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Un traguardo che per Zuckerberg è solo l’inizio, mentre Meta riorganizza le divisioni AI e il mercato crypto impazzisce, tra ombre sulla moderazione e visioni di un futuro iper-connesso.
Meta AI ha raggiunto un miliardo di utenti attivi mensili, annunciato dal CEO Mark Zuckerberg il 29 maggio 2025. Nonostante l'enorme cifra, Zuckerberg ha commentato che "non sembra ancora una scala adeguata". Meta prepara la monetizzazione, ristruttura i team AI e osserva l'impatto sui mercati crypto e azionari, mentre affronta questioni di moderazione e governance sollevate dagli azionisti.
Meta AI registra un miliardo di utenti? Zuckerberg dice “poca roba”, ma intanto prepara il portafoglio
E così, un altro giorno, un altro annuncio trionfale da casa Meta. Mark Zuckerberg, durante l’annuale assemblea degli azionisti del 29 maggio 2025, ha snocciolato la cifra: Meta AI avrebbe raggiunto la bellezza di un miliardo di utenti attivi mensili sulle sue piattaforme.
Boom!
Un numerone che farebbe girare la testa a chiunque, lanciato appena dopo che, ad aprile, avevano buttato sul mercato la loro app Meta AI, come scrive CNBC.
Ma la vera chicca è il commento dello stesso Zuckerberg: “Può sembrare strano che un miliardo di attivi mensili non sembri ancora una scala adeguata per noi, ma è così che siamo messi”.
Capisci che aria tira?
Per loro, un miliardo di persone agganciate alla loro AI è ancora il riscaldamento. Viene da chiedersi cosa intendano per “scala adeguata” e, soprattutto, cosa bolle davvero in pentola dietro questa fame apparentemente insaziabile.
Perché, vedi, non si tratta solo di numeri da esibire come trofei. Dietro questa corsa c’è una strategia ben precisa, che punta a intrecciare ancora di più le nostre vite digitali con i loro sistemi.
Parlano di espandere le funzionalità con interazioni personalizzate, conversazioni vocali fluide e forme di intrattenimento sempre più immersive.
Sembra quasi che vogliano diventare i nostri nuovi migliori amici digitali, sempre pronti ad ascoltarci e, ovviamente, a suggerirci qualcosa.
E se pensi che tutto questo sia gratis, beh, forse è il caso di aggiornare il software mentale.
Perché il prossimo passo, nemmeno troppo velato, è la monetizzazione.
Si sussurra di raccomandazioni a pagamento (sì, pagate da qualcuno per arrivare a te) o di abbonamenti per chi vorrà più potenza di calcolo, più funzionalità, più… Meta.
Ma questa macchina da guerra come si sta organizzando per raggiungere questi “modesti” obiettivi?
Le grandi manovre di Meta: soldi, riorganizzazioni e mercati in subbuglio
Per far girare questa giostra sempre più velocemente, Meta non sta certo a guardare. Hanno da poco messo mano all’organizzazione interna, spaccando i team AI in due tronconi principali, una mossa descritta da Moneycontrol: da una parte AI Products, guidata da un certo Connor Hayes, che si occuperà di tutte le diavolerie che finiranno nelle tue mani;
dall’altra AGI Foundations, un nome che suona quasi fantascientifico, co-diretta da Ahmad Al-Dahle e Amir Frenkel, con il compito di gettare le basi per l’intelligenza artificiale generale.
Insomma, mentre tu chatti col bot, loro sognano (o progettano?) qualcosa di molto, molto più grande.
E questa frenesia, come puoi immaginare, non lascia indifferente il mondo là fuori. Appena Zuckerberg ha aperto bocca, il mercato ha iniziato a fremere.
Le criptovalute legate all’intelligenza artificiale, tipo Fetch.ai (FET) e SingularityNET (AGIX), hanno visto i loro prezzi schizzare verso l’alto, come se l’annuncio di Meta fosse il segnale che il futuro AI è già qui e profuma di soldi facili, secondo quanto analizzato da Blockchain.news.
Anche i titoli di Meta e di altri colossi tech come NVIDIA hanno preso il volo, in un’ondata di ottimismo che ha contagiato persino il Bitcoin.
Ma mentre i mercati festeggiano, c’è chi, come gli azionisti, inizia a fare domande un po’ più scomode, mettendo sul tavolo questioni che vanno oltre i profitti immediati.
Non è tutto rosa e fiori: assemblee infuocate e il fantasma della moderazione
Durante la stessa assemblea, infatti, non si è parlato solo di miliardi di utenti e di magnifiche sorti progressive. Sul tavolo sono finite ben 14 proposte, e non tutte erano rose e fiori.
Tra queste, spiccavano iniziative promosse dagli stessi azionisti su temi caldi come la reportistica sui contenuti d’odio e la trasparenza sulle questioni climatiche. Una proposta particolarmente interessante, come evidenziato da Economic Times, è arrivata da JLens, un’organizzazione affiliata all’Anti-Defamation League, che ha chiesto report annuali sull’antisemitismo e sull’hate speech, una reazione diretta alle politiche di moderazione di Meta, spesso criticate per essere troppo lasche o, al contrario, ondivaghe.
Pare che le proposte gradite al board siano passate senza troppi scossoni, mentre quelle più spinose, come quella per smantellare la controversa struttura azionaria dual-class che cementa il potere di Zuckerberg, siano state elegantemente respinte.
Un classico, no?
Questa rincorsa all’AI non è certo una novità per Meta, che già nel 2021 aveva stupito tutti con il rebranding e la scommessa sul metaverso, come ci ricorda Technology Magazine, un progetto che sembrava quasi dimenticato ma che, evidentemente, continua a covare sotto la cenere degli investimenti miliardari in AI.
Il rilascio del modello open-source LLaMA è stata una mossa astuta per contrastare lo strapotere di modelli proprietari come ChatGPT, e ora, con il LLaMA 3 in fase di addestramento, la mira è puntata dritta verso la leadership nell’intelligenza artificiale generale.
Bello, bellissimo.
Ma la domanda che ronza in testa a molti è: tutta questa potenza, tutta questa pervasività, chi la controlla davvero?
E con quali garanzie per noi, utenti finali, che rischiamo di essere solo numeri in un foglio di calcolo o, peggio, prodotti da monetizzare senza troppi scrupoli?
La discussione, ragazzi, è appena iniziata.