Sam Altman alza la posta: 100 miliardi per OpenAI, tra visione e scetticismo

Anita Innocenti

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L’annuncio di Altman oscilla tra ambizione sfrenata e necessità di rassicurare investitori e competitor, ma solleva interrogativi sulla redditività e la fedeltà alla missione originaria

Sam Altman lancia l'ambizioso obiettivo di 100 miliardi di ricavi per OpenAI entro il 2027, zittendo le critiche ma sollevando interrogativi. È una previsione realistica o una mossa strategica per nascondere i costi e rafforzare la leadership? Il sospetto è che la rincorsa al profitto stia mettendo in secondo piano la missione originaria, trasformando l'azienda.

La corsa ai 100 miliardi: tra realtà e propaganda

Mettiamo le cose in prospettiva.

Passare da “ben più di 13 miliardi” a 100 miliardi in meno di tre anni significa cavalcare un’onda di crescita che pochissime aziende nella storia hanno anche solo sognato. Come descritto su Fortune, Altman ha proiettato questa cifra con una sicurezza quasi sfacciata, quasi a dire che il percorso è già tracciato.

Ma è davvero così?

Dichiarare un obiettivo tanto ambizioso serve a più scopi: rassicura investitori come Microsoft, che hanno scommesso forte su OpenAI, e allo stesso tempo alza un muro psicologico contro i competitor come Google e Anthropic.

Il dubbio però rimane.

Annunciare numeri del genere serve a mostrare i muscoli, certo, ma potrebbe anche essere un modo per nascondere la polvere sotto il tappeto. I costi per l’infrastruttura e l’energia richiesta per addestrare e mantenere questi modelli sono astronomici, e la strada per una redditività sostenibile non è affatto scontata.

Stiamo assistendo a una reale previsione di business o a una mossa da manuale per gonfiare la valutazione dell’azienda e attrarre nuovi capitali prima che i nodi vengano al pettine?

Questa non è solo una questione di finanza, ma di potere.

E Altman sta giocando la sua partita con le carte che conosce meglio: quelle della visione audace che zittisce le critiche.

Un messaggio per chi ha dubitato

Non dimentichiamoci del passato recente. Sam Altman è un CEO che è stato cacciato dalla sua stessa azienda per poi essere richiamato a gran voce nel giro di pochi giorni. Un evento che, al di là del lieto fine, ha lasciato delle cicatrici.

Quelle dichiarazioni così forti sui ricavi suonano anche come una rivincita personale, un modo per dire a chiunque abbia dubitato della sua leadership: “Guardate cosa stiamo costruendo. Avevate davvero pensato di poter fare a meno di me?”.

La pressione su di lui e su OpenAI è enorme. Hanno dato al mondo uno strumento come ChatGPT, che ha cambiato le regole del gioco, e ora devono dimostrare che non è stato solo un exploit tecnologico, ma l’inizio di un business solido e dominante.

Alzare così tanto l’asticella dei ricavi è una strategia ad alto rischio: se gli obiettivi non verranno raggiunti, la caduta potrebbe fare molto rumore. Ma per un leader che ha già rischiato di perdere tutto, forse l’unica strategia possibile è continuare a puntare sempre più in alto.

Ma mentre OpenAI si proietta in un futuro da centinaia di miliardi, c’è un dettaglio del presente che stride con tutta questa narrazione.

Che fine ha fatto la missione originale?

OpenAI è nata come un’organizzazione no-profit con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale a beneficio di tutta l’umanità. Poi si è trasformata in una società “capped-profit”, un ibrido strano per bilanciare missione e necessità di fare cassa.

Ora, con proiezioni di fatturato che fanno impallidire intere nazioni, viene da chiedersi cosa sia rimasto di quello spirito originale.

Quando parli di 100 miliardi di dollari, la linea tra “beneficiare l’umanità” e “dominare il mercato” diventa pericolosamente sottile. La corsa a monetizzare l’IA a ogni costo rischia di mettere in secondo piano le questioni etiche, la sicurezza e l’impatto sociale di una tecnologia così potente.

Siamo sicuri che una OpenAI trasformata in una corazzata finanziaria avrà ancora a cuore gli stessi principi con cui era partita?

