Appunti  

Che fine ha fatto Google SGE e come prepararti al futuro del Search

quando arriva google sge

Google prende tempo ed SGE latita ancora: è il momento migliore per preparare il tuo sito aziendale al futuro

Se il tuo sito web fosse una nave, il futuro arrivo di Google SGE potrebbe apparirti come un iceberg all’orizzonte mentre sei al comando del Titanic (sai che l’iceberg si avvicina, ma sai anche che mandare squadre di marinai in avanscoperta armati di asciugacapelli non ti aiuterà ad evitare l’impatto).

Non è ancora chiaro come SGE (l’esperienza di ricerca generativa, basata su IA) cambierà il corso delle ricerche, ma una cosa è certa: ignorarlo sarebbe come chiudere gli occhi sperando che l’iceberg si sciolga da solo

Devo ammettere che, da quando mi occupo di posizionamento su Google, mai avevo percepito un cambiamento di portata così rilevante alla centralità della visibilità organica di siti aziendali e e-commerce.

Poco dopo l’annuncio di SGE, sembrava fossimo già tutti condannati a rinunciare ai preziosissimi click derivanti dalla presenza nella top3 di Google. Eppure, a distanza di mesi, SGE non è ancora qui e non sappiamo quando (e come) avverrà il lancio definitivo del nuovo motore di ricerca.

Sono qui oggi per analizzare ciò che è accaduto nel frattempo, spiegare perché Google sta temporeggiando e raccontarti quello che penso conti fare (ora e sempre) per rinforzare le paratie digitali della tua presenza online allo scopo di renderle, per quanto possibile, a prova di futuri stravolgimenti da parte di Google.

Una storia di IA, ChatGPT e panico (?) nelle stanze di Google

Metti che ti chiami Google.

Metti che da oltre 20 anni hai imposto un dominio incontrastato nel settore dei motori di ricerca – la cosiddetta Search.

Poi, arriva il 30 novembre 2022 ti svegli e scopri che per la prima volta il tuo impero è seriamente messo in discussione.

È il giorno del lancio di ChatGPT. Il più importante modello di intelligenza artificiale generativa mai realizzato è ora sul mercato ed è stato reso disponibile GRATIS a chiunque abbia una connessione internet.

Sulle prime, la reazione di Google sembra essere stata più o meno: “Mah! Che sarà mai, mo se bevemo pure a questi

Il fatto è che nel giro di circa tre mesi dal lancio ufficiale del tool quelli di OpenAI (azienda creatrice del chatbot):

  • hanno già lanciato la versione 3.5, più veloce e performante della precedente;
  • hanno in cantiere la versione 4.0 (modello rivoluzionario con miliardi di informazioni in più a disposizione);
  • hanno raggiunto 100 milioni di utenti in 5 giorni (a 12 mesi dal lancio ChatGPT avrebbe raggiunto già 1.7 miliardi di utenti nel mondo);
  • nel frattempo si parla già di una possibile integrazione di ChatGPT in Bing, il semi-sconosciuto motore di ricerca di Microsoft (principale competitor tecnologico di big G).

A quel punto la situazione nelle stanze di Mountain View doveva essere molto simile a questa:

reazione di google al lancio in successione di tutte le novità di OpenAi

Ok è chiaro che il meme è un po’ un’esagerazione 😅. Così come lo sono state in gran parte le voci di “allarme rosso in Google” dovute al lancio di ChatGPT da parte della stampa.

Immaginare scene di ingegneri nel panico che corrono a destra e a manca nei corridoi della sede di Mountain View in stile Benny Hill, potrà risultare divertente, ma nei fatti mal si addice al blasone di questo gigante tecnologico che da 20 anni sposta il PIL degli Stati Uniti (e in parte pure quello globale).

Parliamo pur sempre di un’azienda multi-miliardaria, che non è nata ieri e che in realtà non è proprio “caduta dal pero” al lancio di ChatGPT.

