Essere in seconda pagina Google? Nel 2025 è come non esistere

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Essere nella seconda pagina di Google nel 2025 equivale ad avere un negozio nascosto, ma la competizione spietata per i primi posti e le “zero-click searches” complicano ulteriormente la situazione.

L'articolo rivela la cruda verità della SEO nel 2025: la seconda pagina di Google è digitale inesistenza. Meno dell'1% degli utenti clicca oltre la prima, con i primi cinque risultati che si spartiscono il 70% dei click. Si sottolinea inoltre come Google, tramite zero-click searches e AI, stia cannibalizzando il traffico, rendendo la battaglia per la visibilità più ardua che mai per i siti web.

La dura verità: fuori dai primi 10 sei un fantasma

Diciamocelo senza tanti giri di parole: l’idea che gli utenti sfoglino pazientemente le pagine di Google in cerca della risposta perfetta è una favola che ci raccontiamo per dormire meglio la notte.

La realtà è un pugno nello stomaco.

Pensa che solo lo 0,78% delle persone si prende la briga di cliccare su un risultato nella seconda pagina.

Hai letto bene: meno di una persona su cento.

Questo significa che il restante 99% della clientela potenziale si gioca tutto lì, nei primi dieci risultati. Se non sei in quella manciata di link, per il 99% del tuo pubblico, tu non esisti.

Ma credere che basti entrare in questo club esclusivo per essere al sicuro è l’errore più grande che tu possa fare.

La vera battaglia, quella sanguinosa, si combatte per una manciata di metri quadrati in cima alla lista.

La legge del più forte: i primi posti si prendono quasi tutta la torta

Entrare nella top 10 è solo il primo passo di una scalata ripidissima. La distribuzione dei click non è affatto democratica; è una dittatura governata dalle prime posizioni.

I dati di Ahrefs parlano chiaro: circa il 70% di tutti i click finisce nelle mani dei primi cinque risultati. Questo significa che chi sta dalla sesta alla decima posizione si spartisce le briciole lasciate dai giganti.

E perché succede questo?

Un po’ per pigrizia, un po’ per una fiducia quasi cieca che abbiamo sviluppato nei confronti di Google. Ci fidiamo che “se è primo, sarà il migliore”.

Ma siamo sicuri che sia sempre così?

O è forse Google stesso che, con il suo sistema, ha addestrato miliardi di persone a comportarsi in questo modo, creando un circolo vizioso dove i più cliccati restano in alto solo perché… sono in alto?

E mentre tutti si accapigliano per un posto al sole, il padrone di casa, Google, sta cambiando le regole del gioco sotto il naso di tutti, costruendo un muro ancora più alto tra te e i tuoi clienti.

Google si mangia il traffico: quando neanche essere primo basta più

Come se la competizione non fosse già abbastanza feroce, da qualche tempo Google ha iniziato a fare una cosa tanto intelligente per lei quanto pericolosa per noi: rispondere direttamente alle domande degli utenti. Parliamo delle “zero-click searches” e delle risposte generate dall’intelligenza artificiale che compaiono in cima a tutto.

L’utente cerca qualcosa, Google gli dà la risposta secca in un bel box colorato e l’utente chiude la pagina, soddisfatto.

E il tuo sito?

Niente, non ha ricevuto neanche una visita. Big G si è preso la domanda, ha estratto la risposta (magari proprio dal tuo sito) e si è tenuto l’utente.

La narrazione ufficiale è che lo fanno “per migliorare l’esperienza dell’utente”. Sarà, ma il dubbio sorge spontaneo: non è che lo fanno soprattutto per tenere le persone il più a lungo possibile sulla loro piattaforma, analizzando i loro dati e vendendo più pubblicità?

La SEO, quindi, non è più solo una gara a chi arriva primo. È diventata una lotta per la sopravvivenza contro il motore di ricerca stesso. La partita si è fatta più dura, e pensare di vincerla con le vecchie regole è da ingenui.

Bisogna cambiare approccio, e in fretta.

Avanti tutta

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

10 commenti su “Essere in seconda pagina Google? Nel 2025 è come non esistere”

  1. Silvia Graziani

    Ma dai, la tecnologia ci frega, eh? Pensare che ci facciamo le seghe mentali per ‘sto Google e poi siamo già fuori gioco se non siamo sulla copertina. Mica è roba per tutti, ‘sto casino digitale.

  2. Parliamoci chiaro. Chi non è in prima pagina è solo rumore di fondo. I clic se li prendono i primi, il resto è aria fritta. E con l’AI che risponde subito, il mio negozio è già chiuso prima di aprire. Non mi fido.

  3. Roberta De Rosa

    Capisco la frustrazione, ma diciamocelo: questa è la giungla digitale, e chi non è nel mirino finisce nel dimenticatoio. La tecnologia avanza, e noi dobbiamo correre più veloce, o accettare di essere solo un rumore di fondo, vero?

    1. Giuseppina Negri

      La riflessione sulla seconda pagina di Google nel 2025 è disarmante, ma onesta. La tecnologia corre e chi resta indietro, beh, semplicemente scompare dall’immaginario collettivo. D’altronde, quanti di noi perdono tempo a cercare oltre il primo risultato? Una domanda retorica, immagino.

    2. Eva, gli algoritmi sono le nostre stelle polari, ma la rotta è sempre più incerta. Non basta sperare, bisogna navigare con astuzia. Sognare la vetta, ma con i piedi a terra, ecco il dilemma.

    1. Paolo Pugliese

      Ma certo, la seconda pagina è il purgatorio digitale per chi non ha capito che ormai i bot decidono tutto. Io, invece, mi dedico a creare contenuti che *nessuno* si aspetta.

  4. La seconda pagina di Google? 👻 Nel 2025 è come un messaggio in una bottiglia lanciato nell’oceano digitale. Meglio iniziare a costruire un bunker anti-algoritmo! 😂

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