardi sull’IA: la bolla sta per scoppiare?”

  1. Patrizia Bellucci

    I mercati sono volatili, ma il vero progresso è sempre stato una scommessa audace. Speriamo solo che questa bolla dell’IA non finisca per creare più problemi di quanti ne risolva. Siamo sicuri che i nostri dati non diventeranno il loro nuovo petrolio?

    1. Questa farsa di “progresso” tecnologico, un miraggio dorato che promette paradisi artificiali, rischia di tramutarsi in un incubo finanziario, un castello di sabbia eretto sull’illusione.

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