Stava infatti muovendosi all’interno del settore IA almeno dal 2014, anno in cui con l’acquisizione di DeepMind ha avviato un’accelerazione nel processo di sviluppo:

  • di nuovi algoritmi per il suo motore di ricerca basati su IA;
  • di strumenti di IA generativa che hanno portato al lancio di Bard nel 2023 (poi rinominato Gemini);
  • di un nuovo paradigma nel settore Search: l’esperienza di ricerca generativa (SGE) che poi avrebbe avuto una decisiva accelerata proprio al momento della comparsa di competitor come AI sul mercato;

Ora, dopo questo breve recap, è lecito domandarsi quando sarà lanciato SGE e soprattutto, cosa potrebbe accadere al tuo sito aziendale una volta che il nuovo modello di ricerca/risposta dovesse essere implementato.

Non so che effetto ti abbia fatto l’allarmismo generale relativo alla potenziale perdita di traffico organico (e fatturato!) di cui si è parlato a lungo per e-commerce e siti aziendali a causa degli effetti di SGE…

Ma per me è arrivato il momento di ragionare bene e a mente fredda sulle conseguenze e le opportunità all’orizzonte, senza abbandonarsi a giudizi affrettati senza capo né coda.

Le mosse di Google e l’arrivo di SGE: quale futuro per il tuo sito aziendale?

Google, con un annuncio del 10 maggio 2023, ha dato avvio ufficiale a una fase di test per la nuovissima search generative experience. Per capire la portata della SGE, che possiamo considerare una vera e propria rivoluzione, se ancora non lo avessi fatto ti suggerisco di guardare questo video:

Svesti i panni dell’imprenditore per un secondo e immaginati utente: cosa stai pensando guardando questo video?

Forse ti sorprenderai a pensare che: “SGE è una figata pazzesca

Che dire, semplicemente non c’è paragone con il solito modello di SERP con annunci e link blu. È un’esperienza interattiva, coinvolgente, in una sola parola: migliore.

Ma una volta passata la fase emotiva, una volta che ti ricordi che parte del tuo fatturato dipende dai tuoi posizionamenti organici tra quei famosi link blu (che nel nuovo modello quasi ormai non si vedono), potresti scoprirti a domandarti: che fine farà il mio sito?

Domanda sacrosanta.

Soprattutto se tieni conto della realtà che mostrano i primi dati sul traffico giunti dai test di navigazione con SGE.

nuova serp in SGE

Come vedi, gran parte dello spazio è occupato dalla risposta generata da IA, tutto ciò che c’era prima finisce molto, ma molto più sotto.

TU: “Vabè Rob, l’utente fa uno scroll, va sotto, mi trova e mi clicca

IO: “Forse si, ma molto più probabilmente NO: è come aspettarsi che un bambino scelga di cercare i broccoli dall’altra parte di una stanza quando all’entrata il buffet è già pieno di pizzette, dolci e Coca-Cola

Cosa voglio dire?

Che i primi dati raccolti dai test mostrano chiaramente cosa preferiscono gli utenti e parlano di una perdita di traffico tra il 18 e il 75% di click organici su molte tipologie di query.

E sai quali sono stati effetti di questi primi dati?

Beh, tra molti addetti ai lavori e anche tra tanti imprenditori che vivono di click organici si è oscillati tra:

  1. il classicone: “la SEO è morta”
  2. il terrorismo: “i siti web moriranno presto, compreso il mio”
  3. l’ottimismo: “è solo un altro cambiamento, basterà adattarsi”

Nell’ultimo paragrafo di questa mia disamina sul carrozzone che l’innovazione tecnologica dell’IA in ambito Search si sta portando dietro, ti spiego quello che ho capito a distanza di tempo dall’annuncio di SGE sul futuro dei siti aziendali e perché nessuno dei tre atteggiamenti di cui prima è quello giusto nei confronti di ciò che ci aspetta.

Perché Google SGE non è ancora qui? La parola ai dati

Voglio parlarti subito di un dato da mettere alla base di qualsiasi ragionamento: Google campa di advertising e questo è un fatto incontrovertibile. Qui sotto ti riporto i dati ripresi da Statista.com che parlano degli introiti di G:

ANNO% Revenue da ADS
202377,78%
202280,2%
202181,3%

Bisogna per forza considerare questi numeri sulla composizione della revenue di Google, PRIMA di giungere a qualsiasi conclusione sul futuro del settore e del tuo sito web.