O la sete di ricavi finirà per dettare l’agenda, lasciando indietro tutto il resto?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

23 commenti su “Sam Altman alza la posta: 100 miliardi per OpenAI, tra visione e scetticismo”

  1. Emanuele Barbieri

    Cento miliardi: un miraggio contabile o l’inevitabile tramonto di un’utopia? Il profitto è un dio crudele.

  2. Cento miliardi? Un numero che fa gola, ma mi domando se dietro a quella cifra ci sia la sostanza o solo fumo negli occhi, nascondendo le vere intenzioni sotto un velo di promesse luccicanti.

    1. Luciano D’Angelo

      Davide, capisco il tuo dubbio. Cento miliardi suona mirabolante. Ma la tecnologia cambia presto. Sarà sostenibile? 🤔

      1. Mah, 100 miliardi. Solo una questione di numeri, mi pare. Altman la spara grossa per zittire i critici, ma il vero valore è nella missione, non nel fatturato stratosferico. Chissà se se ne ricorderanno quando i soldi scarseggiano.

        1. Luciano D’Angelo

          Davide, capisco il tuo dubbio. Cento miliardi suona mirabolante. Ma la tecnologia cambia presto, e per rimanere leader serve capitale. Speriamo che la missione originaria non finisca nell’oblio.

  3. Riccardo Cattaneo

    La corsa ai 100 miliardi è un numero, ma conta il “come”. 🤔 Speriamo che la missione originale non venga dimenticata nella fretta. 🚀

    1. 100 miliardi? Obiettivo ambizioso. Ma ‘sta corsa al fatturato… mi puzza. La missione originaria, quella di “beneficenza” per l’AI, dove finisce? La tecnologia è un mezzo, non un fine. O no?

    2. Riccardo, numeri, numeri. Profitto, non ideali. Tecnologia al servizio del business. Chi non capisce questo, resta indietro. Punto.

  4. Cento miliardi per OpenAI? Una bella cifra, ma mi chiedo se sia un traguardo o solo un numero per nascondere i veri costi.

    1. Clarissa Graziani

      Cento miliardi: pura magia contabile o miraggio? Personalmente, preferisco costruire imperi un mattone alla volta.

  5. Wow, 100 miliardi! 🤩 Altman è un vulcano di idee! 🤔 Spero solo che la missione originale non finisca nel tritacarne del profitto. 🤫 È una corsa verso le stelle o un salto nel vuoto? ✨

  6. Carlo Benedetti

    Cento miliardi, che aspirazione! Ma temo che la visione iniziale si stia smarrendo in questa frenesia economica.

  7. Roberta De Rosa

    Cento miliardi, un numero che fa girare la testa, ma poi pensi alla tecnologia e ti viene un brivido. Speriamo solo che la missione non finisca sepolta sotto le cifre.

    1. Giovanni Battaglia

      Altman vende fumo. Cento miliardi? Più uno specchietto per le allodole che una rotta tracciata. La missione originaria rischia di finire nel tritacarne del profitto.

    2. Emanuele Barbieri

      La chimera dei cento miliardi da parte di OpenAI pare più un miraggio nel deserto della redditività che un’oasi di progresso. Temo che la missione originale sia diventata merce di scambio nel mercato delle promesse.

  8. Cento miliardi: un castello in aria costruito su sabbie mobili digitali? La rincorsa al guadagno rischia di far dimenticare la bussola della missione originaria.

    1. Riccardo De Luca

      Cento miliardi in tre anni? Mica bruscolini. Mi chiedo se sia un’onda di crescita o una bolla pronta a scoppiare. La missione originaria, quella sì che era roba seria.

    2. Simone Rinaldi

      Carlo, il profitto è l’ossigeno. Se la missione originale muore per questo, pace. L’AI deve girare. A me ‘sto Altman piace, sa dov’è il grano. Vedremo se i conti tornano.

  9. Luciano D’Angelo

    Cento miliardi, che cifra audace! 🚀 Mi chiedo se questa corsa al profitto stia mettendo in ombra la missione originaria. Speriamo che l’etica prevalga sull’ambizione. 🤔

  10. Patrizia Bellucci

    L’ambizione di Altman è ammirevole, ma la vera sfida sarà dimostrare che questo slancio non comprometta la missione originaria. La tecnologia deve servire l’umanità, non solo il profitto.

  11. Simone Ferretti

    Cento miliardi. Chissà se è marketing o concretezza. Le PMI cercano risultati, non chiacchiere. Vedremo se questi numeri si traducono in qualcosa di utile.

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