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Mentre l’IA promette sicurezza, i diritti fondamentali vacillano in un Far West normativo dove il Regno Unito adotta la sorveglianza di massa, sollevando dubbi sull’accuratezza e il rischio di errori giudiziari.
Il riconoscimento facciale è il nuovo campo di battaglia legale tra Intelligenza Artificiale e diritti fondamentali. Un caos normativo globale, dal Far West statunitense alla sorveglianza aggressiva nel Regno Unito, evidenzia problemi di accuratezza e pregiudizi algoritmici. Questa tecnologia, spesso inaffidabile, minaccia la privacy e solleva interrogativi cruciali su giustizia e libertà individuale.
Il caos normativo: un far west legale
Diciamocelo, la situazione attuale è un vero e proprio Far West.
Mentre la tecnologia galoppa, le leggi arrancano.
Negli Stati Uniti non esiste una legge federale che metta ordine, lasciando che siano i singoli Stati a creare un mosaico di regole frammentato e spesso contraddittorio. Questo significa che i tuoi dati biometrici possono essere protetti in uno Stato e completamente esposti in quello accanto.
È una situazione insostenibile che crea un vuoto normativo enorme, dove le aziende più spregiudicate possono prosperare.
L’Unione Europea, dal canto suo, ha provato a mettere un freno con il suo AI Act, imponendo restrizioni sull’uso delle tecnologie biometriche. Un passo avanti, certo, ma la sua implementazione è lenta e piena di sfide tecniche, con molti sistemi che, a conti fatti, non sono stati testati a dovere prima di essere messi in funzione.
E mentre l’Europa discute e legifera, c’è chi ha deciso di correre da solo, ignorando quasi del tutto il principio di precauzione.
Se pensi che questa confusione sia il problema principale, aspetta di vedere cosa sta succedendo nel Regno Unito, dove le regole sembrano essere un optional.
Il Regno Unito contro tutti: sorveglianza di massa senza se e senza ma
Se c’è un Paese che si sta distinguendo per un approccio a dir poco aggressivo, quello è il Regno Unito. Senza una legislazione specifica a fare da scudo, le forze dell’ordine e le aziende private hanno avuto campo libero.
La Metropolitan Police di Londra, come riportato da Privacy International, ha trasformato la città in un laboratorio a cielo aperto per la sorveglianza di massa, scansionando milioni di volti di cittadini ignari durante eventi pubblici come il carnevale di Notting Hill.
L’obiettivo dichiarato è catturare criminali, ma il risultato è che chiunque partecipi a una festa di strada viene trattato come un potenziale sospetto.
E non è finita qui.
I piani prevedono l’installazione di telecamere permanenti per il riconoscimento facciale in diretta sui lampioni e altri arredi urbani. In pratica, una rete di sorveglianza costante che monitora ogni tuo spostamento.
La polizia si vanta di aver effettuato migliaia di arresti grazie a questa tecnologia, ma la domanda che dovresti porti è un’altra:
Siamo sicuri che questi sistemi funzionino davvero come ci raccontano?
La risposta, purtroppo, è molto più scomoda di quanto le autorità vogliano far credere.
L’elefante nella stanza: l’accuratezza è un miraggio?
Ecco il punto che fa crollare tutto il castello di carte.
Le forze dell’ordine e le aziende che vendono questi sistemi sbandierano punteggi di accuratezza altissimi, ma la verità è un’altra. I ricercatori dell’Oxford Internet Institute hanno messo nero su bianco un fatto scomodo: i test di laboratorio “non riescono a riflettere la realtà”.
Le condizioni ideali di un laboratorio non hanno nulla a che vedere con il caos di una piazza affollata, con le luci della sera o con il maltempo. I database usati per addestrare queste IA, inoltre, sono pieni di falle: come riportato da Biometric Update, spesso mancano del tutto i volti di bambini e adolescenti, rendendo l’identificazione di queste fasce d’età un puro esercizio di fantasia.
Il capo della Met Police, Mark Rowley, insiste che i nuovi algoritmi sono stati testati e non mostrano pregiudizi.
Ma come possiamo fidarci, quando la storia di queste tecnologie è costellata di errori clamorosi e di una comprovata incapacità di riconoscere correttamente i volti non bianchi?
Non si tratta di semplici errori tecnici, ma di un “razzismo algoritmico”, come è stato definito in uno studio sulla situazione in Brasile, che rischia di amplificare le disuguaglianze già presenti nel sistema giudiziario.
Alla fine, la vera domanda non è se questa tecnologia sia utile, ma se il prezzo che stiamo pagando in termini di libertà e potenziale errore giudiziario sia accettabile.
La frontiera legale del futuro si gioca oggi, sul tuo viso, e le regole che scriveremo (o che non scriveremo) decideranno se l’IA sarà uno strumento al servizio dei cittadini o un’arma di controllo di massa.

Un labirinto legale. Sicurezza promessa, privacy persa. Il volto, mappa per occhi indiscreti. Chi controlla la mappa?
La tecnologia avanza a ritmi forsennati, noi corriamo dietro. Ma la giustizia, dove corre?
Il volto, nuovo confine digitale. E noi, semplici spettatori di questo caos.
Un vero Far West digitale! 🤠 Si parla di sicurezza, ma il volto diventa il nostro passaporto digitale, potenzialmente controllato da chiunque. 🕵️♂️ Chi garantisce che la mappa non finisca nelle mani sbagliate? 🤔
Ovviamente, la tecnologia corre e le leggi dovrebbero fare altrettanto, ma dove sarà finita la logica?
Questo riconoscimento facciale è una lama a doppio taglio. Ci vendono sicurezza, ma ci rubano la libertà. Come un cavallo selvaggio senza briglie, l’IA galoppa nel caos normativo. E noi? Siamo solo cavie in un esperimento dove la giustizia è cieca e la privacy, un miraggio.
Praticamente un Far West. Chi ci controlla davvero? Paranoia giustificata.