Come hai visto dall’immagine di prima relativa alla riorganizzazione degli spazi di visibilità in SERP, SGE si candida a prendere la fetta più grossa della torta, ma ti sarà balzato agli occhi che anche gli annunci non sembrano essere presenti, almeno non nella modalità in cui erano mostrati prima.

Dovranno infatti essere integrati in SGE in qualche modo, ma COME? 

Se ne sentono tante in giro ma la realtà è che nemmeno Google ha ancora la risposta a questa domanda.

Ed è proprio per questo che a distanza di molti mesi (e dopo aver recuperato terreno sui competitor lanciando Bard/Gemini e altri servizi AI), sta ancora temporeggiando sul lancio definitivo al grande pubblico di SGE.

Non è un caso che si vociferi sempre più insistentemente che siano al vaglio strade alternative di monetizzazione. Una delle opzioni sarebbe quella di rendere il nuovo motore di ricerca AI disponibile solo dietro abbonamento da parte degli utenti.

Ma guardando oltre il “dilemma” della monetizzazione, ci sono anche altri problemi non di poco conto:

  • l’enorme quantità di calcoli ed energia in più necessari a Google per generare in tempo reale le risposte per gli utenti;
  • c’è poi da chiedersi chi mai vorrà continuare ad offrire a Google il suo sangue e sudore più gratuitamente che mai in termini di contenuti.

Parlo del fatto che le risposte in SGE saranno generate direttamente da AI capaci di fare quella sorta di “plagio altamente tecnologico” per dirla con le parole di Chomsky, allo scopo di dare risposte di qualità agli utenti.

Generative AI is nothing more then high tech plagiarism

Chomsky

E infatti, indovina un po’ da dove prenderebbe le informazioni il nuovo prodigioso modello generativo?

Ovviamente dai siti web che si sono già sbattuti in precedenza per creare contenuti e pubblicarli in rete. C’è da chiedersi se saranno disposti a continuare a regalare contenuti di alta qualità a Google dati i vistosi cali di traffico cui potrebbero andare incontro 🙈!

La grossa differenza tra Google Search e i vari LLM come ChatGPT

Nel discutere il futuro della SEO e del posizionamento organico, secondo me è cruciale aver chiari due aspetti distintivi dei motori di ricerca rispetto ai nascenti modelli conversazionali basati sull’intelligenza artificiale.

I linguaggi multimodali di grandi dimensioni eccellono nella generazione di dialoghi e risposte articolate, ma i motori di ricerca come Google conservano un vantaggio decisivo:

  1. l’immediatezza delle risposte
  2. la piena e istantanea comprensione del Search Intent.

Con pochi termini chiave, Google è capace di fornire esattamente ciò che stai cercando, evitando la necessità di una lunga conversazione. Questa capacità è fondamentale in numerosi contesti, specialmente quando velocità e precisione sono imperativi.

Per apprezzare quanto sia efficace in questo, prova a immaginare un mondo in cui le persone si parlano usando lo stesso modo in cui formulano le domande su Google…

Un bel macello, vero?

Ebbene, questo scenario riflette appieno quanto Google sia diventato bravo ha sviluppare nel corso degli anni la capacità di restituirci esattamente ciò che vogliamo in una frazione di secondo.

Dunque, pur accogliendo le innovazioni che l’intelligenza artificiale introduce nel campo della ricerca e dell’interazione, è essenziale non trascurare il valore dell’efficienza e della specificità che i motori di ricerca tradizionali sono attualmente in grado di garantire.

Quando parliamo di futuro dei motori di ricerca guardiamo con curiosità a Perplexity e simili. I chat conversazionali a mio avviso servono per altro. E sia chiaro che non sto dicendo che non sottrarranno traffico a Google, una certa porzione di ricerche si sta già spostando, ma da qui a dire che i Large Language Model sostituiranno tutto il mondo search… insomma, anche meno.

Quello che resterà rilevante nel digital secondo la mia esperienza (anche anni luce dopo SGE)

Come hai avuto modo di capire, i problemi che circondano l’esperienza di ricerca generativa non sono pochi e non sono da poco.

Per questo, mi auguro, che prima di saltare alle conclusioni che ho elencato poco fa sulla presunta morte dei siti web, avrai modo di riconoscere che SGE non è la fine della SEO, del marketing e dei siti web su Google.

