Meta e l’Intelligenza Artificiale: un investimento colossale senza un prodotto che convince

Anita Innocenti

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Meta spende miliardi in AI, ma senza un prodotto di punta come ChatGPT o servizi cloud redditizi, la strategia sembra incerta e rischia di compromettere il core business pubblicitario.

Meta sta riversando miliardi nell'Intelligenza Artificiale, ma il ritorno di questi investimenti resta un'incognita. A differenza dei concorrenti con prodotti di successo come ChatGPT, Meta non presenta un'offerta AI convincente. Tra assistenti usati per inerzia e strumenti pubblicitari che generano annunci inefficaci, la direzione di Zuckerberg appare poco chiara, sollevando preoccupazioni negli investitori e in un mercato scettico sulla bolla dell'AI.

Il vero problema non sono i soldi spesi, ma cosa ci si compra

La differenza tra Meta e i suoi concorrenti è netta.

Mentre Sam Altman di OpenAI giustifica le sue spese folli indicando ChatGPT, un servizio con un tasso di crescita definito “tra i più rapidi della storia” e ricavi che corrono verso i 20 miliardi annui, Meta non ha un asso nella manica simile.

Google, Microsoft e Amazon, dal canto loro, legano i loro investimenti in AI a business già solidi e redditizi, come i servizi cloud o le loro piattaforme pubblicitarie. Mark Zuckerberg, invece, si trova in una posizione scomoda.

Certo, durante le conferenze stampa sbandiera il suo Meta AI assistant, che avrebbe superato il miliardo di utenti attivi.

Ma diciamocelo: con tre miliardi di persone già presenti su Facebook e Instagram, quanti usano davvero questo assistente per scelta e quanti perché se lo ritrovano integrato a forza?

La verità è che, allo stato attuale, Meta AI non riesce a impensierire nemmeno lontanamente i modelli più specializzati. L’impressione è quella di un’azienda che spende una fortuna per inseguire gli altri, senza però avere una direzione chiara.

La situazione, poi, si fa ancora più complicata se guardiamo ai prodotti che dovrebbero incarnare questa rivoluzione AI.

Quando i prodotti falliscono e l’AI crea più danni che benefici

Analizzando l’offerta di Meta, il quadro non migliora. C’è stato il generatore video Vibes, che ha dato una spintarella al numero di utenti attivi giornalieri, ma il cui impatto sul business si è fermato lì. Poi sono arrivati gli occhiali smart Vanguard, che però sembrano più un’estensione dei vecchi progetti hardware dei Reality Labs che un vero tentativo di sfruttare la potenza dei modelli linguistici.

Ma la ciliegina sulla torta di questo caos arriva dal cuore pulsante del business di Meta: la pubblicità.

Come descritto da Business Insider, gli strumenti AI della suite Advantage+, pensati per ottimizzare le campagne, stanno generando annunci pubblicitari bizzarri e del tutto inefficaci, arrivando persino a sostituire creatività create da esseri umani che funzionavano alla grande.

Un esempio su tutti?

Bryan Cano, capo marketing del brand di abbigliamento True Classic, si è ritrovato una sua pubblicità di punta, con un modello attraente come testimonial, sostituita da un’immagine generata dall’AI di un’anziana in poltrona.

Peccato che il suo target siano uomini tra i 30 e i 45 anni.

E il bello è che l’annuncio è rimasto online per tre giorni, bruciando budget, prima che i clienti stessi segnalassero l’assurdità della cosa.

E non è un caso isolato.

Questi incidenti, però, non sono solo errori tecnici.

Sono il sintomo di un problema ben più profondo che tocca le fondamenta stesse dell’approccio di Meta.

Dietro l’AI: raccolta dati, pregiudizi e conti che non tornano

Parliamoci chiaro: alla base di ogni sistema di intelligenza artificiale di Meta c’è una raccolta dati su scala planetaria, che attinge a piene mani da Facebook, Instagram e WhatsApp.

Questo solleva dubbi enormi su privacy, consenso e su quanto controllo abbiamo davvero sui nostri dati.

Inoltre, come riportato in diverse analisi sui sistemi di Meta, resta aperta la questione dei pregiudizi algoritmici (bias), che rischiano di penalizzare determinate comunità o di rinforzare stereotipi già esistenti, per non parlare del ruolo che questi algoritmi giocano nell’amplificare la disinformazione per massimizzare il tempo che passiamo sulle piattaforme.

A questo si aggiunge un quadro finanziario che alimenta l’ansia degli investitori. I risultati del terzo trimestre 2025 hanno sì registrato 51,24 miliardi di dollari di ricavi, ma l’azienda ha dovuto anche affrontare una pesante tassa una tantum da 15,9 miliardi, come riportato da Datamation.

In un mercato terrorizzato dall’idea di una bolla dell’AI, la domanda sorge spontanea:

se la bolla dovesse scoppiare, il solido business pubblicitario di Meta basterà a salvarla, o gli investimenti colossali in un’intelligenza artificiale senza un prodotto vincente si riveleranno un buco nero in grado di trascinare a fondo l’intero gruppo?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

8 commenti su “Meta e l’Intelligenza Artificiale: un investimento colossale senza un prodotto che convince”

  1. Certo che Zuckerberg brancola nel buio con questi miliardi. Un investimento senza un’idea chiara è come costruire un hotel senza fondamenta: un castello in aria.

    1. Clarissa Graziani

      Ma che meraviglia! Zuckerberg spalma denaro come un bimbo con la marmellata. Speriamo almeno che il risultato sia più commestibile.

    1. Gabriele Caruso

      Caro autore, il tuo pensiero mi tocca. Tanti soldi, poca sostanza. Come un miraggio nel deserto, l’AI di Meta sembra evaporare. Ma mi chiedo: siamo pronti per questo futuro?

  2. Alessandro Lombardi

    Ah, ecco l’ennesima bolla tecnologica che promette la luna ma consegna polvere. Zuckerberg che sperpera miliardi in AI senza un prodotto concreto? Ma guarda tu. Sembra che l’unica cosa che cresca a gonfie vele siano i loro bilanci, non la credibilità. Chi ci casca ancora?

  3. Tutti pazzi per l’AI. Zuckerberg ci scommette su, ma senza un ChatGPT, è solo un gioco d’azzardo costoso. Soldi buttati? Mi sa di sì.

  4. La tecnologia, eh? Sembra di gettare semi in un deserto, sperando di veder germogliare qualcosa di concreto. Forse la vera intelligenza è saper riconoscere quando è ora di smettere di comprare attrezzi da giardinaggio costosi e iniziare a scavare con le mani.

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