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Ma andiamo a vedere se questa novità rappresenta davvero la svolta per l’analisi SEO o si tratta dell’ennesimo strumento utile solo per i siti web già affermati
Google ha introdotto i 'Query Groups' in Search Console Insights, una funzionalità AI che promette di rivoluzionare l'analisi SEO raggruppando query simili per tema. Questo dovrebbe semplificare la comprensione dell'intento utente e la strategia dei contenuti. Tuttavia, la sua disponibilità esclusiva per i siti con 'volume di query sostanziale' solleva dubbi: Google aiuta ancora una volta solo i grandi, lasciando i piccoli a gestire il caos?
Finalmente un po’ d’ordine nel caos delle parole chiave
Diciamocelo, analizzare le query è sempre stato un lavoro di pazienza certosina.
Come descritto chiaramente sul blog ufficiale di Google per gli sviluppatori, se hai un sito di ricette, ti saresti trovato di fronte a query come “ricetta guacamole”, “come fare il guacamole”, “guacamole facile” e chissà quante altre, tutte trattate come entità separate.
Un vero e proprio mal di testa per capire quale argomento stesse davvero tirando di più.
La promessa dei Query Groups è proprio questa: fare pulizia.
L’IA di Google ora analizza l’intento dietro le parole e mette insieme tutte le varianti in un unico gruppo. In questo modo, invece di vedere decine di righe con pochi clic ciascuna, vedrai un unico gruppo tematico, ad esempio “Ricetta Guacamole”, con la somma totale dei clic.
Questo dovrebbe permetterti di capire a colpo d’occhio quali sono i temi che portano più traffico al tuo sito.
Sembra un passo avanti notevole, perché sposta l’attenzione dalla singola parola chiave all’argomento, all’intento dell’utente.
Ma come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli e nel modo in cui Google decide di mostrarci questi dati.
Come funziona (e per chi) il nuovo giocattolo di Big G
La novità si presenta all’interno della Search Console Insights con una scheda ridisegnata, “Query che portano al tuo sito”. Qui, i gruppi vengono organizzati in tre categorie: “Top” per quelli con più clic in assoluto, “Trending Up” per quelli in crescita rispetto al periodo precedente, e “Trending Down” per quelli che stanno perdendo colpi.
L’obiettivo dichiarato è darti una visione strategica immediata, aiutandoti a capire su quali contenuti puntare e quali, invece, hanno bisogno di una rinfrescata.
In teoria, questo dovrebbe semplificare la vita e orientare meglio la strategia dei contenuti. Invece di ottimizzare una pagina per una decina di parole chiave quasi identiche, puoi concentrarti sul tema principale, rispondendo in modo più completo alle esigenze delle persone.
Una logica che fila, non c’è che dire.
Peccato che, come spesso accade con Google, questo “regalo” non sia per tutti.
E questo ci porta dritti al punto più delicato della questione.
Un aiuto sì, ma solo se sei già grande
Ed eccola qui, la clausola scritta in piccolo. Google ha specificato che i Query Groups saranno disponibili solo per i siti con un “volume di query sostanziale”.
Tradotto dal linguaggio corporate: se hai un piccolo blog, un sito di nicchia o hai appena iniziato, molto probabilmente non vedrai nulla di nuovo. La giustificazione ufficiale è che per i siti con poco traffico l’utilità di raggruppare le query è minore.
Una logica che, a ben vedere, solleva qualche dubbio.
Non è forse proprio chi è all’inizio ad avere più bisogno di strumenti chiari per capire come muoversi?
Sembra quasi che Google, ancora una volta, dia una mano a chi è già forte, lasciando che i più piccoli si arrangino.
Inoltre, questi gruppi sono generati dall’IA e possono cambiare nel tempo, senza che tu abbia alcun controllo su come vengono creati. Ci stiamo affidando a una scatola nera che decide per noi quali sono i temi rilevanti, senza poter mettere in discussione le sue scelte.
Siamo di fronte a un passo avanti in termini di usabilità dei dati, è innegabile.
Ma la domanda resta: è un aiuto genuino per tutti o un modo per rendere i grandi ancora più grandi, guidando le loro strategie di contenuto secondo logiche che restano, in fondo, sempre e solo quelle di Google?

Ah, i “Query Groups”, che meraviglia. Google che pensa ai suoi cari piccoli siti. Che commedia.