Piuttosto SGE è il sintomo di qualcosa di più grande che sta accadendo e per cui la tua azienda deve prepararsi: l’avvento dell’intelligenza artificiale nel mercato e nelle nostre vite.

Quindi ora la domanda è: in mezzo a questo marasma, cosa è meglio fare? Restare seduto e aspettare di andare a sbattere contro quel maledetto cubetto di ghiaccio gigante comunemente detto iceberg?!

Neanche per sogno. Non penso che questo atteggiamento sia nello spirito di qualsiasi vero imprenditore e nemmeno che sia una scelta saggia.

Prima di poter anche solo pensare di fermarti, di smettere di investire in SEO o nella qualità generale del tuo e-commerce e sito aziendale, devi rimboccarti le maniche e pianificare il futuro.

C’è da domandarsi chi o cosa resterà rilevante in seguito al cambio di paradigma che ci attende con l’IA (non a caso è stato questo il tema del mio evento annuale Digital Talks nel 2023 a cui hanno partecipato imprenditori da tutto lo Stivale).

La mia risposta è che il motore di ricerca potrà anche cambiare, ma Google è qui per restare. E, dunque, cosa conta davvero per garantirsi rilevanza duratura e visibilità sulle sue piattaforme? 

Potenziare online e offline gli elementi che fanno parte della geografia del tuo DNA aziendale: 

  • la tua unicità; 
  • la tua identità aziendale;
  • e soprattutto il tuo BRAND.

E facendo un passo più in là, ti sarà facile riconoscere che proprio il tuo sito web o piattaforma e-commerce sono tra gli elementi centrali di contatto con il tuo brand nel digital.

Se vuoi che questi asset restino attivi e capaci di generare clienti e vendite, non trascurare mai il fatto che dovrai lavorare sulla loro raggiungibilità e visibilità SEMPRE, a prescindere da qualsiasi novità tecnologica invada il mercato nei prossimi decenni.

E dunque chiamiamola pure come capita: SEO, SGEO, MARA-MEO o semplicemente visibilità sui motori di ricerca…

  • Ci sarà sempre bisogno di lavoro e strategie per sopravvivere nell’ecosistema del web.
  • Ci sarà sempre da lavorare per essere presi in considerazione da piattaforme come Google capaci come pochissime altre di mettere in relazione pubblico e aziende.
  • E ci sarà sempre chi come me fa il consulente SEO e da sempre studia e approfondisce proprio i cambiamenti di Google e del suo contesto tecnologico. 

Lo faccio con passione proprio in favore di imprenditori come te che, giustamente, nel frattempo hanno il dovere di restare concentrati sulla propria azienda e la crescita del fatturato.

Tutti aspetti dove è importante focalizzare la tua attenzione, mentre deleghi a uno stratega digitale gli aspetti tecnici del marketing come l’attività di link building o lo studio di come funziona il posizionamento su Google del tuo sito web.

Chiudo dicendoti la morale della favola:

Sei in rotta di collisione con quel maledetto Iceberg digitale e, proprio come il Titanic, non puoi fare nulla per evitarlo. 

Quello che puoi fare subito però è contattarmi: con la mia indagine di mercato SEO potrei capire come trasformare il tuo sito in una gigantesca grattugia per iceberg e allora si che invece di colare a picco potrai continuare a fare la tua parte nel mercato.

🏆 Take Aways…

  1. Google tarda a lanciare SGE soprattutto per le difficoltà di monetizzazione del nuovo modello di SERP dove deve trovare nuovi spazi per gli annunci.
  2. SGE è un modello migliore di esperienza di ricerca perché favorisce molto la navigabilità e agevola l’esperienza utente rendendola piacevole e interattiva.
  3. A prescindere dalle conseguenze derivanti da SGE sui click organici è fondamentale continuare a lavorare sul proprio sito per potersi garantire visibilità nei futuri spazi offerti da Google.
  4. Il brand sarà l’elemento cardine sul quale basare la propria presenza nell’ecosistema digital per il futuro a prescindere dai cambiamenti nel motore di ricerca e nella tecnologia.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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