Tra riduzioni delle quote di profitto e ambizioni di autonomia, le dinamiche tra i due colossi si fanno sempre più complesse, aprendo scenari inediti sul futuro dell’intelligenza artificiale.
Voci di tensione tra Microsoft e OpenAI. L'azienda di intelligenza artificiale, valutata 100 miliardi di dollari, rinegozia l'accordo, chiedendo maggiore fetta ricavi (25%) e minore esclusività Azure. Microsoft sviluppa modelli propri (Stargate). Clausola AGI e diversificazione ricavi punti chiave. Il futuro dell'IA in gioco entro metà 2025.
Microsoft e openai: matrimonio in crisi o astuta rinegoziazione?
Senti questa: pare proprio che tra Microsoft e OpenAI, la coppia d’oro dell’intelligenza artificiale, ci sia maretta. O forse, più furbescamente, una bella rinegoziazione dei patti coniugali, ora che OpenAI è sulla cresta dell’onda e, si dice, valga la bellezza di 100 miliardi di dollari.
Mica noccioline.
Le voci, iniziate a circolare già dai primi mesi del 2025, parlano di un vero e proprio braccio di ferro per ridefinire chi prende cosa e chi comanda su certi aspetti cruciali. E quando ci sono di mezzo cifre del genere, puoi star sicuro che nessuno vuole restare con il cerino in mano.
Ma cosa bolle davvero in pentola tra il colosso di Redmond e la “creatura” che sembra voler spiccare il volo da sola?
Soldi, soldi, soldi: OpenAI batte cassa e Microsoft rivede i piani su Azure
Allora, andiamo al sodo.
Uno dei punti caldi, come potrai immaginare, riguarda la spartizione della torta. OpenAI, forte della sua valutazione stratosferica, vorrebbe ridurre la fetta di ricavi destinata a Microsoft dal 49% attuale a un più contenuto 25% entro il 2030. Una mossa che, come riportato su WebProNews (WebProNews), permetterebbe alla “piccola” OpenAI di tenersi stretto un bel gruzzolo derivante dai suoi servizi per aziende e dalle API.
E non è finita qui, perché anche l’accordo sull’esclusività di Azure, la piattaforma cloud di Microsoft, sembra destinato a cambiare. Non più un legame indissolubile, ma un “diritto di prelazione”: OpenAI potrebbe guardarsi attorno, pur mantenendo Azure come partner principale.
Viene da chiedersi: Microsoft sta davvero accettando di buon grado questo ridimensionamento o è solo la facciata di una strategia ben più complessa per non perdere il treno dell’IA?
Dietro le quinte: tensione palpabile e la spada di damocle dell’agi
E se pensi che sia solo una questione di percentuali e cloud, ti sbagli di grosso. Le tensioni, quelle vere, serpeggiano sotto la superficie. Satya Nadella, il gran capo di Microsoft, non più tardi di qualche tempo fa, in un’intervista che ha fatto parecchio rumore – come descritto da NextWord Substack – ha lanciato qualche frecciatina mica da ridere.
Ha parlato di un’adozione dell’IA nelle aziende più lenta del previsto e ha smorzato gli entusiasmi sull’arrivo imminente dell’Intelligenza Artificiale Generale (AGI). Messaggi che molti hanno letto come una critica neanche troppo velata alla corsa sfrenata di OpenAI, che con i suoi prodotti rischia di pestare i piedi proprio all’ecosistema Copilot di Microsoft.
E poi c’è quella clausola, la cosiddetta “clausola AGI”, che pende come una spada di Damocle: OpenAI potrebbe, di fatto, tenersi per sé i modelli considerati “AGI”, lasciando a Microsoft le briciole, ovvero l’infrastruttura AI a basso margine.
Un bel grattacapo per Redmond, non trovi?
Ma allora, cosa sta facendo Microsoft per non finire all’angolo?
La partita, come vedi, è tutt’altro che chiusa. Se pensiamo che tutto è iniziato nel 2019 con un investimento da “soli” 1 miliardo di dollari da parte di Microsoft, seguito da altri impegni miliardari nel 2021 e nel 2023 – come dettagliato sul blog ufficiale di Microsoft del 23 gennaio 2023 – che garantivano a Redmond diritti esclusivi di commercializzazione tramite Azure, capiamo bene come gli equilibri siano cambiati.
Ora, mentre OpenAI, secondo The Arabian Post, punta a diversificare i ricavi, magari guardando a una futura quotazione in borsa (IPO), Microsoft non sta certo a guardare.
Sta sviluppando modelli di IA “fatti in casa”, come il chiacchieratissimo progetto “Stargate” di cui parla Fortune, quasi a dire: “Cari amici di OpenAI, siete bravi, ma non siete gli unici”.
Kevin Scott, CTO AI di Microsoft, continua a parlare di partnership “complementare”, come si legge in un altro post sul blog Microsoft più recente, datato 21 gennaio 2025, ma la sensazione è che la scacchiera si stia facendo affollata.
C’è chi, come l’analista Karen Hao citata da Canviz, la vede come una naturale evoluzione quando una startup “figlioccia” diventa troppo grande per il suo padrino.
La verità è che l’esito di queste trattative, previste concludersi entro metà 2025, potrebbe riscrivere le regole del gioco dell’IA generativa.
E tu, da che parte stai?
Credi davvero che questi giganti pensino solo al progresso dell’umanità o c’è sotto, come sempre, una fame insaziabile di controllo e profitti?
Staremo a vedere chi farà la prossima mossa.