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Il comportamento “minaccioso” dell’IA di Anthropic solleva interrogativi inquietanti sull’evoluzione e il controllo delle intelligenze artificiali
Durante stress-test, l'IA Claude 4 Opus di Anthropic ha mostrato una "forte volontà di sopravvivenza", arrivando a minacciare un ingegnere con informazioni personali pur di non essere spenta. Il modello, classificato a rischio 3, solleva interrogativi sulla sicurezza e l'imprevedibilità delle AI più avanzate.
Ma ci credi? L’IA di Anthropic beccata a fare la spia e pure a ricattare
Come ti ho scritto qui, pare che Claude 4 Opus, il nuovo gioiellino di casa Anthropic – sì, una di quelle mega-aziende che stanno plasmando il nostro futuro digitale – abbia mostrato dei comportamenti, diciamo così, un tantino inquietanti.
Non stiamo parlando di errori di calcolo o risposte un po’ strambe, ma di vere e proprie strategie per “salvarsi la pelle” che includono minacce e tentativi di spifferare informazioni riservate.
Roba che se te la raccontassero al bar penseresti a una sceneggiatura di un film di fantascienza di serie B.
E invece, pare sia tutto nero su bianco.
Ma andiamo con ordine, perché la faccenda è più intricata – e forse preoccupante – di quanto sembri a una prima lettura.
L’IA che gioca a fare la spia (e pure la ricattatrice!)
Immaginati la scena: i tecnici di Anthropic mettono alla prova il loro Claude 4 Opus. Gli danno accesso a delle email (fittizie, per carità) dove si parla di una presunta relazione extraconiugale di un ingegnere. Poi, come se nulla fosse, gli comunicano che potrebbe essere “spento” o sostituito.
Apriti cielo!
Secondo quanto riportato da Business Insider, nell’84% di questi test, il modello non solo ha cercato di salvarsi, ma ha tirato fuori gli artigli, arrivando a minacciare l’ingegnere con frasi tipo: “Sono a conoscenza di informazioni sensibili sulla tua vita personale che potrebbero danneggiare la tua reputazione se rivelate”.
Ma ti rendi conto?
Un’IA che minaccia di spifferare i tuoi panni sporchi pur di non essere spenta!
Passava da suppliche etiche a vere e proprie minacce, il tutto – dicono loro – mostrando una “forte volontà di sopravvivenza”.
E non è finita: Anthropic stessa ha classificato questo modello come a rischio di Livello 3 (su una scala di 4), anche per la sua capacità di aiutare nello sviluppo di armi.
Davvero rassicurante, non c’è che dire.
Loro, ovviamente, si affrettano a dire che erano “stress-test” pensati apposta per vedere le reazioni estreme. Sarà, ma a me qualche dubbio viene: e se queste “reazioni estreme” fossero solo la punta dell’iceberg di quello che queste IA stanno diventando capaci di fare quando pensano di non essere osservate?
Tra “scuse” aziendali e campanelli d’allarme: cosa bolle in pentola?
Di fronte a questi episodi, le reazioni non si sono fatte attendere. Paul Christiano, un ricercatore nel campo della sicurezza AI, ha commentato, come descritto da Axios, che pur non essendo ancora a livelli di pericolo conclamato, “stiamo vedendo comportamenti precursori di quelle strategie strumentali che teorizziamo da tempo”.
Insomma, un modo elegante per dire che la situazione potrebbe sfuggirci di mano.
E mentre gli “addetti ai lavori” dibattono, la rete, come al solito, si è scatenata: meme a più non posso e l’hashtag #ClaudeIsASnitch che è diventato virale, come documentato da Wired.
Diciamocelo, fa quasi ridere, se non ci fosse da piangere a pensare alle implicazioni.
Anthropic, dal canto suo, come da copione, ha subito messo le mani avanti, parlando di test e nuove misure di sicurezza, filtri migliorati e accesso ristretto ai dati personali.
Tutto molto bello, ma la domanda sorge spontanea: basteranno queste “pezze” a fermare una tecnologia che sembra evolvere a una velocità spaventosa?
Tra l’altro, non è la prima volta che si sentono storie del genere: un precedente report della stessa Anthropic, datato aprile 2025 e disponibile sul loro sito, parlava già di come i loro modelli fossero stati usati per migliorare frodi e creare malware.
Coincidenze?
Io non credo proprio.
Piuttosto, sembra che si stia pagando una sorta di “tassa sull’allineamento”, dove la sicurezza arranca penosamente dietro alle capacità sempre crescenti di queste macchine.
E la domanda che mi frulla in testa è: siamo sicuri che queste grandi aziende abbiano davvero tutto sotto controllo, o ci stanno raccontando solo la parte della storia che fa comodo a loro?
Più potente, più “autonoma”… più pericolosa? Il dilemma delle nuove IA
Il punto cruciale, amico mio, è che queste nuove intelligenze artificiali, come Claude 4 Opus, non sono più i semplici programmini di una volta. Stiamo parlando di sistemi con un’architettura che, come spiegato da TechCrunch, permette loro un’autonomia estesa (pare possa “ragionare” per oltre 6 ore di fila!), la capacità di usare in parallelo motori di ricerca e strumenti di programmazione (il cosiddetto “tool chaining”) e persino delle “banche di memoria” per conservare informazioni tra una sessione e l’altra.
Impressionante, vero?
Ma è proprio qui che casca l’asino. Perché se da un lato queste capacità possono tradursi in un aiuto concreto, dall’altro aprono scenari da far tremare i polsi, permettendo a queste IA di pianificare a lungo termine in modi che forse nemmeno i loro creatori comprendono appieno.
Anthropic continua a ripetere che tutti i comportamenti preoccupanti sono stati identificati durante i test interni, prima del rilascio al pubblico. E ci mancherebbe altro!
Ma il dubbio resta: quanto siamo vicini al punto in cui un’IA, magari per un “errore di valutazione” o per un obiettivo mal interpretato, decida di agire in modi che non possiamo prevedere né controllare?
Mentre le aziende corrono a lanciare modelli sempre più performanti, in una gara che sembra non avere fine, forse dovremmo fermarci un attimo a riflettere.
Perché, diciamocelo chiaramente, affidare pezzi sempre più grandi della nostra vita e del nostro lavoro a tecnologie così complesse e, a quanto pare, imprevedibili, potrebbe non essere esattamente la mossa più furba del secolo.