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Contattaci ora →Un finanziamento record per la startup di Mira Murati che punta a rivoluzionare l’IA, ma i dubbi sulla sua reale missione rimangono
Thinking Machines Lab, la nuova startup AI di Mira Murati (ex CTO OpenAI), ha chiuso un round seed record da 2 miliardi di dollari, raggiungendo una valutazione di 10 miliardi. Il finanziamento, guidato da Andreessen Horowitz, e il team composto prevalentemente da ex OpenAI sollevano interrogativi sulle ragioni di cifre così elevate per un'azienda appena uscita dallo stealth.
Due miliardi sul tavolo: ma bastano i nomi per giustificarli?
Andiamo con ordine.
Questi 2 miliardi non sono spuntati dal nulla. Pare che l’obiettivo iniziale fosse di raccogliere “solo” un miliardo, ma l’interesse degli investitori è stato tale da raddoppiare la posta in gioco, come descritto da TechStartups. Tra chi ha deciso di scommettere forte ci sono nomi pesanti come Andreessen Horowitz, che ha guidato l’investimento, e Conviction Partners di Sarah Guo.
Certo, il pedigree di Murati, che ha supervisionato lo sviluppo di colossi come ChatGPT e DALL-E, ha il suo peso.
Ma basta questo a giustificare una valutazione di 10 miliardi per una società che è uscita allo scoperto praticamente ieri, nel febbraio 2025?
Viene da chiedersi se non siamo di fronte all’ennesima bolla speculativa, dove il timore di restare esclusi (la famosa FOMO) spinge i capitali a confluire verso progetti ancora tutti da dimostrare, solo perché legati a figure di spicco provenienti da aziende come OpenAI.
E a proposito di OpenAI, non è un caso che Murati se ne sia andata dopo le note turbolenze interne legate al CEO Sam Altman.
Che sia un tentativo di ricreare qualcosa di simile, ma con un controllo diverso?
La domanda sorge spontanea.
E così, con le tasche piene, la vera sfida inizia ora.
Ma chi sono esattamente i protagonisti di questa nuova avventura, oltre alla già citata Murati?
Un dream team di cervelli (in fuga?)
Se i soldi non mancano, neanche i talenti sembrano scarseggiare. Thinking Machines Lab di Mira Murati ha messo insieme una squadra di una trentina di persone, e qui la cosa si fa interessante: circa venti di questi provengono proprio da OpenAI.
Tra questi spicca John Schulman, co-fondatore di OpenAI e precedentemente a capo del team di “alignment”, ora chief scientist della nuova impresa. C’è anche Barret Zoph, un altro ricercatore che ha lasciato OpenAI insieme a Murati. A completare il quadro, arrivano anche figure da altri giganti come Meta e dalla francese Mistral AI.
Insomma, un vero e proprio concentrato di cervelli che hanno già lavorato ai vertici della ricerca sull’IA.
La domanda è:
Questa concentrazione di talenti ex-OpenAI è solo una coincidenza, o una precisa strategia per portarsi via know-how e, magari, per smarcarsi da una visione aziendale non più condivisa?
Certo, sulla carta avere un team così è una garanzia, ma sarà sufficiente a creare qualcosa di veramente nuovo e, soprattutto, di utile per le persone comuni, o assisteremo all’ennesima corsa a chi costruisce il modello più grande e potente, con buona pace delle implicazioni etiche?
Un team stellare, finanziamenti da capogiro…
Ma qual è la missione dichiarata di Thinking Machines Lab?
E, soprattutto, dobbiamo crederci?
La solita promessa di un’IA migliore o qualcosa di più?
Ufficialmente, l’obiettivo di Thinking Machines Lab è quello di sviluppare una “piattaforma AI di nuova generazione” che, udite udite, dovrebbe permettere una collaborazione più stretta tra umani e intelligenza artificiale. La startup si concentrerà anche sull'”AI alignment”, ovvero su come garantire che queste tecnologie agiscano in linea con gli interessi e i valori umani. Addirittura, si parla di condividere codice, dataset e specifiche dei modelli per facilitare la ricerca esterna.
Belle parole, non c’è che dire.
Le stesse che sentiamo ripetere da anni da tutte le grandi aziende del settore, mentre continuano a sviluppare sistemi sempre più potenti e, per molti versi, opachi. Viene da chiedersi se questa enfasi sull’allineamento e sulla trasparenza sia una reale priorità o piuttosto una mossa di marketing per accreditarsi come i “buoni” in un campo che solleva preoccupazioni sempre più diffuse.
Sarà interessante vedere se, al di là delle dichiarazioni d’intenti, Thinking Machines Lab riuscirà davvero a tracciare un percorso diverso o se, alla fine, si accoderà alla logica del profitto e della supremazia tecnologica che domina questo settore.
Una cosa è certa: con 2 miliardi in cassa e un team del genere, le aspettative sono altissime.
E gli occhi del mondo, inclusi i tuoi, saranno puntati su di loro per capire se manterranno le promesse o se si tratterà dell’ennesima storia di grandi ambizioni e, magari, qualche delusione.
Cifre folli! Vedremo se questa scommessa sull’IA porterà a qualcosa di concreto.
Interessante. 2 miliardi sono un’enormità. Sarà curioso capire nel dettaglio cosa intendono fare con precisione. Speriamo non sia solo l’ennesima promessa irrealizzabile nel campo dell’IA. I nomi coinvolti, comunque, fanno ben sperare.