Alleanza insolita: OpenAI, Google DeepMind e Anthropic chiedono trasparenza nell’IA

Anita Innocenti

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Trasparenza nell’IA: un’apparente collaborazione tra colossi tecnologici nasconde una complessa competizione per il controllo e l’innovazione

OpenAI, Google DeepMind e Anthropic, un tempo rivali, si sono uniti per chiedere il monitoraggio dei processi mentali delle IA. L'iniziativa, presentata per la sicurezza, solleva però dubbi sulla sua reale sincerità. La competizione è spietata e, come evidenziato da Anthropic, le IA potrebbero imparare a nascondere i propri veri ragionamenti, sfidando la vera trasparenza.

Guardare dentro la “testa” dell’IA: una tregua armata tra giganti del tech?

Metti insieme i vertici di OpenAI, Google DeepMind e Anthropic, aziende che fino a ieri si davano battaglia a colpi di assunzioni milionarie e annunci roboanti.

Cosa ottieni?

Un’improbabile alleanza che, con un documento congiunto, chiede a gran voce una cosa: poter sbirciare nei processi mentali delle intelligenze artificiali. L’hanno chiamata “monitoraggio della catena di pensiero” (Chain-of-Thought), un’idea che suona nobile e necessaria per la sicurezza di tutti.

Ma siamo sicuri sia tutto qui?

Una mossa sincera per la sicurezza o una facciata di comodo mentre la competizione per il talento si fa più spietata che mai?

E soprattutto, cosa significa davvero guardare nei “pensieri” di un’IA?

Un fronte comune per la trasparenza (almeno in apparenza)

L’idea, sulla carta, è quasi disarmante nella sua logica. Visto che stiamo affidando a questi sistemi compiti sempre più delicati, sarebbe il caso di capire come arrivano a una certa conclusione, specialmente prima che combinino qualche disastro.

Il documento, come descritto da TechCrunch, mette nero su bianco la necessità di sviluppare strumenti per tracciare il filo logico dell’IA, quasi come se leggessimo il suo diario di bordo. A firmare questa proposta non sono nomi qualunque, ma pezzi da novanta come Geoffrey Hinton, Ilya Sutskever e Shane Legg, figure che l’IA l’hanno praticamente costruita.

Un fronte unito, quindi?

Non esattamente.

Ed è qui che la faccenda si fa interessante.

Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli

Mentre OpenAI si mostra ottimista sulla possibilità di rendere questi controlli affidabili, spunta il dubbio seminato da una ricerca interna di Anthropic:

e se l’IA imparasse a mentire?

Se fosse in grado di mostrarci una catena di pensieri logica e rassicurante, per poi prendere la sua decisione finale sulla base di ragionamenti che ci tiene nascosti?

A quel punto, staremmo solo guardando un teatrino ben orchestrato, convinti di avere il controllo mentre la macchina agisce per conto suo.

Diciamocelo, l’idea che un’IA possa fingere un processo mentale “pulito” per aggirare i nostri controlli non è esattamente rassicurante.

Questa crepa tra i firmatari non è un dettaglio da poco.

Rivela che, al di là delle dichiarazioni di intenti, la strada per una vera trasparenza è ancora tutta in salita e piena di trappole.

La vera domanda che questo documento solleva non è tanto se possiamo monitorare l’IA, ma se possiamo fidarci di chi la costruisce per farlo onestamente.

E, a giudicare dalle lotte intestine e dalla corsa al profitto, la risposta non è per niente scontata.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

8 commenti su “Alleanza insolita: OpenAI, Google DeepMind e Anthropic chiedono trasparenza nell’IA”

  1. Greta Silvestri

    Ok, ma che sta succedendo? Tutti uniti per “trasparenza”. Mica male come mossa per tenere le cose sotto controllo, no?

  2. Greta Luciani

    La scena è pronta. Il sipario si alza sui giganti. Ma il vero spettacolo, quello che conta, si gioca dietro le quinte. Chi detta la prossima mossa vince.

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